PICASSO Il genio tradito

Il genio tradito Il genio tradito BICASSO per sempre. Alla fine del secolo o quasi, l'interesse magari spurio per uno degli artisti decisivi del Novecento rinasce con la grande mostra parigina di Picasso ritrattista, con la temibile intenzione di Norman Mailer di scriverne una biografia all'americana, con Surviving Picasso di James Ivory interpretato da Anthony Hopkins che esce domani nei cinema italiani, brutto film sui rapporti con le molte donne, mogli, amanti e modelle, soprattutto sul legame durato una decina d'anni tra il pittore sessantenne e la ventenne Frangoise Gilot, studentessa d'arte, madre di Claude e Paloma Picasso, l'unica a sopravvivere alla vita col gemo senza venirne del tutto schiacciata, annullata. Quando i due si conobbero, nel 1943 a Parigi occupata dai nazisti Picasso pagava uno scotto per venir lasciato in pace: accettava di ricevere ogni tanto nel suo studio in rue des Grands-Augustins quegli alti ufficiali tedeschi appassionati d'arte che desideravano incontrarlo o vederlo al lavoro, e ad una simile occasione risale l'aneddoto famoso raccontato da Paul Eluard, con unck., dei visitatori che di fronte ad alcuftlr' prove per Guernica chiede «Sieje stato voi a fare questo?», e Picasso, che risponde «No. Siete stati voi»/ Nel film, tutto ciò diventa una conversazione inspiegata tra Picasso innervosito, sarcastico, e due militari tedeschi ignoranti che guardando opere straordinarie, rimangono a bocca aperta, non capiscono, osservano che certo le loro mogli non accetterebbero mai di avere in casa roba del genere. E' un esempio minore ma eloquente dei difetti d'un film che pareva promettente. Si capisce che può essere sempre divertente vedere sullo schermo la leggenda Picasso con tutti gli addendi leggendari degli ultimi trent'anni della sua lunga vita, ^'ambiente degli artisti, la prima rappresentazione-lettura privata del suo testo teatrale dada Le désir attrappé par la queue, il ristorante abituale «Le Catalano, Parigi occupata e Parigi liberata, il Sud della Francia dove viveva, il lavoro di ceramista, grafico e scultore, il martoriato devoto segretario Sabartes, Matisse ottantenne interpretato da Joss Ackland, il dottor Lacan terapeuta dell'infelicità e le donne: la prima moglie russa Olga ballerina di Diaghilev, Dora Maar impersonata benissimo da Julianne Moore, Frangoise Gilot recitata bene da Natascha McElhone, Jacqueline Roque (Diane Venora) l'ultima moglie. Ma il film ispirato all'autobiogra- Un pittoreper il Norappresencinico e ca Un pittore decisivo per il Novecento rappresentato come cinico e capriccioso decisivo vecento ato come apriccioso fia di Frangoise Gilot Vita con Picasso e tratto da una biografia di Arianna Stassinopoulos ha altre ambizioni: raccontare un egocentrismo capriccioso e crudele di Picasso sempre capace di rendere infelice chi lo amava, raccontarne il maschilismo latino infantile, futile e promiscuo. E' un meccanismo usuale: quando tutto è stato detto su un artista grandissimo, non resta che sminuirlo, smitizzarlo o denigrarlo. Il risultato è altrettanto consueto: quasi tutti i film sui pittori (e su scrittori, musicisti, poeti) vengono male per l'impossibilità di renderne sullo schermo l'opera e la creatività. Surviving Picasso, in particolare, è afflitto da almeno quattro errori o mancanze. Adotta una mentalità contemporanea sui rapporti uomodonna per giudicare comportamenti di mezzo secolo fa; adotta una visione comune e ragionevole, socialmente corretta, per giudicare i comportamenti di un gemo. Descrive Picasso amante, marito, padre, datore di lavoro, ignorandone il mondo e l'opera: per l'interdetto posto dagli eredi, mentre si vedono nel.film dipinti di Matisse o Braque non se ne vedono di Picasso. Usa uno stile da biografia televisiva, piatto, tedioso, senza ispirazione né accensione né invenzione, che neppure sembra appartenere a James Ivory e risulta persino peggiore dello stile di Jefferson in Paris, già diretto mediocremente dal regista. Sceglie come protagonista Anthony Hopkins, un Picasso mancato: con le lenti a contatto scure, con un pesantissimo cerone sulla faccia per fingere incarnato latino e abbronzatura perenne, l'eccellente attore inglese non evoca neppure il ricordo del fascino e della sensualità di Picasso anche da vecchio, e i suoi modi d'esprimere la vitalità dell'artista (saltelli, risate, scatti, corsette, mimiche della boxe, zingarate in automobile) sono macchiettistici, ridicoli. La fortuna di Picasso al cinema, anche dopo Surviving Picasso, rimane affidata, oltre che al grande documentario di Henri-Georges Clouzot che nel 1955 ne illustrava il mistero creativo, all'apparizione dell'artista ne II testamento di Orfeo di Jean Cocteau: rapida, statica, silenziosa, seducente. E una testimonianza comica della sua immensa celebrità resta in Tota a colori: quando un mondano caprese spiega a Totò, stupefatto di fronte a un quadro frammentato e sbilenco, «C'est une imitation de Picasso», battuta a cui segue immediato uno sputo nell'occhio. Lietta Tornabuoni G NN]Ù 130 NUMERO 341 25 Nell'immagine grande Pablo Picasso Qui accanto, Anthony Hopkins protagonista del film; in alto a destra, l'attore con Natasha McElhone, che interpreta il ruolo di Frangoise Gilot L-T, ROMA / energia, la forza, l'empito vitale: I è questa l'eredità che il personaggio di Pablo Picasso ha lasciato all'attore Anthony Hopkins al termine delle riprese di Surviving Picasso, il film di James Ivory ispirato al libro Live with Picasso scritto da Frangois Gilot nel 1964. ((Appena finita la lavorazione - racconta Hopkins - sono entrato in ospedale per operarmi a una vertebra del collo che fino a quel momento mi aveva provocato dolori terribili. Il sollievo provato dopo l'intervento è stato così forte da farmi sentire il desiderio di dire grazie alla vita: sono solo un attore, non certo un genio come Picasso, ma è stato proprio in quel momento che ho capito il senso della sua forza indomita e mi sono identificato con luì». Alto, imponente, grandi mani e grandi occhi celesti, Hopkins, che è ' nato in Galles il 31 dicembre del '37, ha scoperto a 17 anni l'amore per il mestiere d'attore e da allora ha lavorato ininterrottamente per il teatro, il cinema, la tv inanellando un premio dopo l'altro, fino all'Oscar per l'interpretazione di Hannibal Lecter nel Silenzio degli innocenti. «Quel ruolo - dice l'attore a Roma per promuovere, insieme con il regista Ivory, l'uscita del

Luoghi citati: Francia, Galles, Guernica, Parigi, Roma