Coppola giro «Catilina» New York è come Roma di Gian Antonio Orighi

Il regista: ho fatto «Jack» per trovare i soldi di questo film Il regista: ho fatto «Jack» per trovare i soldi di questo film MADRID. Francis Ford Coppola ripercorre la storia: dal Vietnam alla Roma pre-imperiale. Il grande regista italo-americano sta scrivendo la sceneggiatura di una nuova «Apocalypse now» che si ispira a Catilina, il patrizio romano che preparò, nel 63 a.C. la congiura scoperta e denunciata da Marco Tullio Cicerone e resa celebre dalle «Catilinarie», le quattro orazioni del grande scrittore e oratore di Arpino. Una metafora sugli Stati Uniti di fine XX secolo. Per finanziare il progetto, il regista ha raccontato di aver fatto ricorso ad uno stratagemma: girare «Jack» con Robin Williams per incassare un bel pacchetto di milioni di dollari con cui dare inizio alla storica vicenda di Catilina. «In questo modo - ha detto accontento il mondo cinematografico americano e nel contempo trovo i soldi per fare ciò che veramente mi è congeniale». Coppola spara a zero sull'industria cinematografica di Hollywood: «Oggi è difficile fare un film ambizioso: la leadership non pensa neppure lontanamente a finanziare opere originali. Va sul sicuro, vede sempre lo stesso genere di film. Cosa che è successa, appunto, con "Jack"». Coppola è rimasto affascinato dalla tragedia di Catilina, ucciso in battaglia da Petreio, luogotenente di Antonio e amico di Cicerone. Da due anni e mezzo non fa che pensare alla sceneggiatura del film. Vuole proporre una nuova «Catilinaria», ricorrendo ad un ragionamento che solo in apparenza è semplicistico: «Gli Stati Uniti - osserva - in questo momento sono una potenza dominata da un'oligarchia. New York è la Roma degli States, piena di "patrizi", di agenti di Borsa e di schiavi: gli asiatici e gli spagnoli. D'altra parte è proprio la stessa cultura finanziaria che domina la vita cinematografica di Hollywood, condiziona pesantemente il cinema come fosse ima Borsa». L'ispirazione gli è venuta pensando a Federico Fellini. Dice: «Fellini con "La dolce vita" e "8 e 1/2" è riuscito a smascherare un'epoca. Anch'io ho questa stessa ambizione. Cosa non facile sicuramente, anche perché ho voluto analizzare una vicenda dell'antica Roma». Coppola è una sorta di nuovo Cicerone, caustico come sempre, preoccupato per la situazione politica del millennio che sta per finire. Vaticina: «Credo onestamente che torneremo a vivere il risorgere di Stati fascisti. La democrazia sarà sconfitta da nuovi dittatori. Per questo considero il mio nuovo film come una personale riflessione. So già da adesso che non sarà popolare: la gente vuole solo vedere persecuzioni spettacolari e molte esplosioni. Non sarà facile finanziarlo». Coppola si sente prigioniero del suo lavoro, «ma non voglio fare per tutta la vita film sulla mafia. Dopo aver scritto il copione di "Patton" mi offrivano film di guerra. Dopo "Il Padrino" mi hanno chiesto di fare soltanto film su Cosa nostra. Adesso sono stufo, mi interessano altre cose, le relazioni tra uomini e donne e tra ricchi e poveri». L'ultima staffilata è ancora contro i grandi producer di Hollywood. «Quando gli presenti un copione lo rifiutano. Poi ritorni e dici che rinunci al compenso e ti dicono che devi fare dei ritocchi e di ritornare dopo tre mesi. Ma quando ti contattano per fare il "loro" film, ti danno quello che vuoi e ti mandano a prendere con l'autista. Forse, dopo "Jack" e "Rainmaker" (film che sta preparando, basato sull'omonimo bestseller di John Grisham), sarò così ricco da poter finalmente realizzare il mio progetto su Catilina». Gian Antonio Orighi Coppola: giro «Catilina» New York è come Roma Francis Ford Coppola