«Netanyahu ostacola la pace» di Franco Pantarelli
E tre ex segretari di Stato scrivono a Israele: troppi coloni E tre ex segretari di Stato scrivono a Israele: troppi coloni «Netanyahu ostacola la pace» Clinton: gli insediamenti, un problema NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Le discussioni di pace sono a «un punto cruciale», ha detto ieri Bill Clinton. La situazione «è piena di tensione e produce frustrazioni», israeliani e palestinesi «hanno avuto l'accordo a portata di mano per un bel po'» e ora «è tempo che quell'accordo lo raggiungano». E proprio in questa luce, «non mi sembra opportuno prendere iniziative volte ad affermare il concetto del fatto compiuto». Gli insediamenti israeliani nei Territori ostacolano la pace? «Sicuramente», ha risposto il Presidente. La condanna nei confronti di Benyamin Netanyahu e della sua decisione di ristabilire benefici economici per i coloni israeliani degli insediamenti nel territorio destinato alla Palestina è stata chiara, ma anche prudente. Dopo avere ottenuto la ripresa dei colloqui, era come se il Presidente americano fosse preoccupato di sciupare tutto con qualche parola di troppo. Già, perché la spinta decisiva per quella ripresa dei colloqui è partita da Washington. Dietro alla telefonata intercorsa domenica sera fra Netanyahu e Yasser Arafat, che in qualche modo ha sbloccato (o almeno così si spera) una situazione pericolosamente avviata verso nuovi scontri, c'è stata la pressione - si è saputo ieri dell'ambasciatore americano in Israele Martin Indyk, il quale a sua volta aveva ricevuto le sue brave «istruzioni». Venerdì scorso, per bocca del suo portavoce Nicholas Burns, il dipartimento di Stato aveva già definito «troubling», creatrice di problemi, la decisione di Netanyahu. Ma allo stesso tempo si era mosso per scongiurare la reazione dei palestinesi, che vedevano in quella mossa una nuova «provocazione» israeliana. Deve essere stata dura, l'opera dell'ambasciatore Indyk, ma alla fine ha raggiunto lo scopo. Arafat ha accettato di ricevere Ytzahak Molcho, consigliere di Netanyahu, e dopo aver parlato con lui ha telefonato al primo ministro israeliano. La conversazione è stata breve ma «amichevole», ha detto poi un portavoce di Netanyahu, e la sua conclusione è stata che le discussioni riprenderanno (da una parte lo stesso Molcho, dall'altra il capo dei negoziatori palestinesi Saeb Errekat), anche se a tutt'oggi non è chiaro quando e dove avranno luogo. Il «cedimento» di Arafat alle pressioni americane, tuttavia, non è avvenuto senza contropartite. Il leader palestinese, sostenendo che l'iniziativa di Netanyahu è una specie di «bomba a tempo» gravida di pericoli, ha chiesto a Washington qualcosa di «più efficace» delle critiche non precisamente taglienti che il dipartimento di Stato aveva rivolto venerdì al primo ministro israeliano. E così ecco ieri la stessa Casa Bianca aggiungervi del suo. Prima è stato il portavoce Mike McCurry a spiegare «il pensiero del Presidente». Poi, alla fine dei colloqui con la delegazione europea in visita a Washington, è stato lo stesso Cliton a esprimersi. Per rispondere alla «richiesta di appoggio» di Arafat, ma anche per cogliere al volo l'opportunità di fare qualcosa di «bipartisan», in cui cioè democratici e repubblicani possano riconoscersi. E' accaduto infatti che, con un'iniziativa abbastanza insolita, tre ex segretari di Stato e tre ex consiglieri per la sicurezza nazionale che hanno servito sotto Presidenti dei due partiti, hanno tutti firmato una lettera diretta a Benyamin Netanyahu, premurandosi però di renderne pubblico il contenuto con l'evidente scopo di «stimolare» Clinton. «Azioni unilaterali come l'espansione degli insediamenti - dice la lettera - sono fortemente controproducenti per i negoziati e rischiano di fermare i progressi compiuti negli ultimi decenni. Un tale tragico risultato minaccerebbe la sicurezza di Israele, quella dei palestinesi e quella dei Paesi arabi vicini e pregiudicherebbe gli interessi americani in Medio Oriente». I firmatari sono Cyrus Vance, che diresse la politica estera di Jimmy Carter, James Baker e Lawrence Eagleburger che diressero quella di George Bush, nonché Zbigniew Brzezinski, Brent Scowcroft e Frank Carlucci, che di quei due Presidenti furono consiglieri. Clinton, soddisfatto di quella specie di «avallo bipartitico», si è affrettato ad «associarsi». Franco Pantarelli Dall'alto in senso antiorario i tre ex segretari di Stato che hanno scritto a Netanyahu una lettera contro gli insediamenti Vance, Eagleburger e Baker Nella foto grande manifestazioni palestinesi nei Territori
Luoghi citati: Israele, Medio Oriente, New York, Palestina, Washington
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