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Dublino: multe a chi non ferma il debito pubblico. Finanziaria, chiesta la fiducia. Il Polo resta fuori Dublino: multe a chi non ferma il debito pubblico. Finanziaria, chiesta la fiducia. Il Polo resta fuori Europa d'accordo: chi sbaglia i conti paga Prodi a Romiti: interferenza. La replica: non parlavo di governo ASPETTANDO L'UNIONE POLITICA IDUBLINO più contenti sono gli irlandesi. Tenevano molto al fatto che il vertice dublinese, conclusivo della loro presidenza di turno dell'Unione europea, potesse fregiarsi dell'aggettivo «storico». Lo ammetteva ieri candidamente l'«Irish Times». Ma la soddisfazione appare generale, e l'aggettivo «storico» giustificato (nell'ambito, certo, della storia comunitaria). Non è il caso di esagerare con l'enfasi, resta da definire quali e quanti Paesi, nella primavera del 1998, potranno concretamente dar vita alla moneta unica europea. Ma è un fatto che il cammino «istituzionale», quello delle regole e delle procedure, è stato completato nell'antico castello di Dublino, con l'accordo sul Patto di stabilità, che fìssa i comportamenti economici nazionali «anche» dopo l'ingresso, ove ci sia stato, nell'unione monetaria. Accordo tutt'altro che facile, anzi tormentoso e tormentato. Perché, al di là dei dati tecnici, di per sé'molto complicati, era in ballo una grossa questione di principio: bisognava lasciare che eventuali, possibili casi di «scostamento» dal famoso parametro del 3 per cento (rapporto tra disavanzo e Pil) fossero regolati rigidamente e in pratica automaticamente da norme «quantificate» e numeriche, oppure occorreva affidare le decisioni finali, almeno in un'ampia misura, a valutazioni politiche collegiali? La prima tesi era quella tedesca, la seconda quella francese, ma con l'appoggio di quasi tutti gli altri partner. Entrambe le tesi avevano forti argomenti dalla loro. A parte l'apprensione e quasi l'ossessione delle autorità di Bonn Aldo Rizzo CONTINUA A PAG. 8 PRIMA COLONNA