«Più informazione su Olivetti Ormai è una public company»

Basterà una quota del 4% per l'obbligo di notifica alla Consob Basterà una quota del 4% per l'obbligo di notifica alla Consob «Più informazione su Olivetti Ormai è una public company» MILANO. Scende dal 10% al 4% la soglia minima di partecipazione al capitale Olivetti oltre la quale scatta l'obbligo di informazioni alla Consob e al mercato. Una decisione a sorpresa, comunicata ieri dal Tesoro e accolta con apparente soddisfazione dall'Olivetti («E' la presa d'atto che siamo una public company»), che arriva in un momento importante per il futuro della società di Ivrea. I tempi stringono. E' imminente fine anno, data entro la quale l'ainministratore delegato Roberto Colaninno aveva promesso dismissioni per 800 miliardi, computer compresi. E' questione di ore per il nuovo incontro con governo e sindacati (giovedì 19) nel quale la società dovrà presentare progetti precisi, compreso l'ammontare dei tagli d'organico. In più, non è un mistero per nessuno che attorno all'assetto azionario di Olivetti da tempo si stia giocando una partita complessa nella quale nulla è escluso, nemmeno l'uscita di scena definitiva di Carlo De Benedetti. Un quadro in fortissima evoluzione, insomma. Nel quale ancora una volta si è inserita la Consob che, forte della facoltà di abbassare la soglia minima per garantire il massimo di trasparenza e di informazione al mercato, ha suggerito proprio questo ritocco al ministero del Tesoro. Pronta la decisione di Ciampi: «Il ministero del Tesoro con decreto del 13 dicembre '96, emanato su parere conforme della Consob, ha disposto la modifica delle soglie delle partecipazioni nel capitale dell'Olivetti rilevanti ai fini dell'informazione alla Consob e al mercato», si legge nella nota diramata ieri. Conclusione: «Tenuto conto della composizione del capitale della società, estremamente frazionata e soggetta a continua evoluzione, dette soglie sono state stabilite nella misura del 4,7,15, 20 e 33% del capitale con diritto di voto». Perché questa decisione improv- Carlo De Bene etti visa? Esplicita la spiegazione del Tesoro: il capitale Olivetti è troppo «frazionato»; non solo, è in «continua evoluzione». Come dire, in tanto fiorir di voci, meglio aumentare i controlli. Troppo si muove, del resto, attorno a Olivetti. C'è l'interesse dichiarato di Mediaset che nella sua corsa ai telefonini e in alternativa alla gara come terzo gestore (costosissima) potrebbe puntare su Olivetti per far sua l'Omnitel. C'è il rastrellamento in Borsa (che, per la cronaca, si è fermato da qualche giorno) di Cir e Cofide da parte di Luigi Giribaldi (che ha ammesso di possedere un 20% di Cofide più un altro 7% in mano ad amici e che, secondo stime, avrebbe messo insieme un pacco del 7% di Cir): cosa c'è dietro questa «mini-scalata» alle cassaforti dell'Ingegnere? Semplici «investimenti finanziari» come ha spiegato Giribaldi? O una pressione per costringere De Benedetti a mollare al più presto la presa su Olivetti? Con il ritocco al ribasso delle soglie, fanno informalmente sapere dalla Consob, le iniziative di Giribaldi non c'entrano: era stato tutto deciso un mese e mezzo fa. Fatto sta che, con la diminuzione della soglia minima, d'ora in avanti chiunque supererà quota 4% di Olivetti dovrà comunicarlo entro 48 ore agli uomini di Berlanda e al mercato, rendendo così pubblico ogni eventuale progetto, scalata amichevole o ostile che sia. Una novità non da poco. Fino a due giorni fa l'obbligo scattava dopo il 10%, una quota che concedeva un indubbio vantaggio al neosocio forte, raider o non raider che fosse: il vantaggio di arrivare in segreto (con l'obbligo di comunicare gli incrementi del 2% ma dopo 30 giorni dall'acquisto: un lasso di tempo enorme) a una quota di quasi controllo se solo si pensa che l'attuale socio di maggioranza relativa, la Cir, ha «solo» il 14,53% di Olivetti. [a. z.] Carlo De Benedetti

Luoghi citati: Ivrea, Milano