«Il finanziamento illecito non sarà più reato»

Tra Polo e Ulivo si profila una nuova intesa: depenalizzare i delitti di Tangentopoli Tra Polo e Ulivo si profila una nuova intesa: depenalizzare i delitti di Tangentopoli «Il finanziamento illecito non sarà più reato» A tessere la tela Giovanardi (ccd) e Sabattini (pds) Rifondazione e Verdi contrari: è un colpo di spugna ROMA. Tra Polo e Ulivo, alla Camera dei Deputati, si profila una nuova intesa. L'obiettivo? Depenalizzare il reato di finanziamento illecito dei partiti. Il che significa, in poche parole, che chi commette questa irregolarità non rischierà più il carcere (per un minimo di sei mesi e un massimo di quattro anni), come prevede l'attuale normativa, ma dovrà pagare una sanzione amministrativa, ossia una salatissima multa. E ciò varrebbe anche per il passato, per tutti quei politici della prima Repubblica che non abbiano già subito una sentenza definitiva della cassazione. La depenalizzazione verrebbe introdotta nella legge che fissa un nuovo sistema per recuperare risorse ai partiti, legge resasi necessaria dopo che un referendum ha abrogato il finanziamento pubblico. I criteri su cui si basa questa normativa, al momento in discussione alla commissione Affari costituzionali della Camera, sono due. Innanzitutto, ogni cittadino, nel suo 740, se lo vuole, può destinare il 4 per mille al sistema politico. In secondo luogo sarà possibile a privati, aziende o società versare ai partiti le cosiddette «erogazioni liberali» (da 500.000 a 50 milioni), per le quali è prevista una detrazione del 22 per cento. Dunque, la sinistra democratica e il Polo si preparano ad affrontare oggi l'«argomento de- penalizzazione», in commissione. Ieri mattina, infatti, il capogruppo del ccd alla Camera, Carlo Giovanardi ha presentato un emendamento a riguardo, sulla scia della legge che sanziona le irregolarità commesse dai candidati in campagna elettorale. Secondo questa proposta del ccd, il tesoriere di partito che violerà le norme sul finanziamento, cioè che non denuncerà le somme ricevute da privati o aziende, rischierà di pagare multe da due a sei volte superiori all'ammontare della cifra non iscritta regolarmente a bilancio. E questa ipotesi non dispiace al relatore della legge in commissione, il pidiessino Sergio Sabat¬ tini, che osserva: «La depenalizzazione è corretta». Il che significa, in parole povere, che il deputato del pds è pronto a dare parere favorevole all'emendamento-Giovanardi. Sabattini e il capogruppo della Quercia in commissione Affari costituzionali, Antonio Soda, stanno facendo da «apripista» alla Quercia sulla strada scivolosa della depenalizzazione. I due agiscono con il muto beneplacito della segreteria del partito, e a loro è affidato il compito di tastare il terreno, soprattutto nei dintorni del centro sinistra, dove si sono già levate le prime proteste. I verdi sono contrari. E pure Rifondazione è ostile a questa ipotesi. Secondo la vice presidente del Senato, Ersilia Salvato, una proposta del genere rappresenta «un colpo di spugna su Tangentopoli». Mentre a giudizio di un altro rifondatore, il deputato Tullio Grimaldi, a questo punto «si potrebbe rendere necessaria una verifica nella maggioranza sulla giustizia». «Noi - spiega l'esponente rifondatore - siamo contrarissimi pure alla riforma del reato dell'abuso d'ufficio e al patteggiamento allargato previsto nel pacchetto Flick. Quindi su tutta questa materia si impone una riflessione». Ma anche la sinistra democratica è in fermento. Elio Veltri preannuncia una raccolta di firme contro questa iniziative. E un gruppo di senatori, tra cui Libero Gualtieri e Raffaele Bertoni, ieri mattina ha incontrato il capogruppo Cesare Salvi per manifestare il proprio dissenso. Soda e Sabattini, però, difendono la loro linea. Spiega il secondo: «Con questa legge si passa dal finanziamento pubblico a quello volontario. Non si tratta più di soldi dello Stato, c'è un cambio di sistema. E non si capisce perché un candidato che commette un'irregolarità in campagna elettorale deve pagare una multa, mentre un amministratore di partito, per un fatto analogo, deve andare in gale¬ ra. Inoltre restano i reati più gravi, come falso in bilancio, corruzione e concussione». Aggiunge quindi Soda: «La questione va affrontata senza giustizia lismi». E «senza giustizialismi», alla Camera, l'Ulivo sta lavorando anche sull'abuso d'ufficio. Con la sostanziale depenalizzazione di questo reato e del finanziamento illecito si aprirebbe in realtà la «fase post-tangentopoli»: molti politici e amministratori pubblici del passato e del presente dormirebbero sonni più tranquilli, se passasse quella che Raffaele Bertone bolla come una «mini-amnistia». Maria Teresa Meli Il presidente del Consiglio Romano Prodi

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