Sconfìtti nella partita con la vita

Schianto, uccisi 2 giocatori del Castel di Sangro Tornavano in Abruzzo per gli allenamenti: sulla squadra una nuova maledizione Sconfìtti nello partito con la vita Schianto, uccisi 2 giocatori del Castel di Sangro castel di sangro. Uno schianto in autostrada, sull'asfalto trasformato in una tragica trappola dalla pioggia, ha portato un nuovo lutto nel mondo del calcio: la morte s'è portata via Danilo Di Vincenzo e Filippo Biondi, attaccante e difensore del Castel di Sangro. I due atleti stavano tornando in Abruzzo, dopo aver trascorso la giornata di riposo in Toscana: lunedì Di Vincenzo era rimasto a Firenze con la fidanzata che avrebbe dovuto sposare a giugno, mentre Biondi aveva raggiunto i genitori a Pian di Scò. L'incidente è avvenuto ieri alle 9,20, lungo l'Autostrada del Sole, vicino a Orvieto: c'era Di Vincenzo alla guida della Golf che ha sbandato sulla strada bagnata ed è andata a scontrarsi contro un camion in sosta in un'area di parcheggio. Lo schianto ha ridotto l'auto a un ammasso di rottami, inutili i soccorsi, i due giocatori sono morti nel viaggio verso Orvieto. Sia Di Vincenzo, 28 anni, sia Biondi, 19 anni, erano alla prima stagione con la maglia del Castel di Sangro, la squadra del paesino di soli cinquemila abitanti che, con un duplice, straordinario balzo è salito dalla C2 alla ribalta della serie B. E, adesso, dopo questa tragedia, c'è chi parla di maledizione sul «piccolo Castello» che ha voluto intrufolarsi nel grande calcio. Anche sul campo, in effetti, la matricola non è stata finora assistita dalla fortuna: do- menica scorsa ha perduto, a Venezia, al 94', mentre in precedenza arbitraggi sbagliati l'avevano condannata alla sconfitta con rigori inesistenti. Due settimane fa, poi, dopo essere stato costretto a disputare gli incontri casalinghi a Chieti perché lo stadio era inadatto alla serie B, il Castel di Sangro aveva potuto esordire nella sua arena ristrutturata e ingrandita sino a ottomila posti, cioè capace di contenere una volta e mezzo tutto il paese. Avrebbe dovuto essere un giorno di festa, con un avversario nobile, anche se decaduto: il Genoa. Ma tutto si è tradotto in una grande delusione: pioggia, nevischio, bufera di vento, dopo neanche mezz'ora l'incontro venne sospeso, il campo era un acquitrino. Adesso, la tragica fine di Di Vincenzo e di Biondi, che in estate era stato comperato dalla Pistoiese. Di Vincenzo, inve¬ ce, era stato prelevato dal Giulianova con cui aveva appena vinto il campionato di C2: attaccante di lunga milizia nel limbo del pallone (Livorno, Pavia), aveva segnato su rigore il primo gol del «Castello» in B (alla Cremonese, nella giornata d'inaugurazione del torneo), che aveva significato anche la prima vittoria. Sua pure la rete a Zenga che aveva fruttato i tre punti contro una delle candidate alla promozione, il Padova. Di Vincenzo e Biondi, tra l'altro, erano legati da un'antica amicizia, cominciata quando entrambi giocavano per la Rondinella Firenze. Il patron del Castel di Sangro, Enzo Gravina, ha saputo della sciagura mentre stava andando a Ferrara con Luciano Russi, rettore dell'Università di Teramo, al quale ha ceduto la presidenza della società dopo essere stato eletto consigliere della Federcalcio. Gravina e Russi dovevano tenere una lezione nell'ateneo ferrarese, agli studenti del corso di diritto e economia dello sport avrebbero parlato del fenomeno Castel di Sangro, di come un club di paese anziché militare tra i dilettanti è riuscito a salire sino alla grande ribalta del calcio professionistico. E che la squadra abruzzese sia davvero un'eccezione lo conferma l'arrivo nel Sangro di alcune troupe dei network americani, che hanno attraversato l'Atlantico per dedicare servizi al «Castello». Ed è stato uno di questi sei-vizi a far innamorare del Castel di Sangro lo scrittore McGinnis: da ottobre segue gli allenamenti e la vita di spogliatoio e a fine campionato scriverà un diario sul «topolino del calcio». Fra le peculiarità del Castel di Sangro, c'è anche la capacità di restare immune alle frenesie del football professionistico e di mantenere un ambiente capace di sorridere anche quando la classifica piange (la truppa di mister Jaconi ò penultima, con 10 punti). Nacque così, un mese fa, il tiro giocato ai mass-media. Gravina annunciò: «Anche noi abbiamo ceduto alla moda dello straniero, lo presenteremo domani, è un bomber africano». Ci caddero tutti: titoloni, servizi, ma non era vero niente, lo straniero si rivelò un imbranatissimo, che nulla aveva del calciatore. Ernesto Grippo A sinistra un'immagine dell'auto dei due calciatori distrutta dopo l'incidente. Sopra Danilo Di Vincenzo, sotto Filippo Biondi