«Zorzi mise la bomba in piazza Fontana»
I giudici: danneggiate le indagini I giudici: danneggiate le indagini «Zorzi mise la bomba in piazza Fontana» Le rivelazioni di due neofascisti E'polemica sulla fuga di notizie ROMA. La bomba di Piazza Fontana sarebbe stata collocata da Delfo Zorzi, all'epoca braccio destro di Carlo Maria Maggi, il capo di Ordine Nuovo nel Veneto. Lo avrebbe confessato lo stesso Zorzi pochi giorni dopo la strage di Milano a due «camerati», Martino Siciliano e Carlo Digilio, che nei mesi scorsi lo hanno rivelato ai magistrati milanesi Salvini e Pradella. La rivelazione è del «Diario della Settimana», che ha provocato l'immediata reazione dei giudici. «Ancora una volta - ha dichiarato il pubblico ministero Grazia Pradella - constato con amarezza la diffusione di verbali o di stralci di questi. Ciò crea un evidente danno alle indagini in corso». Secondo la testimonianza resa ai magistrati da Carlo Digilio, un agente della Cia in Italia e soprannominato «zio Otto» per la passione per le armi, Zorzi (49 anni, che vive da tempo a Tokyo, dove ha aperto una ditta di import-export) avrebbe partecipato «direttamente all'operazione di collocazione della bomba alla Banca nazionale dell'agricoltura». Digilio ha raccontato che Zorzi gli disse: «Me ne sono occupato personalmente e non è stata una cosa facile, mi ha aiutato il figlio di un direttore di banca». Anche Siciliano ha raccontato ai magistrati che Zorzi, parlando dell'attentato alla Bna, «fece chiaramente intendere che gli anarchici non c'entravano nulla e che erano stati presi come capro espiatorio per il fatto che, per i loro precedenti come bombardi, un'accusa nei loro confronti era credibile. In realtà - ha aggiunto - gli atten¬ tati di Milano e Roma erano stati pensati e commissionati ad alto livello e materialmente eseguiti da Ordine Nuovo del Triveneto». L'articolo di «Diario» sostiene che Digilio avrebbe spiegato ai magistrati: «Con un moto di orgoglio Zorzi mi disse che aveva partecipato all'azione di Milano e che nonostante tutti quei morti, che erano dovuti a un errore, l'azione era stata importante perché aveva ridato forza alla destra e colpito le sinistre nel Paese». Nell'articolo si ricostruiscono anche le fasi per la costruzione delle bombe da far esplodere a piazza Fontana e contemporaneamente a Roma, all'Altare della Patria. Si elencano poi coloro che in vario modo parteciparono alla preparazione e all'esecuzione degli attentati, alcuni dei quali non più giudicabili perché assolti in via definitiva nei precedenti processi. Infine, si ricostruisce l'attività di Digilio come agente della Cia e la catena di comando in cui era inserito: da questo quadro sono riemersi nomi e sigle note, come quelle di Gladio, dell'Ufficio affari riservati del Viminale e del Sid. Irritata per questa fuga di notizie, il pm Pradella ha aggiunto: «Io non ho mai proceduto all'interrogatorio di Digilio e Siciliano con il collega Salvini. Le dichiarazioni riportate dalla stampa non sono state rese a questo ufficio nell'ambito delle indagini su Piazza Fontana. Preciso infine che dall'estate 1995 l'unica autorità procedente per la strage è la procura di Milano, che sta ovviamente seguendo le indagini con il nuovo rito». [r. cri.] Domani ricorre il 27° anniversario della strage di Piazza Fontana
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