SEI UN VERME

SEI UN VERME SEI UN VERME E' giusto usare il mondo animale per definire bontà o cattiveria umane? C. E' poco da dire, in tema di animali, anche gli autori che 1 dicono di averli sullo stomaco / e ne vorrebbero dire tutto il male possibile, alla fine gettano la spugna e finiscono per riconoscere che, in fondo, da tanti punti di vista sono migliori di noi e meritano ogni rispetto. Non uccidono per malvagità, ma per fame, non conoscono l'ipocrisia, non hanno falsi pudori, sono spontanei in tutte le loro manifestazioni, sono completamente disinibiti in materia sessuale. Vi pare poco? E poi, diciamo la verità, la parola «animale» è piuttosto generica, visto che ne esistono oltre un milione di specie secondo le classificazioni ufficiali. Ma certamente molti milioni, secondo il parere degli zoologi. Ciascuna con le sue prerogative e il suo comportamen¬ to. Siamo noi piuttosto che continuiamo a fare una netta distinzione tra animali buoni e animali cattivi. Un sentimentalismo arbitrario, puramente emotivo, che dovrebbe dettare le nostre scelte sugli animali da eliminare e su quelli che devono essere protetti e conservati a bordo del nostro pianeta sovraffollato. Se poi vogliamo metterci nell'ottica scelta per questa rasse¬ gna natalizia, ai lettori «cattivi» consiglierei Un mondo di invertebrati di Andrea Innocenti (Muzzio editore) perché, come dice Giorgio Celli nella prefazione, «di solito, di una persona di carattere debole e se mai proclive a cambiare idea, si suol dire, in termini metaforici, che è un invertebrato». E, aggiunge l'autore, il peggiore insulto che si può rivolgere a un individuo è «sei proprio un verme». Sottintendendo che vermi e invertebrati in genere siano esseri spregevoli. Si dimentica o forse si ignora che gli invertebrati rappresentano la fetta di gran lunga più cospicua del regno animale, cioè circa il novanta per cento delle specie conosciute e che senza di loro la vita sulla Terra sarebbe impossibile. La maggior parte di noi fa di ogni erba un fascio e considera alla stessa stregua gli acari, i vermi, gli insetti, i ragni, guarda con un moto di ribrezzo i bruchi (senza pensare o senza sapere che diventeranno poi splendide farfalle), schiaccia con la massima indifferenza millepiedi, formiche o zanzare e prova un senso di repulsione per gli scarafaggi. Non è un caso che i mostri dei film di fantascienza abbiano spesso e volentieri l'aspetto di artropodi giganteschi. Ai nostri occhi gli invertebrati sembrano terrificanti marziani. Li temiamo forse perché sono così diversi da noi? Il diverso suscita la re¬ pulsione? E allora, signori miei, questa è la tragedia dell'intolleranza. Intolleranza bella e buona. Per contro godono di tutta la nostra simpatia gli animali che abbiamo addomesticato e che teniamo nelle nostre case come «pet». Cani e gatti al primo posto. C'è un tale profluvio di libri sull'argomento che è ben difficile fare una scelta. Ma forse il libro che consiglierei ai lettori «buoni» è quello che mi è parso uno dei più divertenti, come del resto s'intuisce già dal titolo: Vita da cani con tre gatti di Guido Carretto (Rizzoli). Una storia che si legge volentieri perché trasuda hu¬ mour da tutte le righe. Nella quale i vari diktat dell'autore: «Niente cani e gatti in questa casa», «Niente cani in camera da letto», «Niente cani sul letto» vengono regolarmente disattesi, l'uno dopo l'altro, dai membri della famiglia. E lui, il duro oppositore degli ospiti canini e felini, è costretto ogni volta a capitolare poco onorevolmente. Va da sé che alla fine si sdilinquisce anche lui e da nemico acerrimo che era diventa il più tenero aficionado dei suoi compagni quattrozampe. Un libro davvero esilarante. ' Isabella Lattes Coifmann Perché guardiamo con ribrezzo i bruchi senza pensare che diventeranno splendide farfalle? Invece con cani e gatti. LA' STRENNA di Enrico Baj MEGLIO di un qualunque viaggio turistico. Pietro Laureano, La Piramide capovolta (Bollati-Boringhieri) ci trasporta a Shibam tra grattacieli fatti di terra cruda; ci introduce nel Tesoro di Petra o tra le decorazioni a calce di San'a. Ogni luogo diventa metafora di un immaginario viaggio nei tempi della parsimonia contrapposti al tempo dello spreco. Tra la figura dell'uomo e quella del deserto che lo assedia, nottetempo cala la rugiada. Questa viene catturata e fatta gocciolare in appositi serbatoi: l'immagine è quella della piramide rovesciata e vuota, atta a raccogliere i doni del cielo. Un viaggio tra i segni e le immagini della più antica civiltà, in quell'Africa che il cosiddetto «progresso» ha fatto del suo peggio per schiavizzare e distruggere. Anche speculando sulle maschere. E sulle banane. SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE TORINO SS***» Teresa Perez-Higuera Puer natus est nobis La natività di Cristo nell'arte medievale Traduzione di Bruno Pislocchi e Luca Rosi pag 272 197 illustrazioni a 4 colori ni L. 90 000 m I O .

Persone citate: Andrea Innocenti, Bruno Pislocchi, Enrico Baj, Giorgio Celli, Guido Carretto, Isabella Lattes Coifmann, Luca Rosi, Muzzio, Pietro Laureano, Teresa Perez

Luoghi citati: Africa, San'a, Shibam, Torino