Soldi ai pentiti, Napolitano invoca più rigore di Francesco Grignetti
Dopo la polemica sul mezzo miliardo a Di Maggio un'altra buonuscita milionaria a un ex boss Dopo la polemica sul mezzo miliardo a Di Maggio un'altra buonuscita milionaria a un ex boss Soldi ai pentiti, Napolitano invola più rigore Ma Violante: grazie a loro sono state salvate molte vite ROMA. «Interrogativi seri», titola L'Osservatore romano a proposito del pentito che ha incassato 500 milioni dallo Stato. E si capisce subito che il quotidiano del Vaticano è rimasto di stucco alla rivelazione. Non solo lui, peraltro. Mezzo mondo della politica è insorto. E anche il ministro dell'Interno, Giorgio Napolitano, sembra prendere le distanze: «E' necessaria una maggiore severità nella concessione di programmi speciali di protezione ai collaboratori di giustizia». La questione dei soldi, dice il ministro in visita alle istituzioni di Palermo, pur regolata da una legge, «può destare meraviglia» e «può essere oggetto di discussione». Ma lui, il ministro dell'Interno, ci tiene a precisare che è da qualche mese che va dicendo come la legge sui pentiti vada riscritta. «Occorre rivedere quello che è giusto rivedere, non liquidare lo strumento dei collaboratori che si è rivelato e sarà prezioso». In questo sparare a zero sulla legge che regola il fenomeno dei collaboratori di giustizia, però, c'è una voce che va controcorrente. Il presidente della Camera, Luciano Violante, già responsabile dell'Antimafia, a proposito del famoso mezzo miliardo al pentito Di Maggio, dice: «Spero che non sia l'occasione per un'ennesima polemica, ma che ci sia un approfondimento freddo e calmo per evitare che ci sia la solita ris¬ sa» Detto questo, freddamente, analizza: «Dovrà essere detto al Parlamento il costo, i 500 milioni o altro. E anche quali sono stati i benefici, quante vite umane sono state salvate, quanti miliardi di beni sono stati sequestrati (4500 miliardi fino a oggi), quante armi sono state sequestrate». Insomma, è chiaro, per tirare un primo bilancio del pentitismo, il lavoro sarà complesso. «Da un lato ci sono le vedove delle persone uccise dalla mafia che molto spesso vivono in ristrettezze - dice ancora Violante - anche se la legge prevede degli aiuti in loro favore. Ma quante altre vedove ci sarebbero se i collaboratori non ci fossero». E poi, tanto per parlar chiaro, Violante ironizza: «Non so se per qualcuno fosse meglio avere Rima libe¬ ro». Il presidente della Camera sembra così rispondere a distanza a Pierferdinando Casini, il quale «chiedeva un rendiconto in sede parlamentare sui mezzi finanziari che vengono utilizzati per gestire il programma di protezione», oppure a Ottaviano Del Turco, neopresidente dell'Antimafia, che aveva tirato in ballo le «vedove delle vittime», o anche a Raffaele Costa, il fustigatore degli sprechi che parla di «sperpero di denaro pubblico». Però tra quanti si meravigliano per la rivelazione dei 500 milioni c'è anche Gerardo Bianco, che non va leggero: «Di fronte a vicende di questo genere, si rimane sconcertati e ogni dubbio e sospetto sono giustificati». Tocca così al sottosegretario Nicola Sinisi, compagno di partito di Bianco, e vice di Napolitano, dare la risposta: «Dal maggio scorso, quelle forme di contribuzione straordinaria di cui ha goduto il pentito Balduccio Di Maggio non sono più state erogate». Ma ieri si è venuto a sapere che anche un pentito della 'ndrangheta, Giacomo Lauro, ha ricevuto una «buonauscita» straordinaria, probabilmente di mezzo miliardo. Il suo avvocato, Giovanni Conti, ammette che Lauro continua a ricevere l'assegno mensile dallo Stato: «Ma può capitare soltanto per un periodo estremamente limitato». Quanto basta per rinfocolare le polemiche. Francesco Grignetti Il presidente della Camera Luciano Violante
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