La fine della voluta illusione

La fine della voluta illusione La fine della voluta illusione fine voluta one Non è facile rassegnarci all'idea di sbagliare sempre, immancabilmente nella valutazione del prossimo. Ho provato più volte a tener duro, a respingere i dubbi che gravavano su questo o quel protagonista a cui avevo accordato la mia fiducia. Ma, oltre un certo limite, non è ammesso spingere la propria credulità. Oltre un certo limite non conviene spingersi perché si rischia di diventar complici. E allora, è meglio sopportare, patire la verità, confessando l'incapacità nel giudicare. Le varie fasi di Tangentopoli hanno costituito e costituiscono un tormento continuo, un quotidiano impegno a confrontarsi con gli scrupoli della coscienza. L'immagine e la voce di Antonio Di Pietro che cerca di spiegare il perché si avvalga del diritto di non parlare, perché ormai gli son stati tolti e confiscati tutti i documenti, tutte le carte su cui basava la propria difesa o offesa, quella faccia chiusa senza una luce, quelle poche sillabe estratte a fatica dalla gola sono una cosa che non saprò dimenticare. La fine della speranza, già lo sapevo, della voluta illusione? Oreste del Buono per quel primo Tricolore. Questo vessillo fu ritrovato a Parigi nel 1927 presso il pittore ed esperto di vessillologia Delavigne dal quale, su segnalazione del Museo del Risorgimento, fu acquistato dal conte Borletti nel 1935 e riportato a Milano. Gaetano Landi, Torino Film in romanesco dateci i sottotitoli Alla Rai di Roma, dove lavora gente di Roma, piccoli e grossi dirigenti di Roma, attori e attrici di Roma, funzionari di Roma, giornalisti di Roma, impiegati e fattorini, tutti rigorosamente di Roma, debbono essere convinti che il romanesco è diventata la lingua nazionale. Volevo vedermi e, anche, sentirmi il film Infiltrato in programmazione su Rai due la sera dell'I 1 dicembre, ma, dopo pochi minuti, ho divuto rinunciarvi e passare ad altro canale, mio malgrado, in quanto era impossibile comprendere il dia¬ Un ping pong elettro-acustico Uno di quei marchingegni che ogni tanto l'uomo inventa per complicarsi la vita, è la segreteria telefonica. Fateci caso: per una volta che può essere utile, tre volte è fonte di inquietudine, a cominciare da quando, sentendoci rispondere da un nastro registrato, proviamo la sensazione che proveremmo se, andando a suonare alla porta di un amico, venisse ad aprirci un fantasma. E alla richiesta di lasciare un «messaggio», potete mai confessare che volevate solo sapere se pioveva pure lì? Vi dovete inventare su due piedi qualcosa di importante, e chiedete, che so, se la zia è guarita. Poi vi viene magari il dubbio di avere detto «lo zio» e allora chiamate di nuovo sperando in una presenza umana, e il fantasma, inesorabile, ricomincia la solfa facendo scattare ancora il vostro contatore. Che dire poi della sottile insidia, tesaci dalla Telecom, che ci porta a fare telefonate anche se non ne avremmo voglia, per non sentirci in colpa nei riguardi di chi lasciò messaggi, o a lambiccarci il cervello per cer¬ Ho letto su La Stampa di lunedì 9 dicembre a pagina 9 l'articolo sull'amico Franco Ziliani, firmato da Vincenzo Cornetta. Premetto che mi dispiace moltissimo dell'arresto di Franco e spero che tutto si risolva per il meglio. Riconosco che Franco Ziliani ha avuto il grande merito di credere nello spumante prodotto con il metodo classico e il mercato gli ha dato ragione perché la ditta Berlucchi è certamente l'azienda che produce più bottiglie con questo metodo. Ma che il signor Corbetta lo chiami «l'inventore dello champenois italiano», e che il titolo dell'articolo reciti: «In cella il padre dello spumante», mi sembra un po' troppo. Consiglio al signor Corbetta di leggersi i sacri testi dell'enologia italiana, i quali tutti indicano come il padre dello spumante italiano, allora prodotto con il metodo classico, mio bisnonno Carlo Gancia negli anni 1860-'65. Franco Ziliani è mio coetaneo, non mi risulta che sia parente di Noè o Matusalemme. Dal punto di vista storico, poi, sarebbe cone dire che la spedizione dei Mille fu comandata da Veltroni piuttosto che da Prodi. Vittorio Vali arino Gancia Canelli (Asti)