Tirana capolinea dell'uomo d'oro di Alberto GainoLodovico Poletto
Tirano, capolinea dell'uomo (Poro Tirano, capolinea dell'uomo (Poro Preso il latitante della banda che rapinò le Poste plici. Non parla di questa storia di compagni di bevute e di avventure messisi gli uni contro gli altri. E ora Cella. E' stato bloccato dalla polizia albanese e dall'Interpol, con l'assistenza dei carabinieri del comando torinese, da giorni in Albania sulle tracce della coppia di latitanti. Anche la sua compagna è in galera, con l'accusa di favoreggiamento. Da qualche tempo Cella stava lavorando come elettricista. In questi mesi i due hanno cambiato casa e paese ogni due-tre settimane. Contavano sull'aiuto di un'organizzazione locale. Tant'è che, con loro, sono stati fermati due albanesi. Nella birreria di Susa Cella aveva dipendenti di quella nazionalità. H denaro? A Tirana gli hanno sequestrato l'equivalente in valuta albanese di un milione e mezzo di lire. Il procuratore aggiunto Marcello Maddalena sospetta: «Chissà che il resto non l'abbia nascosto bene». In questi mesi il latitante si è spostato più volte dal suo rifugio al di là dell'Adriatico: a settembre era in Austria, all'inizio di novembre l'hanno segnalato in Ungheria e Romania. Le tracce dei suoi trasferimenti sono state scoperte con¬ ili questi mesi la coppia ha cambiato casa e paese ogni due settimane Nell'alloggio è stato trovato soltanto un milione e mezzo trollando i falsi documenti presentati dalla coppia alle frontiere. Lui viaggiava in aereo, lei in treno. Gli stessi passaporti - intestati a cittadini del Kuwait e dell'Iraq - sono stati recuperati nel covo di Cella. I carabinieri - che hanno dato notizia dell'arresto in una conferenza stampa cui ha partecipato il questore - hanno seguito in questi mesi la latitanza della coppia intercettando le lettere (una è stata spedita da Salerno: da chi?) e soprattutto le telefonate di Cella ai parenti. In particolare alla moglie separata Paola Montabone. Conversazioni criptiche, per darsi un appuntamento telefonico senza essere ascoltati: «Ti ricordi di quella vecchia amica di mia madre che... Ti chiamo lì domani sera». Il giorno dopo si parlavano più liberamente. La moglie: «Torna, gli avvocati ci dicono che le prove contro di te sono labili». E lui: «Ve¬ diamo». Ogni volta Cella prendeva tempo. Il gip Luca Del Colle ha firmato l'ordine di custodia cautelare nei confronti di Cella sulla base di due elementi di accusa: ha lavato il camper del delitto ed è fuggito dopo l'interrogatorio come indagato di duplice omicidio. Oggi il pm Antonio Malagnino (titolare dell'inchiesta con il collega Maurizio Boselli) parla anche della compatibilità della calibro 38, sequestrata nell'abitazione di Cella a Susa, con l'arma che uccise Guerzoni: un solo colpo che spazzò via buona parte della testa. Intorno, alcuni forti indizi. A cominciare dal legame di amicizia e affari fra lui e Cante. Contro il quale gli investigatori hanno raccolto prove schiaccianti. E adesso l'interrogativo di maggiore attualità: dov'è finito il bottino sottratto in modo del tutto singolare (approfittando della negli¬ genza nei controlli intc;iù) e che ha contribuito a trasformare questa storia in un noir? Possono aiutare a capire tutti quei viaggi attraverso l'Europa Centrale e dell'Est: sono serviti a nascondere il denaro? Gli investigatori sono convinti che c'entri anche un'organizzazione di «calabresi», la stessa che avrebbe fornito a Guerzoni e a Ughini i falsi documenti per scappare in Francia e poi in aereo verso la Costa Rica dove li attendeva un complice. Fiutato il malaffare i malavitosi potrebbero aver eliminato i due con il concorso di Cante e Cella. Una variante che, se vera, ha maledettamente complicato questa storia. Ma c'è pure una terza ipotesi: Guerzoni e Ughini si sarebbero presentati all'appuntamento notturno con i complici, a bordo del camper di Cante, senza i quattrini. In questo caso le chiavi di due valigie Samsonite, trovate in taschini cuciti nei pantaloni dei morti, ricondurrebbero nella maniera più noir ai miliardi dell'Ici, la tassa sulla casa. Cante, convalescente dopo i by-pass impiantatigli, è in cella a Ivrea. Il suo complice attende l'estradizione nel carcere di Tirana. Chiariranno i tanti, troppi misteri? Alberto Gaino Lodovico Poletto Ivan Cella e la sua compagna Cristina Quaglia fotografati a luglio pochi giorni prima di fuggire dall'Italia
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