Fruste e lacrimogeni sui profughi

Il presidente Mobutu annuncia: martedì lascio la Francia e rientro in Zaire Il presidente Mobutu annuncia: martedì lascio la Francia e rientro in Zaire Fruste e lacrimogeni sui profughi La Tanzania scaccia500 mila hutu ruandesi DAR ES SALAAM. Una compatta, tenibile coda, lunga 14 chilometri. Sotto il sole cocente, privi di assistenza, trascinando a stento le povere cose che ancora non hanno perso, 300 mila profughi hutu sono di nuovo in marcia da ieri mattina, cacciati a colpi di bastone e di frusta e col lancio di gas lacrimogeni dal maggiore campo della Tanzania, costretti a dirigersi verso il Ruanda, il loro Paese d'origine dove però temono di venir uccisi perché vi domina l'etnia rivale dei tutsi. «Ci hanno lanciato contro bombe che hanno fatto un sacco di fumo e ci hanno fatto male agli occhi» ha detto ai giornalisti una delle donne nella moltitudine scacciata verso il Ruanda: si chiama Maria, e portava in braccio un bimbetto in tenerissima età. Altri hanno raccontato di essere stati presi a manganellate e terrorizzati dagli spari in aria della polizia tanzaniana. Una donna afferma perfino di avere visto tre bambini morire asfissiati a causa dei gas lacrimogeni, e un'altra ha parlato di cinque bambini uccisi. Ma non è in alcun modo possibile verificare queste accuse. Per dimensioni e numero di disperati in marcia, l'esodo cominciato ieri a Benaco (in Tanzania) è il secondo da quando cinque settimane fa - è ricominciata la tragedia degli hutu fuggiti dal Ruanda. Se ne aveva avuto sentore nei giorni scorsi, quando la Tanzania aveva fatto sapere che entro il 31 dicembre tutti gli oltre cinquecentomila profughi hutu ruandesi sul suo territorio avrebbero dovuto andarsene. In molti avevano cercato di evitare il rimpatrio, avevano tentato di dirigersi verso il Kenya, ma erano stati bloccati dai militari tanzaniani. Ed erano rimasti a Benaco. Ieri, intorno alle 12 ora locale, l'improvvisa irruzione dei soldati, le bastonate, gli spintoni, l'incanalamento forzato sulla strada per Rusomo, sul lato ruandese del confine. Protestano le organizzazioni umanitarie, ma la loro voce continua a rimanere inascoltata e gli uomini deH'Unhcr (l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) possono solamente - nei loro accampamenti in territorio ruandese contare i profughi che arrivano, cercando di alleviarne le sofferenze con il poco di cui dispongono. Le autorità tanzaniane spiegano di non poter sopportare oltre il fardello di tanti profughi e di non volere che la loro presenza diventi permanente La decisione di rimpatriarli è anche legata al dissesto ecologico che hanno provocato nella regione: una grande zona della regione di Ngara, nella riserva nazionale di Burigi, ha subito per la loro presenza una deforestazione devastante. Nel tardo pomeriggio il flusso veniva segnalato in aumento: se un paio d'ore prima l'Unhcr aveva comunicato il transito di un migliaio di persone all'ora, poi i disperati che venivano contati mentre rientravano dalla Tanzania sono diventati 5 mila all'ora. Dalla Francia si è appreso ieri che il presidente zairese Mobutu Sese Seko tornerà dopodomani a Kinshasa. Lo ha annunciato il suo servizio stampa. Mobutu, che partirà dall'aeroporto di Nizza verso le 8 del mattino, risiede dal 4 novembre nella sua proprietà di Roquebrune-Cap Martin, sulla Costa Azzurra. Nella sua villa ha trascorso la convalescenza dopo l'operazione subita in Svizzera il 22 agosto per un cancro alla prostata. [Ansa-Afp-Reuter-Agi-Ap] Dar es Salaani: «Erano un peso insostenibile Hanno devastato l'ecologia di una grande area naturale» presidente zairese Mobutu e profughi hutu ruandesi