«Si rischia un'amnistia» CORTE DEI CONTI di Alberto Gaino

«5/ rischia un'amnistia» «5/ rischia un'amnistia» ROMA. Rischiano di saltare quasi tutte le sentenze della Corte dei conti in cui pubblici aniministratori sono stati condannati a risarcire i danni allo Stato. L'allarme viene dall'associazione dei magistrati contabili, che mette sotto accusa soprattutto l'emendamento al decreto che limita l'intervento della Corte agli aniministratori responsabili per «dolo» o «colpa grave». Se passasse l'emendamento introdotto in commissione, rischiano di essere annullati molti processi di politici e burocrati coinvolti in Tangentopoli: «Reati antecedenti al '94 potranno essere perseguiti solo dalla magistratura ordinaria, ma per il risarcimento dei danni causati allo Stato è difficile che si muova un giudice civile, per cui questi processi o li fa la Corte dei conti o non li farà nessuno». [AdnKronos] nario Publitalia, con il compito di occuparsi delle "iniziative speciali", ha in mente di aumentare le riprese televisive dei team che portino il marchio Marlboro nei Grand Prix di Formula Uno». Sponsorizzare le imbarcazioni di offshore ha sempre reso poco - «come i pesci marci» ha spiegato Silvio Berlusconi al processo - ma quello sport così d'elite era diventato un serbatoio più che collaudato per creare fondi neri attraverso le fatture gonfiate dai team ai loro com¬ mittenti. Alla fine degli Anni 80 lo scoprì anche la società diretta da Dell'Utri. Un affare anche per i piloti. Tant'è che ci fu persino chi, pur di entrare in quel giro, cercò raccomandazioni. Come Lallo Dall'Oglio, un passato di modesti calci nell'Inter ma in rapporti con Adriano Galliani. «Il consigliere della Fininvest riesce a convincere Publitalia '80 a mettere il marchio Chesterfield sugli scafi del suo amico Dall'Oglio». Che assicura di non avere problemi nell'emettere fatture gonfiate e re¬ stituire sottobanco il 70 per cento del denaro avuto. «Lavora estero su estero». Dopo lo scafo, si è anche «fatto» una società offshore alle Isole Vergini. Tutti attrezzati, tutti organizzati per creare fondi neri. Ad un certo punto si progetta di utilizzare pure le trasferte americane del Milan. Un dirigente Publitalia, punito per un incauto contratto, viene «trasferito» alla società rossonera. E anche lì si dà da fare: coinvolge Egidio Ballerini, ex arbitro internazionale di calcio, per dirottare a Miami in forma apparentemente legale 100 mila dollari. Devono servire a finanziare la latitanza di Giovanni Arnaboldi, mediocre pilota di offshore e campione di fatture false a tanti, Publitalia compresa. L'ex arbitro è titolare della Sport Events che anticipa un contratto pubblicitario a un'agenzia di Arnaboldi per l'America's Cup. Si spazia da uno sport all'altro. Da diritti pubblicitari di negoziazione inventati a ricerche di mercato di due righe. Pur di creare fondi neri. Publitalia - scrive il giudice ne aveva bisogno anche per pagare sottobanco i propri dirigenti. Come quando si progetta una buonuscita miliardaria per Urbano Cairo (che sfuma dopo il litigio del manager con Dell'Utri). In altra occasione si percorre la via giudiziaria: si «monta» una causa di lavoro per liquidare al top manager oltre 4 miliardi senza pagare tasse. La sentenza è severa. Anche Berlusconi, che sul punto ha difeso la versione aziendale, si becca elegantemente dell'«incredibile». Il giudice spiega: «Siamo in un periodo in cui le indagini della Guardia di Finanza sono pressanti e non si può pagare in nero perché la procedura delle sovraffatturazioni si è interrotta». Motivazioni secche, senza aggettivi. E un'eccezione. In aula Berlusconi ha paragonato Dell'Utri al disinteressatissimo Giorgio Washington. «Fumava senza far caso? Dell'Utri fa pensare piuttosto al bancarottiere francese Birotteau». Ma come si scoprirono le fatture false di Arnaboldi? Dai costi: il pilota inserì nella contabilità del suo team 7 miliardi per acquisti di libri dalla Nuova Editrice Italia. Alberto Gaino

Luoghi citati: Isole Vergini, Italia, Miami, Roma