«Mai scritto a Di Pietro» di Vittorio Feltri
Feltri querela L'Espresso: solo falsità «Mai scritto a Pi Pietro» Feltri querela L'Espresso: solo falsità IL DIRETTORE DEL GIORNALE MILANO ICE: «Smentisco d'aver scritto una lettera a Di Pietro. Per chi mi prende, per un cretino?». Fermo e deciso nel suo no, Vittorio Feltri, direttore del «Giornale». Secondo «L'Espresso», la lettera in questione sarebbe stata spedita da Feltri a Di Pietro quando era stato da poco nominato ministro e sarebbe stata sequestrata una settimana fa dalla Finanza nella casa dell'ex pm a Curno. La lettera c'è insiste «L'Espresso» - e conterrebbe una richiesta poco coerente con certe posizioni del quotidiano feltriano e cioè che se Di Pietro avesse ritirato le sue 26 querele nei confronti del «Giornale», gli sarebbe stata versata una cifra superiore ai 100 milioni, in più il «Giornale» si sarebbe impegnato ad astenersi da nuovi attacchi e, anzi, Di Pietro avrebbe ricevuto «appoggio politico per le sue iniziative utili al Paese». Ammetterà che le notizie anticipate dall'Espresso sono dettagliate. «Dettagliate fin che si vuole ma totalmente false. Non ho mai scritto a Di Pietro e tanto meno gli ho offerto dei soldi perché ritirasse le querele. Una querela, a questo punto, la faccio io: ho già dato mandato ai miei legali perché querelino L'Espresso e chiunque riprenda la notizia divulgata dal settimanale». Tutto falso? «Tutto falso». E come spiega la cosa? «Non sono ancora riuscito a parlare con Guido, Guido Viola l'avvocato del Giornale. Magari si tratta di uno scambio di lettere tra legali, a volte possono esserci contatti, ipotesi di transazione...». Cioè la lettera non è sua ma dell'avvocato Viola? «Mia di sicuro non è. Se esista poi una lettera di qualcun altro lo ignoro, l'ipotesi dello scambio tra legali è l'unica spiegazione che mi viene in mente, a meno di ricorrere all'idea del complotto: lasciamo perdere...». Lasciamo perdere. «Ma sia chiaro che io non ho proposto appoggi politici a Di Pietro. Gratis, per giunta... Ma via, come si fa a pensare che certe cose, ammesso che uno le immagini, le metta nero su bianco? Eppoi io Di Pietro l'ho incontrato di persona». Di recente? «Al ministero dei Lavori pubblici, a Roma, quando era ministro». Più o meno la data dell'ipotetica lettera... «E dagli, non esisteeeee nessuna lettera di Feltri a Di Pietroooo». Ha incontrato l'allora ministro, diceva... «E abbiamo fatto colazione insieme». Parlando di politica? «Parlando di molte cose». Parlando anche delle 26 querele al «Giornale»? «Ma figuriamoci! Eppoi ognuno ha il diritto di fare tutte le querele che vuole». Le opinioni separate dalle querele, insomma... «Io faccio il mio lavoro di diretto¬ re». E le querele? «Ci sono gli avvocati, non è certo compito di un direttore responsabile trattare queste cose». C'è chi ha calcolato cifre a nove zeri che il «Giornale» dovrebbe pagare a chi l'ha querelato, sempre che alla fine sia ritenuto responsabile... «Vedremo. Comunque, ogni quotidiano ha un budget per le querele, compreso il Giornale». Lei non è preoccupato? «No». E non ha spedito lettere di pace a Di Pietro? «Mi prende per cretino?». Armando Zeni li direttore del «Giornale» Vittorio Feltri
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