La rabbia della Virginia di Franco Pantarelli
Il condannato: io e mia moglie amiamo gli italiani che si sono mobilitati, lei verrà in Italia per ringraziare Il condannato: io e mia moglie amiamo gli italiani che si sono mobilitati, lei verrà in Italia per ringraziare la rabbia della Virginia «O 'Dell è colpevole, perché difenderlo?» NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Mentre Joseph O'Dell ringrazia gli italiani e annuncia visite della moglie al Papa, la Virginia ha vissuto ieri un «day after» di stizza, dopo che la Corte Suprema ha negato, seppure temporaneamente, l'esecuzione. Il governatore George Alien non nasconde la propria delusione. «Tutta la mia solidarietà - ha detto - in questo momento va alla famiglia di Helen Schartner», cioè la donna che O'Dell è accusato di avere violentato e ucciso. Se ieri sera la sedia elettrica fosse stata «accesa» come previsto, con il condannato ben legato su di essa, i parenti di quella sventurata donna avrebbero assistito, al di là del vetro, ai suoi spasmi. Il governatore non sa (chi lo può dire?) se la vista di quella scena li avrebbe finalmente ripagati delle sofferenze provate, ma il fatto che di quella scena i familiari di Helen siano stati privati a lui è apparsa un'ingiustizia e lo ha voluto dire. Il suo ufficio di Richmond, la capitale della Virginia, è stato per giorni inondato di fax provenienti dall'Italia, hanno detto gli uomini del governatore, che ancora non riescono a capacitarsi del «movimento» in favore di O'Dell sviluppatosi nel nostro Paese. «Gli italiani - dice Georg Crist, il portavoce del governatore hanno tutto il diritto di protestare contro la pena di morte, ma i loro messaggi dimostrano una grave disinformazione su questo caso. Molti di loro scrivono: O'Dell è innocente, non ha ucciso nessuno. Come possono dire una cosa simile?». Ancora più duro Mark Miner, portavoce del ministero della Giustizia della Virginia: «Ma i parlamentari italiani - dice - lo sanno che una donna è stata violentata e uccisa? Il Papa l'ha letta la sentenza del processo?». Steve Dunn, il poliziotto che a suo tempo arrestò Joseph O'Dell e raccolse le prove contro di lui, accusa i giornali italiani di avere ignorato gli elementi che secondo lui lo inchiodano. «Ammesso che si possa fare un processo sui giornali - dice - che almeno si pubblichi tutto». Chi naturalmente è felicissimo della piega che le cose hanno preso è Joseph O'Dell medesimo. Ieri ha lasciato il penitenziario di Greenville, dove era stato trasferito in vista dell'esecuzione, ed è stato riportato a Mecklemburg, a ricominciare la sua attesa. Raggiunto telefonicamente dall'Ansa, ha detto che martedì mattina, prima di ricevere la notizia del rinvio dell'esecuzione, era «totalmente terrorizzato». Dell'attenzione del «buon popolo italiano» si è detto «choccato» e «senza parole». «Stamattina, quando ho visto la foto di un bambino che reggeva un cartello con la scritta "grazie", ho pianto. Dite agli italiani che io e mia moglie li amiamo e siamo profondamente grati per il loro sostegno e le loro preghiere. Mia moglie sta pensando di andare in Italia, ne abbiamo parlato proprio stamattina, per esprimere direttamente la sua gratitudine. Dice anche che vuole tentare di incontrare il Papa». Il suo messaggio ai parenti di Helen Schartner è: «Mi dispiace che la loro cara sia stata uccisa e di tutte le sofferenze che loro hanno patito. Ma non l'ho uccisa io». Speranze che la Corte Suprema decida la revisione del suo processo? «Non so. Un buon soldato sa quando ritirarsi perché sa che poi ci sarà un'altra battaglia, un altro giorno. La mia condizione è questa». Franco Pantarelli Il governatore: sono con i parenti della donna che è stata uccisa «Non voglio pensare al nuovo processo, è un'altra battaglia» La manifestazione in favore di O'Dell l'altra sera davanti all'ambasciata americana a Roma
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