«Anche dalle critiche c'è sempre da imparare» di Renato Rizzo
Scalfaro fa gli auguri ai giornalisti Scalfaro fa gli auguri ai giornalisti «Anche dalle critiche c'è sempre da imparare» E aggiunge: io certi passi li faccio con serenità, perché è il mio dovere ROMA DAL NOSTRO INVIATO «Fa' il tuo dovere e crepa»: secondo Norberto Bobbio questo crudo detto piemontese che ci rimanda l'immagine d'un uomo «misurato nei sentimenti e fermo nei suoi principi» altro non è «che la traduzione volgare del kantiano imperativo categorico». Il novarese Oscar Luigi Scalfaro, dopo tanti anni romani, non lo ha dimenticato: bisogna svolgere sempre «il proprio compito» e «andare avanti, quando, in coscienza, si sente di farlo». Il Capo dello Stato riceve al Colle per gli auguri di fine anno il presidente della Federazione della stampa, Del Boca, quello dell'Ordine, Pettina, quello della stampa parlamentare Jacopino ed i quirinalisti. E ripercorre, filtrandoli attraverso l'atteggiamento di chi crede nella regola dell'impegno a tutti i costi, i momenti d'asperità che hanno caratterizzato alcune sue scelte. Ribadisce: «Io, certi passi, li faccio con serenità, non con la presunzione di essere per forza nel giusto, ma con la certezza che questo sia il mio dovere». Poi s'infila dietro le quinte e offre un lampo di rabbia che il tono apparentemente rilassato non riesce a dissimulare: «Sappiate che questi passi li compio cercando di usare tutto il garbo necessario, avvertendo le opposizioni direttamente o parlando con il ministro interessato. E ricevendo in risposta un'esultanza o una adesione assoluta...». Non finisce la frase, il Capo dello Stato, ma non è difficile immaginare il senso della confessione sospesa: l'«esultanza» e ^«adesione assoluta» esibite in privato si trasformano in propalate critiche quando i fatti diventano pubblici. Inutile, però, aspettarsi spiegazioni: il baleno si spegne subito, come un bagliore luciferino affogato nel mare dei buoni sentimenti. E, così, bisogna aggrapparsi ai sussurri di chi sta vicino al Presidente per cogliere un possibile esempio di questa doppia faccia: la polemica innescata dal Polo dopo il vertice e il documento sulla giustizia. Scalfaro torna a recitare il precetto del dovere sopra ogni cosa (che in serata il vicepresidente di An, La Russa bollerà come «excusatio non petita»). Rivolgendosi ai giornalisti e, in particolare a Del Boca che aveva accennato a certe spettacolari inziative giudiziarie nei confronti della stampa, ricorda la necessità di rispettare sempre il vero. Professione di modestia: «Anche dalle critiche più dure e ardite c'è sempre qualcosa da imparare». Ma la coda di questo sforzo ha uno schiocco di frusta: «Io cerco di non buttare via tutto - ammette seraficamente acido il Presidente -. C'è sempre qualcosa che mi serve e che mi aiuta. Anche quando mi trovo di fronte a frasi che preferirei non ascoltare o non leggere». Altro piccolo mistero: chi è questo giornalista? Nella sala degli arazzi di Lilla sembra materializzarsi la figura di un signore allampanato e feroce che, a novembre, in un'intervista, aveva saccheggiato il vernacolo per dissentire dalla posizione del Capo dello Stato sulla scarsa obiettività della Rai: Indro Montanelli. Sono le sue parolacce ad appartenere al «linguaggio da Unni» di cui si lamenta Scalfaro? L'inquilino del Quirinale ovviamente non spiega. E non si lascia sfuggire commenti neppure a una domanda sull'attualità politica. Presidente anche lei, come Cesare Romiti giudica «tragica» la situazione del Paese? ((Avete visto che, nel mio discorso, ho volutamente sfuggito questo tema». Renato Rizzo
Persone citate: Cesare Romiti, Del Boca, Indro Montanelli, La Russa, Norberto Bobbio, Oscar Luigi Scalfaro, Scalfaro
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