Sequestro Conocchiella In un pozzo la verità

Vibo Valentia, trovati i resti del dentista Vibo Valentia, trovati i resti del dentista Sequestro Conocchiella In un pozzo la verità L'uomo sarebbe stato assassinato quattro mesi dopo il rapimento del '91 CATANZARO. Il corpo di Giancarlo Conocchiella, il dentista rapito a 34 anni il 18 aprile '91 a Briatico, vicino a Vibo Valentia, è stato trovato ieri sera in una zona in aperta campagna a Cessaniti, in contrada San Cono. Individuata anche la prigione dove il dentista fu tenuto segregato prima di essere soppresso. I resti sono stati trovati, avvolti in ciò che resta di una coperta, in un pozzo asciutto a poca distanza da una strada sterrata, a quattro metri di profondità. Il pozzo in cemento si trova in un uliveto di proprietà di Francesco Conocchiella, omonimo del dentista ucciso, che l'avrebbe acquistato dopo il rapimento. E' stato individuato grazie a una fonte confidenziale. I resti del dentista sono stati trasferiti a Catanzaro, per l'autopsia. Conocchiella sarebbe stato ucciso con un colpo d' arma da fuoco alla testa. Sul posto è giunto lo zio Domenico Piccione, che alcuni mesi dopo il rapimento tentò di allacciare un contatto coi rapitori. La madre aveva poi lanciato appelli ai rapitori affinché le dessero la possibilità di trovare i resti del figlio. Non si sa dove si trovi la moglie di Conocchiella, Audinia Marcellini, che oggi ha 27 anni: col figlio Giuseppe, che ora ha dieci anni, si è trasferita al Nord. Pare che negli ultimi mesi avesse avanzato un'istanza al tribunale per la dichiarazione di morte presunta del marito. Il 4 febbraio '93 dichiarò pubblicamente di non aver molte speranze sul fatto che il marito fosse vivo: «Da collaborazioni e risposte - disse Audinia Marcellini - abbiamo capito che Giancarlo, forse, non sarebbe più in vita. Questo però non significa che la situazione vada bene così: io voglio la verità». E inviò un appello al presidente Scalfaro affinché la sua storia non conoscesse «parole Giancarlo Cono Giancarlo Conocchiella chiella come archiviazione e resa». Giancarlo Conocchiella fu rapito mentre a bordo della sua auto stava raggiungendo una frazione di Briatico, per compiere una visita domiciliare. A rendere noto il sequestro furono i rapitori con due telefonate al suocero Attilio Marcellini, titolare di una farmacia a Vibo Valentia. Già dalle ore immediatamente successive al sequestro gli inquirenti ravvisarono alcune anomalie. Poi la testimonianza di Mariangela Vavalà, figlia dell'unico imputato, che all'epoca del processo di primo grado, nel '94, aveva 15 anni, risultò decisiva. La ragazza riconobbe la voce del padre nelle registrazioni di cinque telefonate fatte dai sequestratori ai familiari e registrate dagli inquirenti: si chiedeva un riscatto, concordando le modalità per il pagamento, e per il rilascio del dentista. Quella di Mariangela fu una scelta che costò a suo padre Carlo, 44 anni, di Cessaniti, una condanna a 26 anni di reclusione, confermata dalla corte dAppello di Catanzaro e resa definitiva dalla Cassazione. Ma non fu soltanto per la pressione degli investigatori che i sequestratori di Conocchiella decisero di sopprimere l'ostaggio, probabilmente quattro mesi dopo il sequestro. Su questa scelta influì anche la reazione tutt'altro che positiva che il rapimento del dentista suscitò negli ambienti delle cosche mafiose del Vibonese, da sempre contrarie ai sequestri di persona. I boss dimostrarono subito di non aver gradito il sequestro di Conocchiella, fatto da una banda di «cani sciolti». La loro reazione non si fece attendere: uno dei presunti componenti della banda, Nicola Candela, sparì e di lui non è più stata trovata traccia, [d. m.J