Si toglie la vita per vergogna

Anacapri, consigliere comunale del pds si lancia dalla finestra dell'ospedale dove era ricoverato per essersi tagliato le vene Anacapri, consigliere comunale del pds si lancia dalla finestra dell'ospedale dove era ricoverato per essersi tagliato le vene Si toglie la vita per vergogna Temeva di essere sospettato per le tangenti NAPOLI. «Qualcuno di voi ne vuole un po'?», ha chiesto ai compagni di stanza, e si è avvicinato al davanzale su cui era appoggiata una busta di cellophane piena di mozzarelle. E' stata una questione di attimi, una manciata di secondi in cui quell'uomo che già tre giorni fa aveva tentato il suicidio ha deciso di farla davvero finita: ha scavalcato la finestra e si è lasciato cadere nel vuoto, senza che gli altri avessero il tempo di muovere un dito. Era mezzogiorno in punto. Nel pomeriggio, l'unica traccia rimasta della sua morte era una larga chiazza di sangue che qualcuno aveva coperto con la segatura in un vicolo semideserto che costeggia l'ospedale Vecchio Pellegrini. Le sue ultime ore di vita, Giuseppe Marchionne, 47 anni, moglie e due figli, insegnante di inglese e consigliere comunale del pds di Anacapri, le ha consumate qui, al terzo piano, reparto di chirurgia della mano, in una stanza a sei letti affacciata sul centro antico di Napoli. E' difficile se non impossibile sapere che cosa sia passato nella mente di un uomo che ha deciso di uccidersi. Ma nel caso di Giuseppe Marchionne, al mistero si aggiunge altro mistero. Peppe, come lo chiamavano affettuosamente ad Anacapri, era rimasto sconvolto dall'arresto di un vecchio amico che, come lui, rappresentava sia pure su un altro fronte l'opposizione nel consiglio comunale di Anacapri: Antonio Cioffi, capogruppo di una lista civica legata a Forza Italia, arrestato otto giorni fa mentre riceveva una tangente di cinquanta milioni da un imprenditore sotto ricatto. Gli inquirenti rivelarono che, se non fosse finito in cella, Cioffi avrebbe preso il volo per Cuba: aveva già acquistato il biglietto aereo, e nella sua agendina erano annotati i nomi e gli indirizzi di due ragazze dell'Avana. Già, ma che c'entra il suicidio di un uomo con una piccola, miseràbile storia di corruzione? E' quanto stanno tentando di capire magistrati e carabinieri. Giuseppe Marchionne non era indagato nell'inchiesta; il suo nome, precisano gli inquirenti, non era inserito nemmeno nell'elenco dei testimoni da interrogare. Eppure venerdì scorso, quell'uomo che ad Anacapri spesso prendevano in giro per la sua eccessiva rigidità morale si era tagliato le vene dei polsi. Ascoltato in ospedale da un ufficiale dei carabinieri, aveva detto di sentirsi psicologicamente distrutto dall'eventualità che qualcuno potesse accostare il suo nome a quello di Antonio Cioffi. «Insieme abbiamo condotto battaglie comuni nel ruolo di oppositori alla giunta di Anacapri aveva spiegato - ma nulla più di questo. Non voglio essere nemmeno sfiorato dal sospetto di corruzione». Il magistrato sembrava credergli, anche perché il consigliere arrestato, durante gli interrogatori, non aveva mai fatto il nome del suo collega. Eppure qualcuno, fra gli inquirenti, ricorda che l'arresto di Cioffi aveva sortito l'effetto di una bomba nel piccolo centro caprese: «Quella sera furono in molti a non dormire nel loro letto per timore di essere coinvolti in un'indagine ancora tutta da approfondire». Giuseppe Marchionne era rimasto sconvolto dallo scandalo al punto da tentare il suicidio. Salvato dalla moglie, Annamaria Pane, era stato ricoverato al Vecchio Pellegrini di Napoli per un piccolo intervento chirurgico a un polso. Gli amici e i familiari lo hanno assistito notte e giorno, fino al¬ l'ultimo. Il dottor Francesco Caruso, che l'ha visitato poco prima del suicidio, racconta di aver parlato «con un uomo apparentemente tranquillo». «Subito dopo il ricovero si è tenuto sulle sue, ma dopo un po' ha preso confidenza - aggiungono i ricoverati che dividevano la stanza con lui -. Della vicenda che lo riguardava non parlava mai, anche se il suo nome era stato pubblicato su tutti i giornali. Trascorreva le giornate leggendo i quotidiani, oppure al telefono. Il suo cellulare squillava in continuazione». Di telefonate ne ha ricevute davvero tante, Giuseppe Marchionne. Le ultime due risalgono a un'ora prima della morte, e gli inquirenti non escludono un possibile nesso fra quelle brevi conversazioni e il suicidio. Per questo motivo hanno sequestrato il cellulare e interrogato a lungo i compagni di stanza del consigliere del pds. Ieri pomeriggio, nel cortile del Vecchio Pellegrini, gli amici sconvolti di Giuseppe Marchionne tentavano di spiegarsi il perché di quel suicidio. Davanti alla sala mortuaria c'era anche Mario Staiano, assessore al turismo di Anacapri. «Ammiravo Peppe anche se ci trovavamo politicamente su fronti opposti - ha commentato - e lo dico in tutta coscienza: era un uomo onesto». Fulvio Milone Era sotto choc per l'arresto di un amministratore amico Si è ucciso dopo che aveva ricevuto alcune telefonate I TRE DATE PER UN DRAMMA IL CONSIGLIERE COMUNALE DI ANACAPRI, ANTONIO CIOFFI, 50 ANNI, ELETTO IN UNA LISTA CIVICA DI DESTRA, VIENE ARRESTATO SUBITO DOPO AVER INTASCATO BANCONOTE PER 50 MILIONI: UNA «MAZZETTA» SU ALCUNI LAVORI. IN TASCA HA UN BIGLIETTO AEREO PER CUBA E UN CERTIFICATO DI MALATTIA PER LA SCUOLA DOVE INSEGNAVA. GIUSEPPE MARCHIONNE, 47 ANNI, CONSIGLIERE COMUNALE DEL PDS AD ANACAPRI, TENTA IL SUICIDIO TAGLIANDOSI LE VENE IN CASA SUA: VIENE SALVATO E SPIEGA CHE NON SOPPORTAVA L'IDEA CHE IL SUO NOME FOSSE ACCOMUNATO A QUELLO DI CIOFFI. AL SECONDO TENTATIVO MARCHIONNE RIESCE NEL SUO INTENTO: SI LANCIA DAL TERZO PIANO DELL'OSPEDALE NAPOLETANO «PELLEGRINI» DOVE ERA RICOVERATO. MA NON RISULTA INDAGATO IN ALCUN PROCEDIMENTO.