« Un rebus risolto in tre minuti »

« « Un rebus risolfo in tre minuti » Parla Fulci, protagonista della trattativa L'AMBASCIATORE ITALIANO FWASHINGTON RANCESCO Paolo Fulci è talmente contento da confessarlo con un candore raro in un diplomatico con una carriera lunga come la sua: «E' stato un piacere enorme per me, i complimenti pubblici e sinceri di americani e inglesi, quell'abbraccio davanti a tutti da parte della signora Albright... sono diventato rosso come un pomodoro», racconta il capo della delegazione italiana all'Orni. Come presidente di turno del Consiglio di sicurezza, Fulci è stato al centro delle complesse trattative diplomatiche che si sono svolte in questi giorni all'Orni per la nomina del nuovo Segretario generale. Come è andata, ambasciatore? «Glielo dico io come è andata: è andata bene, anzi divinamente bene». Poteva andare molto diversamente. Giandomenico Picco, il diplomatico italiano che fu stretto collaboratore del predecessore di Boutros Ghali, Javier Perez de Cuéllar, racconta che fino a martedì mattina «diplomatici americani molto informati erano convinti che la candidatura di Kofi Annan sarebbe caduta». La prospettiva che l'Onu iniziasse l'anno nuovo senza essere riuscita a esprimere un Segretario generale appariva concreta, oltreché funesta. La stessa posizione italiana non era stata ben calibrata. L'egiziano Boutros Ghali era simpatico all'establishment politico italiano. Non era solo un fatto di contiguità geografica, ma c'erano da una parte la sua affiliazione all'Internazionale socialista e dall'altra la sua religione copto-cristiana a garantirgli amici a Roma su entrambe le sponde del Tevere. Quando gli americani hanno posto il veto a una riconferma di Ghali, gli italiani hanno reagito male come molti altri, e anche Fulci considerava questa un'offesa indebita all'uomo e al Continente che rappresentava, l'Africa. Ma poi è stato proprio Fulci - qui l'ambasciatore non conferma - in congiunzione con un alto funzionario della Farnesina a convincere il ministro Lamberto Dini che l'Italia, assumendo la presidenza di turno del Consiglio di sicurezza, avrebbe dovuto essere «più imparziale». E' stata una mossa azzeccata. Allora, ambasciatore, ci racconti come sono andate le cose, per favore. «Sì, certo, ma prima mi permetta di puntualizzare una cosa. Alcuni giornali italiani hanno definito Kofi Annan "un nemico dell'Italia". Non c'è nulla di più sbagliato. Lui è un grandissimo amico dell'Italia e dopo le dimostrerò perché. E adesso i fatti. Mi ero posto tre obiettivi. Il primo era ottenere che la decisione fosse presa entro i termini stabiliti, per evitare un'Onu acefala in una situazione così delicata. Bisognava trovare un accordo entro il mese e allora io ho usato, mi creda, autentici metodi da conclave vaticano. Non li facevo uscire neppure per andare al bagno gli altri consiglieri... Poveretti». Il secondo obiettivo? «Assicurare al continente africano un secondo mandato. Questo è un fatto troppo importante: le vecchie colonie che guidano l'Onu. Inimmaginabile dieci anni fa. E sono contento che il nuovo Segretario venga dall'Africa nera. E' un capo tribù, più di così... Il problema è che, fino a che Boutros Ghali manteneva la sua candidatura, le altre candidature africane erano bloccate. Così sono andato da lui e gli ho detto: o metti la tua candidatura ai voti o la ritiri, in modo che si possa andare avanti. E lui si è messo da parte. Questa azione italiana è stata apprezzata da tutti. "Avete risolto in tre minuti un problema che si trascinava da mesi", mi ha detto l'ambasciatore inglese. Infine, terzo punto, sapevo di dover risolvere il problema del veto francese: un lavoro continuo, ora per ora, mantenendo sempre l'imparzialità». Adesso, a vicenda conclusa, come giudica il veto americano su Ghali? «E' stato dettato da problemi di politica interna, perché lui era diventato agli occhi del Congresso il simbolo di tutte le nefandezze dell'Onu. In un certo senso è stata un'esecuzione a freddo. Ma Boutros Ghali aveva promesso di fare un solo mandato, e queste promesse vanno mantenute». E cosa pensa del contro-veto francese? «I francesi fanno sempre la loro politica, "la France d'abord". Penso che saranno ricompensati per aver ritirato il veto». Veniamo al nuovo Segretario... «E' stato lui a sollecitare la Commissione sulla Somalia a fare chiarezza sulla missione italiana e il nostro comportamento è stato ritenuto ineccepibile. Con Kofi Annan responsabile delle missioni di pace, l'Italia ha avuto per la prima volta 9 suoi militari nella struttura e, per la prima volta in 50 anni, il comando di due missioni di pace. Le dico di più. Sei mesi fa, in tempi non sospetti, chiesi ad Annan come intendesse comportarsi sulla proposta italiana di ritrutturazione del Consiglio di sicurezza e lui mi ha assicurato che rimarrà neutrale, come un Segretario generale deve fare». Paolo Passarmi «Annan non è affatto un nemico dell'Italia anzi: sulla Somalia fii solo un malinteso» Il nuovo Segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, e l'ambasciatore italiano Francesco Paolo Fulci

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