Colombo anch'io volevo andarmene

Colombo: anch'io volevo andarmene Colombo: anch'io volevo andarmene «Ci sono stati dei momenti in cui ero deluso ma ora penso che Mani pulite debba continuare» MILANO. «Più di una volta ho pensato a dimettermi dalla magistratura, all'epoca dell'inchiesta sui fondi neri dell'Iri e anche in alcune occasioni durante Mani Pulite, ma poi ho ritenuto che si potesse continuare a svolgere questo lavoro». Così Gherardo Colombo, uno dei pm del pool ha risposto a chi gli chiedeva, a margine dell'incontro di presentazione del suo libro «Il vizio della memoria», se avesse pensato a dimettersi quando Di Pietro, nel dicembre '94, annunciò la decisione di lasciare la magistratura. Colombo ha spiegato che allora pensò che «si poteva continuare a lavorare bene» e che continua a crederlo. In una saletta della libreria Feltrinelli di via Manzoni, piena di folla, Colombo ha raccontato il suo libro nel quale ricorda i passaggi fondamentali della carriera di magistrato, le inchieste sull'omicidio del liquidatore dell'Ambrosiano Giorgio Ambrosoli che poi portarono all'inchiesta sulla P2, la delusione per il trasferimento a Roma delle indagini sulla loggia di Licio Gelli e sui fondi neri dell'Iri, l'inchiesta di Mani Pulite, tutte in qualche modo legate dal filo conduttore rappresenta¬ to dai personaggi che in queste inchieste spesso riappaiono. Ambrosoli e i giudici Galli e Alessadrini, uccisi dai terroristi, sono stati indicati da Colombo come maestri di vita «per la loro determinazione a essere liberi». Alla domanda di un lettore che chiedeva suggerimenti per una risposta politica al problema della corruzione, Colombo ha replicato che «i magistrati non possono e non debbono fare politica. Noi - ha detto - dobbiamo individuare dei reati e identificare dei colpevoli. Certo questo può avere dei riflessi sulla vita politica, se per esempio scopri che metà della classe politica è corrotta ed è costretta a dimettersi». Quindi ha voluto aggiungere: «Ma il nostro non è un lavoro propositivo, noi interveniamo su fatti già accaduti. Il problema è quello del rapporto con le regole, che viene prima di ogni scelta politica: in questo Paese tutto è barattabile, il che vuol dire che buona parte delle regole è stata cancellata». Colombo ha ricordato che nella vita di un magistrato, se ci sono momenti di soddisfazione per il raggiungimento di alcuni risultati, ci sono anche momenti di sofferenza. «A me - ha detto Colombo non piace entrare nella vita di un altro: non solo quando chiedo al gip un arresto, ma anche quando chiedo una intercettazione telefonica o una perquisizione, di fatto sento di compiere una violenza». [r. i.] II pm Gherardo Colombo

Persone citate: Ambrosoli, Di Pietro, Gherardo Colombo, Giorgio Ambrosoli, Licio Gelli

Luoghi citati: Milano, Roma