Massacro al mercato di Mogadiscio

Tre granate uccidono 40 civili, altre decine di uccisi negli scontri fra Aidid jr. e Ali Mandi Tre granate uccidono 40 civili, altre decine di uccisi negli scontri fra Aidid jr. e Ali Mandi Massacro al mercato di Mogadiscio Riesplode la guerra fra i clan MOGADISCIO. Oltre 80 persone, in maggioranza civili, hanno pèrso la vita nei più violenti combattimenti verificatisi a Mogadiscio da molti mesi a questa parte. Almeno 42 persone sono rimaste uccise e altre 150 sono state ferite quando tre proiettili di mortaio hanno colpito l'affollato mercato di Bakara, nel settore meridionale della capitale somala. L'attacco ha fatto seguito all'offensiva lanciata dalle forze di Hussein Aidid contro gli alleati della fazione rivale guidata da Ali Mahdi Mohamed nei quartieri di Medina e Bosnia. Secondo fonti degli ospedali cittadini, i combattimenti hanno provocato almeno 40 morti, fra i quali sette fratelli di età compresa fra i sei mesi e i 14 anni. Le forze di Aidid, che controllano una parte dei settori Sud ed Est di Mogadiscio, assediano da tempo Medina ma finora non sono riusciti a scacciare gli uomini di Ali Mahdi, appoggiati dal sottoclan Abgal. Nella tormentata capitale somala i combattimenti sono ripresi quattro giorni fa, con scontri nella zona Sud tra i miliziani di Musse Sudi Yalahow, che controlla l'enclave di Medina e alleato di Osman Ali Atto, e le forze di Hussein Mohamed Aidid (figlio del capoclan Mohamed Farah Aidid, morto nei mesi scorsi in combattimento). Nella zona Nord di Mogadiscio testimoni raccontano di aver visto miliziani a bordo di camionette con mitragliatrici dirigersi verso la «linea verde» che separa le due zone, mentre a Sud tutto viene saccheggiato: case abbandonate da gente impaurita, pompe di benzina, magazzini del mercato. L'episodio più tragico è stato il proiettile di mortaio sparato sul grande spiazzo pieno di banchi di Bakara ha seminato il terrore: la folla ha iniziato a ondeggiare urlando, cercando una via di scampo. A terra sono rimasti decine di corpi sanguinanti, fra cui quelli di molte donne e parecchi bambini. Della strage si sono accusati reciprocamente le fazio¬ ni di Atto e Aidid. Finora la provenienza del proiettile di mortaio non è stata accertata. Il mercato Bakara è il più importante della Somalia: vi si vende di tutto, dall'oro alle armi. Come d'abitudine, gli attacchi sono seguiti dal sacheggio delle case dei nemici. I miliziani di Hussein Aidid affermano di essersi impadroniti di un mezzo blindato degli avversari: di fabbrica¬ zione italiana, l'autoblindo sarebbe stato sottratto nel gennaio 1991 ai soldati dell'esercito del defunto presidente Mohamed Siad Barre, al momento della sua fuga da Mogadiscio, e sarebbe stato tenuto nascosto durante la presenza in Somalia dei Caschi blu delle Nazioni Unite, tra il dicembre 1992 e il marzo 1995. Mogadiscio e il resto della Somalia sono nel caos dal 1991, quando fu rovesciato il regime di Barre. Al momento non sembrano esserci speranze di pacificazione: le strutture dello Stato somalo sono disintegrate, l'autorità di Ali Mahdi, che si proclama presidente, è riconosciuta solo dalla sua tribù e in tutto il Paese l'appartenenza tribale ha completamente sostituito quella nazionale, mai del resto troppo sentita. [e. st.] I DUE NEMICI Hussein Aidid. Figlio del defunto generale Mohamed Farah Aidid (l'uomo che ha fatto cadere Siad Barre), controlla la zona Est della capitale Mogadiscio Ha fatto il servizio militare nei marines americani Ali Mahdi. Sedicente presidente della Somalia, controlla in realtà solo la parte Nord di Mogadiscio più le aree rurali abitate dal suo clan Ex albergatore, ha dato largo spazio ai fondamentalisti islamici all'interno del suo movimento