PERSONE Paravento italiano di Lietta Tornabuoni
Paravento italiano F =1 Paravento italiano IMMAGINE più forte e simbolica dei giorni scorsi è quella di un'aula di tribunale. Da una parte sta l'imputato Giulio Andreotti, un poco più curvo e sciupato del solito, logorato dal male, con gli occhi stanchi dietro le lenti degli occhiali, però tenace, paziente: un vecchio leader politico che ha avuto e perduto tutti i poteri, che adesso sta lì ad ascoltare come, quando, dove e perché sarebbe stato visto baciare il capomafia Riina una, forse due volte. Dall'altra parte c'è l'accusatore mafioso Di Maggio, quello che ha avuto dallo Stato cinquecento milioni delle nostre tasse, ma c'è soltanto la sua voce, lui non appare, si vede appena spuntare la sua testa oltre lo schermo d'un paravento bianco da ospedale. Persona contro paravento, esposizione contro invisibilità protetta, faccia sfinita contro lineamenti ascosi, difesa disperata contro accusa incontrollabile: serve altro? Quel paravento pare a suo modo condensare un'aria italiana sempre più brutta di pregiudizio, giustizia ipotetica, spionaggio, denuncia, anonimato vile. I criminali divenuti informatori di polizia, carabinieri e magistrati sembrano dividersi ormai in almeno due categorie: i prediletti &• compensati che dicono quanto da loro si vuole sentire, i disprezzati & non creduti che dicono cose diverse da quanto serve e che non denunciano altre persone. La Guardia di Finanza, da sempre impotente contro gli evasori fiscali, istituisce un numero telefonico e chiede ai cittadini di chiamarlo per denunciare, anche anonimamente, violazioni e illegalità fiscali altrui: ma dove siamo, in che anno siamo? Siamo gli stessi ai quali l'uso della delazione anonima oppure no nell'Unione Sovietica veniva indicato come una testimonianza decisiva del pessimo costume totalitario, della cultura del sospetto, della mancanza di libertà: e adesso dobbiamo ascoltare alla tv gli alti ufficiali della Finanza assicurare che no, ma quale delazione, cosa c'entra la delazione? qui si tratta di compiere gesti di civismo, atti positivi per il bene della patria. Se è vero che l'iniziativa ha gran successo, che a quel numero telefonico le chiamate sono centinaia, vorrà dire che tanti sono pronti, purché anonimamente, a denunciare rivali, nemici e concorrenti nella speranza di far togliere loro la licenza, farli multare o spedirli in galera; vorrà dire che la vita quotidiana è intrisa di rancori, odii, pulsioni di vendetta e scatti di ribellione purché senza rischi; vorrà dire insomma che il peggio è già accaduto. S'era cominciato col separare morale e politica, con il sostenere che l'etica non ha peso in quell'attività eminentemente pragmatica che è la politica; s'era continuato col separare morale e giustizia, con l'affermare che l'importante è il risultato, che si poteva non punire e gratificare gli assassini se costoro aiutavano a risparmiare altre vite umane; ora s'arriva a separare morale e società, è andata. ARIA A Roma, al Teatro Colosseo, va in scena una commedia di stagione e d'occasione dell'autore Insegno, con un bel gruppo d'attori: nell'aria del tempo, il titolo è «Babbo Natale è uno stronzo». Lietta Tornabuoni 11
Persone citate: Di Maggio, Giulio Andreotti, Riina
Luoghi citati: Roma, Unione Sovietica
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