Rai, scatta la protesta «No alla tutela politica» di Maria Grazia Bruzzone

Rai, scatta la protesta «No alla tutela politica» Rai, scatta la protesta «No alla tutela politica» glieri leggono: la Vigilanza può anche formulare «motivate proposte al cda» perché rispetti il piano editoriale (punto 4). Alla Vigilanza dovranno essere trasmessi gli atti relativi al «controllo sociale», esercitato, in quanto azionista, dall'Ili. E vabbè. Finché si arriva al fatidico punto 6, una frase assolutamente incomprensibile, i consiglieri smarriti guardano verso Michele Scudiero, il giurista napoletano amico di Nicola Mancino. Il quale ha subito chiare le conseguenze, e spiega che l'assegnazione delle risorse economiche ai vari settori, i piani annuali di produzione e trasmissione nonché tutte le nomine, dai vicedirettori in giù, fino ai dirigenti di secondo livello, e i contratti sopra i 5 miliardi: tutti questi atti dovrebbero sottostare al «parere ohbligatorio» della Vigilanza. «Una condizione di tutela politica inaccettabile», dichiara Scudiero. E aggiunge: «Come persone noi siamo anche disposti ad andarcene al più presto, ma la Rai e una s.p.a. e da certe regole non si può discostare. L'indirizzo politico va hene, il controllo pure, ma il parere obbligatorio non esiste». E scatta l'allarme, nella giornata più nera della Rai, che nelle stesse ore sta valutando gli effetti della sentenza del tribunale di Firenze che ri-assegna a Vittorio Cecchi Gori i diritti del calcio «in chiaro», riaprendo una partita che Letizia Moratti pareva aver definitivamente vinto un anno fa. La riunione del cda viene sospesa per emanare un comunicato durissimo in cui Siciliano e soci denunciano «lo snaturamenmto della natura societaria» del servizio pubblico e le «gravi conseguenze per la vita aziendale». Cgil, Cisl e Uil proclamano insieme allo Snater uno sciopero dei dipendenti per il 21 dicembre «contro il maxi- li Consiglio boccia il «superpotere» assegnato alla Vigilanza Dipendenti in sciopero il 21 dicembre A destra Enzo Siciliano a sinistra Francesco Storace emendamento che trasformerebbe la Vigilanza in una specie di superconsiglio di amministrazione», seguiti a ruota dall'Usigrai, il sindacato dei giornalisti. Insomma, viale Mazzini e Saxa Rubra sono in subbuglio, mentre a Montecitorio scende in campo il partito-Rai. Beppe Giulietti, l'ex tribuno dell'Usigrai, oggi deputato pds, è il primo a scendere in sala stampa annunciando che «l'accordo non lo si fa contro la maggioranza e i suoi alleati». Allusione alla contrarietà di verdi e prc. Che subito incalza¬ no. «Non accettiamo la messa sotto tutela militare della Rai», dice Mauro Paissan, che ormai si è convinto ad accettare la proproga a Mediaset, mentre il partito di Bertinotti chiede esplicitamente la fiducia del governo sul decreto salva-Rai «senza regali né scambi». «Ci soono condizioni inaccettabili da parte di an», spiega il capogruppo del pds Fabio Mussi. E Francesco Storace ha una bel difendere la posizione di «garante della trasparenza» del suo partito: «Vogliamo solo che il Parlamento sia informato perché la Rai non sia ostag¬ gio dei partiti». Silenziosi i popolari. Ma il sottosegrario alle Poste Michele Lauria aveva pur avvisato, l'altra notte, che il punto più caldo era il potere della Vigilanza. Vincenzo Vita, l'altro sottosegretario, veltroniano, tutto preso dalla «necessità» dell'intesa, l'aveva sottovalutatato? Ora raccontano che al ministro Maccanico quel «punto 6» così astruso era sfuggito. Ma di qui a lunedì ci sarà il tempo di riparlarne. Maria Grazia Bruzzone

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