Adesca un ragazzino di Ferdinando Camon

Adesca un ragazzino Adesca un ragazzino MILANO. Un uomo di 60 anni, P. C, è stato sottoposto a fermo di polizia per tentata violenza sessuale ai danni di un ragazzo di 13 anni, milanese, figlio di un suo conoscente. Un amico dell'arrestato, M. A., di 57 anni, che avrebbe assistito senza intervenire ai tentativi di approccio, è stato denunciato per favoreggiamento. Il provvedimento è stato deciso dal pm Margherita Taddei, dopo una serie di riscontri. Secondo il ragazzo, suo padre gli ha consegnato 50 mila lire e lo ha incaricato di andare a fare alcune compere. Durante il tragitto è stato però scippato. Per paura del padre, il ragazzo ha preferito andare a casa di P. C, sembra per chiedere a lui i soldi. Il ragazzo ha raccontato che l'uomo, in presenza del suo amico, lo ha abbracciato e accarezzato. 11 ragazzo è fuggito. [Ansa] Gli abusi sarebbero stati accertati su tre bimbi, ma nei diari del giovane c'erano altri nomi. Lui: «A volte non riesco a frenare i miei istinti» Giuseppe Cesarò 23 anni è finito in carcere per violenza su bambin' Sotto una pagina del quaderno dei «test» i tre piccoli si sciolgono, i racconti diventano più dettagliati. E si decide di fare una perquisizione in casa di Cesarò. «Faceva tante strane domande, tutte sul sesso», avevano detto i bambini. Eccome: Giuseppe Cesarò era molto preciso, aveva stilato un bel quadernone di cinquanta pagine, scritte a stampatello con le domande e le caselline su cui i bambini mettevano le «x» di risposta. I test, elaborati ispirandosi al Kamasutra, erano divisi in cinque livelli: cuore, amore, sesso, diablo e lucifero. «Attraverso questi test i bambini arrivavano progressivamente ad accettare atti sessuali sempre più forti», spiegano alla polizia. Fino alla violenza? «La violenza è già in domande di questo tipo». Dopo la perquisizione Giuseppe Cesarò si rivolge a un medico. Cerca aiuto, spiega che talvolta non è in grado di «frenare gli istinti». Ma non fa in tempo a cominciare una cura: scattano le manette e si ritrova a San Vittore. Da dove continua a ripetere di non aver «usato violenza» ai bambini. Su quei tre piccoli, invece, gli inquirenti non hanno dubbi e pensano semmai che possano essere di più. I nomi sui test sono di cinque bambini: un quarto è stato individuato e avrebbe raccontato di «approcci» ancora lievi, del quinto non si sa nulla, e potrebbero anche essercene altri. Perché Giuseppe, coi bambini, «ci sapeva proprio fare», [r. m.] E, perfetta la storia del baby-sitter pedofilo che prima seduceva (culturalmente, psicologicamente) i bambini, e poi esercitava su di loro la violenza carnale. La violenza carnale non è sicura, c'è chi la smentisce. Ma non è importante. Se il lettore mi segue, si accorgerà che esiste un'altra violenza ben più grave, pedagogicoistruttiva-culturale, che questo baby-sitter, se le notizie restano queste, esercitava preliminarmente. Come dire: prima entrava nelle anime, e da lì poi entrava nei corpi. A quel punto, i corpi cedevano senza resistenza, anzi con una specie di collaborazione, come se quel che subivano fosse un premio. Nella storia della pedofilia, che quest'anno ha terrorizzato il mondo, questa è una tappa nuova: è la tappa del «possesso completo», mente e corpo. La pedofilia belga era assassina: s'impossessava dei corpi di bambini facendoli morire. Un possesso contrastato dal pianto, dallo spavento, dalla morte. Un possesso parziale, come tra nemici. Qui, nella notizia che vien da Milano, e nei termini in cui sta ora, il possesso è totale perché avviene «tra amici». Stavolta il pedofilo è un baby-sitter. Professione ideale. I genitori ti consegnano il piccolo, e se ne vanno: lo hai in tuo possesso, senza testimoni: tu, la tv, la stanzetta, il bagnetto, la cucina. Ideali sono anche le professioni di istnittorc di nuoto, professore di educazione fisica, maestro elementare. Sono le professioni di chi «ama» i bambini. E i pedofili li amano. Hanno, spesso, una innata gentilezza e una non comune sensibilità per i giochi, le favole, la mentalità dei piccoli. Ma la professione di baby-sitter è il massimo. Perché sei solo, nella casa vuota, per un tempo che sai quando comincia e quando finisce. Questo baby-sitter cominciava da lontano: prima faceva domande neutre, oggettive: l'età, il nome; poi passava alla sfida: hai coraggio, sei capace di baciare, una donna, un uomo? E del sosso, cosa sai? sai questo? e quest'altro? Per i piccoli un educatore di questa specie diventa non il sostituto di padre e madre, ma il vero padre e la vera madre: perché gli spiega ciò che padre e madre tacciono, il coqDo. Dicono che era molto apprezzato dove andava: ci si può ben credere. Di test in test, i bambini venivano introdotti ai giochi spinti, con l'aiuto di riviste o cassette. Ed eccoci al clou: i giochi più segreti avevano cinque nomi, corrispondenti ai cinque gradi, che sono, in ordine di audacia, cuore, amore, sesso, diablo e lucifero. I bambini erano curiosi di conoscerli. Lo siamo anche noi. L'ultimo è il massimo. «Lucifero» è più di «diablo». Non riusciamo a capire in che cosa sia di più, ma questa è la graduatoria. Lucifero è il capo dei diavoli, e quello è iì capo dei giochi. Giunti a quel punto, avveniva l'accettazione dell'intera scala, con l'insegnamento che «lucifero è bello». Così, all'insaputa dei genitori, il bambino poteva dirsi «iniziato». Il maestro era penetrato nelle anime, e da lì era penetrato nei corpi. Lacan dico che ogni dialogo è sostitutivo dell'atto sessuale: si parla e ci si ferma lì. ma in realtà si vorrebbe fare quello. Questo baby-sitter, se le cose stan così, non si è fermato alla sostituzione: il suo dialogo era introduttivo all'atto sessuale. Le pochissimo nozioni che insegnava ai piccoli erano sostanzialmente tappe di un kamasutra, da applicare subito. Il problema dei bambini è che, se non sono convinti, «lo dicono alla mamma». E lui li convinceva. Quel che ha fatto ai corpi (la polizia non si sbilancia sulle prove) non è niente in confronto a quel che ha fatto alle menti. Tutti puntano alla ricerca della violenza fisica. Senza notare che l'altra, la violenza psichica, è più totale e indelebile. Ferdinando Camon on on onj svtst

Persone citate: Giuseppe Cesarò, Lacan, Margherita Taddei

Luoghi citati: Cesarò, Milano