Moser, un pensionato-baby
Moser, un pensionato-baby Moser, un pensionato-baby FRANCESCO Moser, ex campione del ciclismo separatosi dalle gare nel 1987, un albo d'oro lungo come il ponte di Brooklyn, non ha mai smesso di rimpiangere i bei tempi in cui pedalava: una certezza 10 infervora, è convinto di poter illustrare ancora oggi qualsivoglia traguardo. E finalmente un nuovo striscione l'ha accolto. A 45 anni portati con atletico slancio, il conquistatore del Giro, del Campionato del mondo e del record dell'ora, è salito sul podio dei Pensionati Baby. Un milione e 800 mila lire al mese, tenacemente inseguiti andando in fuga contributiva dal 1981, riscattando otto anni di professionismo e 11 periodo del servizio militare, 6 1 2 1 2> 771122"176003 sono il premio delle sue fatiche. Gli basteranno per un dignitoso proseguimento della vita? E' probabile giacché, al ruolo di pensionato, il poliedrico, attivissimo Moser affratella quelli di assessore allo Sport e Turismo per la Provincia di Trento (Francesco è la stella del Pat, partito autonomo trentino), di industriale della bicicletta, di assicuratore, di consulente della Rcs organizzazioni ciclistiche e, crepi l'avarizia, di produttore di vini. Agli amici e nemici che nei giorni della gloria gli dicevano: cakna, andrai in pensione anche tu superman, Moser rispondeva mulinando la bicicletta come una clava. Si stenta tuttora a credere che la parola pensionato possa abitare il suo scarno ma guerresco vocabolario. «Ho vestito la maglia rosa, la maglia gialla e la maglia iridata, ho sudato mille montagne, ho rischiato l'osso del collo in mille discese. Ho diritto o no d'intascare ciò che mi spetta?». E così spiegando Francesco, in splendida torma, non un chilo di più, corroborato dall'unico doping d'un grappino, salta sulla bici, raggiunge l'ufficio postale alla media di quarantacinque chilometri all'ora e all'impiegato che per aspettarlo in cima al Pordoi lasciava appeso allo sportello un biglietto con sopra scritto «tomo subito», intima: «Presto, l'assegno». Allo stesso modo che un tempo, afflitto da una foratura, gridava ai gregari: «Presto, la ruota!». Prendono la pensione Alfredo Martini, commissario tecnico dei ciclisti azzurri, Luciano Pezzi che il democristiano Bartali, sapendolo comunista, obbligava a portargli le borracce anche quando non ce n'era bisogno, Wladimiro Panizza, lo scalatore tascabile, e perfino Felice Gimondi il vincitore del Tour. Ma ad essi Moser orgogliosamente sorride: il baby sono io. Il pensionato baby più amato dagli italiani. Gianni Ranieri
Persone citate: Alfredo Martini, Bartali, Felice Gimondi, Gianni Ranieri, Luciano Pezzi, Moser, Wladimiro Panizza
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