Banco di Napoli, un altro scandalo

In manette il vertice dell'Isveimer, l'istituto di credito per il Mezzogiorno In manette il vertice dell'Isveimer, l'istituto di credito per il Mezzogiorno Banco di Napoli, un altro scandalo Buco da trenta miliardi NAPOLI. Una richiesta di finanziamento per 100 milioni di dollari con la conseguente raccolta all'estero della somma, una perdita secca di 30 miliardi di lire che per incanto sparisce dai conti, salvo rispuntare dopo l'arrivo degli ispettori della Banca d'Italia. Sono gli ingredienti dell'inchiesta della procura di Napoli che ieri ha portato all'arresto di cinque ex dirigenti dell'Isveimer, l'Istituto di credito industriale per il Mezzogiorno controllato dal Banco di Napoli e messo in liquidazione nella scorsa primavera. A chiedere quei fondi fu la Istifi, la «cassaforte» del gruppo Fininvest, che se li vide alla fine negare mentre funzionari dell'istituto napoletano nascondevano le tracce di un'operazione che per gli inquirenti ha troppi lati oscuri. Con l'accusa di falso in bilancio e false comunicazioni societarie, il gip Maria Teresa Rotondare ha deciso l'arrosto dell'ex presidente dell'Isveimer, Giuseppe Di Vagno, gli ex vicepresidenti Gustavo Di Cesare e Luigi Ceriani, gli ex direttori generali Raffaele Fabbrocino e Benito Plotino. A Di Vagno, in passato parlamentare socialista e sottosegretario nei governi Rumor e Colombo, e a Ceriani sono stati concessi gli arresti domiciliari per l'età avanzata. Già finita nel mirino dei pm del pool Memi pulite per le presunte tangenti Fininvest, l'Isveimer è ora al centro dell'attenzione dei magistrati napoletani che hanno accertato reati contabili e societari, ma adombrano sospetti anche sull'esistenza di un nuovo giro di mazzette. La storia comincia nel febbraio del '93, quando l'Istifi avanza una richiesta di finanziamento per 100 milioni di dollari. Gli investigatori hanno appurato che la raccolta della provvista in franchi svizzeri venne avviata attraverso la Merrill Lynch Capital Service di Londra. L'Isveimer si accollò inoltre il cosiddetto «rischio cambio», legato alla fluttuazione delle valute. Ma inopinatamente il finanziamento venne bocciato dal consiglio d'amministrazione e il mancato via libera comportò che quella provvista restasse nelle mani dell'istituto di via Vespucci. Con quali conseguenze? Per le oscillazioni del franco svizzero, fu registrata una perdita di 30 miliardi che - è emerso dalle indagini - non venne indicata in bilancio né comunicata al cda. A scoprire che i conti non quadravano fu la Banca d'Italia che nel '95 mandò i suoi ispettori a far luce sulle «sofferenze» del Banco di Napoli. A lasciare perplessi gli inquirenti anche quel «no» al finanziamento che apparve loro anomalo vista «l'istruttoria favorevole sull'affidabilità del gruppo» e i crediti di cui l'Istifi aveva beneficiato in precedenza. L'esistenza di possibili accordi venuti meno all'ultimo mo¬ mento è una delle ipotesi investigative, ma da chiarire c'è anche un punto tutt'altro che secondario: che fine ha fatto la famosa «provvista» che non si tramutò in finanziamento producendo soltanto perdite? Gli investigatori vogliono accertare se quei fondi - come pare - sia- no stati depositati in Lussemburgo in una banca italiana e soprattutto perché. Nel mistero dell'operazione, c'è infine il dubbio che qualcuno degli ex dirigenti dell'Isveimer possa aver avuto l'intenzione di lucrare sui vantaggi ottenuti dalla banca inglese dove furono acqui- stati i franchi svizzeri. Per questo sarà disposta nei prossimi giorni una rogatoria. Mentre l'indagine sembra tutt'altro che conclusa, dalla Fininvest è arrivata una secca nota nella quale si sottolinea che «il rapporto con l'Isveimer si limitò alla richiesta del finanziamento, peraltro a normali condizioni contrattuali e di mercato». «Poiché il prestito non venne concesso, per motivi che Fininvest non era certo autorizzata a sindacare - continua la nota - il rapporto con Istifi venne a cessare». Plaudono intanto all'inchiesta il capogruppo di Forza Italia nella commissione Bilancio della Camera, Marco Taradash («Dimostra quanta ragione vi fosse nella richiesta di istituire una commissione parlamentare d'inchiesta sul Banco di Napoli») e il deputato della Lega, Edouard Ballaman che sollecita il governo a riferire in Parlamento sugli sviluppi dell'indagine. Mariella Cirillo 15 manager accusati di falso in bilancio Giuseppe Di Vagno, ex presidente dell'Isveimer e la sede dell'Istituto napoletano

Luoghi citati: Londra, Lussemburgo, Napoli