I REPROBI
I REPROBI I REPROBI De Sade viaggia in Italia Genet e i fasti dell'abiezione PER i cattivi, rigorosamente, cenere e carbone. Per i cattivisi, le opere prime di Sade e di Genet, forse i reprobi più insigni della letteratura francese. Il Sade del Viaggio in Italia (a cura di Maurice Lever, Bollati-Boringhieri) ha già alle spalle misfatti e condanne, ma ha ancora la speranza di evitare i rigori della giustizia e la prudenza di farsi passare per unphilosophe che, in nome della ragione, combatte l'oscurantismo e la superstizione, ma non perde occasione per deprecare il vizio e biasimare la rilassatezza dei costumi, soprattutto di quelli sessuali. Naturalmente la maschera di Tartufo non basta a camuffare l'orco, e il maggior divertimento che offre il libro è quello di scoprire dove cautele e autocensure non sono bastate a cancellare la traccia delle bramosie del suo autore. Compito agevole, perché la prigione non ha ancora operato il miracolo di trasformare un gentiluomo gaudente in un incomparabile scrittore. Notre-Dame-des-Fleurs invece, che II Saggiatore propone oggi in una nuova traduzione integrale di Dario Gibelli, è già il frutto di un'analoga miracolosa metamorfosi. Nel carcere di Fresnes, prendendo ispirazione dalle foto di atletici maschi con cui ha tappezzato le pareti della cella, un giovane sbandato che è vissuto fino allora di furti e prostituzione, dà corpo ai suoi ricordi e ai suoi fantasmi e, fondendo in un impasto incandescente preziosismo e trivialità, inventa un linguaggio per celebrare i fasti dell'abiezione. Gli eroi di Stendhal e dono: Sorel e Pardi, «Il rosso e il nero» e «Una pazza felicità» Per i buonisti invece il premio di due libri che offrono allo stato puro il piacere del testo: Il rosso e il nero che potranno leggere nel primo volume dei Romanzi e racconti di Stendhal (a cura di Mariella Di Maio, Meridiani Mondadori) e Una pazza felicità di Jean Giono (Guanda). E anche la spina di qualche amara riflessione: Julien Sorel finisce sulla ghigliottina, Angelo Pardi perde le sue illusioni. Frugoni per Einaudi (Vita di un uomo: Francesco d'Assisi): alla scoperta d'un personaggio ben più scomodo di quanto non ci abbia fatto credere l'agiografia ufficiale, ricco di asprezze e dissonanze quanto straordinario per genialità d'intuizione, apertura d'orizzonti e libertà mentale. Motivi di riflessione poco caritatevole suscita infine il libro di Giovanni Ricci, Povertà, vergogna, superbia (Il Mulino): indagine rigorosa su un fenomeno emerso alla fine del Medioevo e largamente diffuso nell'Europa moderna, quello dei cosiddetti poveri vergognosi. Non poveri qualunque, avvezzi a vivere d'elemosine senza arrossire, ma patrizi decaduti o negozianti falliti, costretti anch'essi a chiedere la carità, ma pieni appunto di vergogna; il loro mantenimento era un onere che ovunque le classi dirigenti, pur con qualche insofferenza, erano disposte ad accollarsi, per solidarietà di classe, garantendo soccorsi pubblici e privati assai più generosi di quelli riservati a chi povero era sempre stato. Alessandro Barbero
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