Lezione di storia
TorinoSette presenta, da questa settimana, alcuni degli «scritti di Natale» che il Teatro Stabile ha chiesto a venti autori torinesi per una lettura pubblica tenutasi il 5 dicembre L TorinoSette presenta, da questa settimana, alcuni degli «scritti di Natale» che il Teatro Stabile ha chiesto a venti autori torinesi per una lettura pubblica tenutasi il 5 dicembre Lezione di storia |n | AVANTI a noi sterminate e Il deserte distese. Foreste, pa11 ludi, pochi campi coltivati. Il Lontano, sull'orizzonte, gaI loppa Carlo Magno. Va a Roma per farsi incoronare imperatore. I confini del suo impero sono indefiniti, comunque non si trovano sulla carta geografica. Egli continua a galoppare, di là e di qua dalle distese paludose e dalle foreste s'intravedono rovine. Nelle abbazie i monaci copiano libri. Come Carlo Magno, anch'essi non si distolgono mai dalle stesse occupazioni: lui a cavallo verso Roma, loro sui libri. Da ragazzina studiavo storia con passione, il problema del sale sotto Carlo Alberto mi appariva di primaria importanza. Quando i più grandi dei miei nipoti arrivarono alla scuola media, mi accadde di dover spiegar loro, ogni tanto, argomenti storici e mi resi conto ben presto che nulla della mia passione si era trasmesso loro. Il maggiore, incredulo, riluttante, mi provocava su quisquilie, sembrava ritenermi personalmente responsabile della Lotta per le Investiture; qualche anno dopo, il fratello, rassegnato, rispettoso invece verso le mie stranezze, s'illuminava se qualche particolare pratico estraeva la storia dalla sua nebbiosa inverosimiglianza. Ma via via che ci allontanavamo dalle caverne, dalle piramidi, dai vasi di coccio, era sempre più scoraggia- «Per domani "ho" to. Mi avverte: Tamerlano». «Tamerlano? Non è possibile». «Certo, quello che ha fatto arrivare i turchi in Turchia». Gli avvenimenti si presentano in macchie irregolari, fissati ad appigli casuali, in immagini non collegate tra di loro. Carlo Magno galoppa, i monaci copiano, Tamerlano rimane isolato sulla scena, sperso in un indistinto secolo buio. Talvolta qualcuno sopravvive ai secoli, soprattutto se porta un nome colorito. I vescovi conti, per esempio, ricompaiono alla vigilia della Rivoluzione Francese, fanno parte del clero. Dico: «Non ci sono più da centinaia d'anni». Mi accorgo che il mio interlocutore si chiede in silenzio dove sono finiti; c'è un grande abisso insondabile in cui scompaiono inspiegabilmente, inghiottiti dall'imprevedibilità della storia, re, comandanti, città, imperi. Il nipote incredulo recalcitra davanti alla scoperta dell'America. «Che c'è di straordinario? Non hanno avuto neppure un incidente». Cerco di rappresentargli l'immensità dell'oceano, l'incubo della fine dell'acqua dolce, i mostri marini. Lui va da solo in aereo, trova che esagero. Il minore, un po' schifato, s'interessa allo scambio di epidemie tra il Vecchio e il Nuovo Mondo. E' un po' dubbioso quando gli spiego che gli indigeni sono morti a migliaia di morbillo e noi, del resto,
Persone citate: Carlo Alberto, Carlo Magno
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