La morte «gioca» di lunedì
La morte «gioca» di lunedì "il 1 Ì^LHjJJB IL PREZZO DELIA LIBERTA' La morte «gioca» di lunedì Da Meroni a Scirea, il sangue sull'asfalto UE, altri due. Sembra che il calcio debba pagare al Moloch-motorizzazione, e non soltanto in Italia, un tributo alto e quasi fisso, nel senso di sincopato nel tempo secondo una scadenza tanto mostruosa quanto ineluttabile. Vogliamo dire che allorché arrivano notizie come quella di ieri, dei poveri Biondi e Di Vincenzo, i due del Castel di Sangro, in un certo senso le aspettiamo: por quello che è diventata la vita del calciatore, di lunedì e di primo martedì la vacanza che raramente è tranquillo isolamento, quasi sempre è corsa dal paese (il caso dei due di ieri), è adempimento di un impegno extracalcistico, magari presso uno sponsor, è ricerca, nel posto spesso più lontano possibile da quello di lavoro, di uno spazio ed un contatto diversi da quelli abituali. Il calciatore sta in auto tanto tempo, specie di lunedì e martedì, guardando l'orologio per raccogliere della sosta tutto il buono che ha previsto. Ci sono calciatori celebri che quel giorno usano la Ferrari, per andare in quel ristorante speciale e remoto, per scappare in un posto da sicura privacy, o magari soltanto per filare forte. Il calciatore usa l'auto come primissimo strumento di evasione dalla sua doratissima prigionia. Se gioca nel profondo Sud, cerca di spendere il lunedì nella grande Roma, oppure al villaggio natio, pazienza se più lontano ancora. Ha paura dell'auto, il calciato¬ re. Ci sono decessi anche importanti, sempre dolorosissimi, a riempirlo di timori e terrori. Però va forte. Quasi tutti gli sportivi, fuorché i campioni dell'automobilismo, vanno forte in auto sulle strade comuni. Comandare un mezzo meccanico può anche essere una forma di ribellione ad una costrizione quasi monastica di troppe ore di troppi giorni. La storia diciamo recente, grosso modo ultimi 30 anni, delle tragedie automobilistiche che hanno funestato il calcio è densa, greve. Comincia (1967) con Meroni che però era un pedone, un'auto lo travolse e lo uccise a Torino. Poi - restiamo a nomi italiani o comunque dei nostri campionati, e anche di tecnici e dirigenti legati ai modi di vita dei calciatori - Barison in un rogo sull'Aurelia, con Radice ferito. E Franchi il presidente federale, lui senese andava a cercare un forte fantino per il palio della sua contrada. Due del Lecce, Lo Russo e Pezzella. Coek il belga che non aveva sfondato nell'Inter. E il grande Scirea, nel rogo di un'auto su una strada polacca. Bergamini travolto da un camion, Frustalupi il vecchio e Catena il giovane. Dirceu lo splendido giocoliere mercenario, Massimino il presidente catanese dal sangue caldissimo. E adesso quei due che stavano tornando al sogno, il Castel di Sangro in serie B. In mezzo incidenti gravissimi, ne citiamo due, Lentini e Pagliuca, automobili sfasciate, storie di velocità alta per usare della vita tutti gli spazi speciali ili libertà, di licenza. Ci sono club che hanno paura dell'incidente, emanano regole, emettono divieti, comminano multe. Personalmente contiamo, in 40 e passa anni di giornalismo sportivo, tre soli passaggi in auto offertici da calciatori, tutti stranieri e fuori Italia. Il calciatore italiano avverte la nemesi, teme il rischio, non solo per sé. Una volta i tifosi convocavano gli idoli al lunedì sera nei loro club, e loro, i campioni, arrivavano guidando e guidando tornavano a casa, magari dopo avere libato. Adesso il campione che regala un po' del suo tempo libero si fa pagare, anche in sicurezza: viaggio comodo, autista meglio se professionale a disposizione. Sembra assurdo scrivere così quando ci sono due morti da piangere anche nero su bianco. Ma il pianto e implicito, il dolore e fisiologico. La maledizione dell'auto, in una vita che ognuno sempre più riempie di impegni, di scadenze, è pero un l'atto pesante, anche statistico. Ai soldati per la licenza si raccomanda, e a quelli non in soldi praticamente si impone con il biglietto a prezzo ridotto, il treno. Ci sono calciatori che per usare tutto della loro licenza programmano a priori viaggi forsennati in auto. Poi c'è anche la fatalità: e sapere che è stata essa sola ad uccidere quei due poveri ragazzi sarebbe una sorta di sollievo. Giampaolo Ormezzano Viaggi a velocità forsennata per raggiungere le famiglie Gli incidenti di Lentini e Pagliuca Sopra Gaetano Scirea, capitano della Juventus, morto in Polonia. A destra Gigi Meroni, goleador del Torino
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