A Baghdad il giallo del petrolio

A Baghdad il giallo del petrolio Finisce l'embargo, festa in tutto l'Iraq, ma una misteriosa avaria tradisce il raiss A Baghdad il giallo del petrolio Saddam riapre i rubinetti, il greggio non sgorga BAGHDAD. E' stato Saddam Hussein in persona a riaprire ieri mattina l'oleodotto di Kirkuk, dando così materialmente il via alle esportazioni di petrolio autorizzate dall'Onu con l'obbligo di destinare il ricavato all'acquisto di medicine, alimenti e altri generi di prima necessità per la popolazione stremata da sei anni di embargo. Malgrado l'enfasi del «raiss», che in uniforme militare sotto la pioggia battente ha girato il grande rubinetto dell'oleodotto, i tubi sono rimasti asciutti davanti alle centinaia di persone che si erano radunate per applaudire Saddam allo sgorgare del greggio. Un guasto, non si sa se lo stesso che ha provocato il ritardo della cerimonia, ha bloccato il flusso del petrolio. L'Iraq non ne ha dato alcuna notizia ufficialmente. Alcune fonti hanno riferito che due diversi problemi tecnici potrebbero aver compromesso il funzionamento dell'oleodotto. Il primo determinato da un'interruzione dell'energia elettrica dovuta al maltempo. Il secondo, invece, a un'ostruzione delle tubature. A ogni modo, il petrolio non scorre. Lo ha confermato in Turchia Fatili Sen, direttore dell'impianto di Yumurtalik, terminale dell'oleodotto. Neanche una goccia di greggio è arrivata dall'Iraq e Fatili non ha fatto alcuna previsione sui tempi che saranno necessari a risolvere il guasto. Il «raiss» non ha voluto rinunciare a compiere il gesto, trasformato in un'occasione di propaganda personale sottolineata dal titolo di prima pagina del quotidiano governativo «Al Jumhuriya»: «Sì a Saddam che ha spezzato le sanzioni e ha liberato il petrolio iracheno». Nel suo articolo, il giornale definisce il dittatore «beniamino del popolo» e annuncia che «la prosperità pur l'Iraq e sulla via del ritorno». Dall'altra sera nella capitale la gente festeggia per le strade con canti, balli e fuochi d'artificio la ripresa delle esportazioni. Il viaggio del leader di Baghdad a Kirkuk non era stato annunciato in precedenza. Ne ha dato notizia questa mattina in un flash urgente di quattro righe l'agenzia ufficiale Ina. Saddam, informa il dispaccio, ha riattivato l'oleodotto che giunge fino in Turchia alle 11,25 ora locale (le 9 e 25 in Italia) e «dichiarato il ritorno del petrolio iracheno sui mercati del mondo». Saddam ha aperto i rubinetti qualche ora dopo il termine fissato dalle Nazioni Unite, che era le 6 ora italiana. In base all'accordo petrolio contro cibo, raggiunto in maggio ma solo ieri sbloccato dal definitivo sì del segretario generale dell'Orni Boutros Oliali, l'Iraq potrà vendere per un pe¬ riodo iniziale di 180 giorni petrolio per un valore complessivo di 2 milioni di dollari. Alla cerimonia è intervenuto anche il ministro per il Petrolio, generale Amir Moliamoci Rashid, il quale ha affermato che la Turchia sarà il partner privilegiato dell'Iraq per le esportazioni di greggio e che due contratti sono stati già sottoposti all'approvazione delle Nazioni Unite, cui sono riservati la supervisione e il controllo delle vendite. In tutto l'Iraq l'entusiasmo popolare per la ripresa delle esportazioni di petrolio ha raggiunto livelli tali da preoccupare le autorità. Nelle principali città, la gente non si è limitata a sparare petardi, ma moltissimi hanno usato pistole e fucili affidando il loro giubilo alle pallottole. Il governo ha emesso un decreto per vietare queste manifestazioni di gioia, pena l'arresto. Uomini e donne hanno inneggiato a Saddam, gridando «Dio lo protegga e allunghi la sua vita». La popolazione si aspetta che grazie all'accordo petrolio-cibo i prezzi degli alimentari, carissimi negli ultimi sei anni, tornino a livelli accessibili Fonti dell'Orni a New York hanno riferito che 260 aziende di 25 Paesi hanno chiesto di puter acquistare il petrolio iracheno, anche se nessuna domanda è stata finora approvata. Ora che l'Iraq può di nuovo esportare petrolio, Saddam riceverà la fattura: sei anni dopo la fine delle ostilità, le vittime della guerra del Golfo inizieranno finalmente a essere indennizzate. «Meglio tardi che mai», ha commentato ieri Car¬ los Alzamora, presidente della commissione dell'Orni per il risarcimento dei danni provocati dall'invasione del Kuwait, che ha sede a Ginevra. La commissione, che si riunisce da cinque anni per esaminare i quasi tre milioni di domande di rimborso, per un totale di quasi 200 miliardi di dollari, comincerà ora a disporre finalmente del denaro necessario agli indennizzi. Le risoluzioni dell'Orni stabiliscono infatti che il 30 per cento dei proventi dell'esportazione di greggio dell'Iraq sia destinato al risarcimento dei danni subiti da governi, imprese e privati cittadini in conseguenza dell'attacco iracheno. [e. st.] Cerimonia-flop Boicottaggio calo di energia o oleodotto ostruito? QUANTO VALE L'ORO IRACHENO 650 MILA BARILI AL GIORNO (Prima della guerra: 3.400.000) * MILA MILIARDI DI LIRE L'ANN© (di cui 2 mila miliardi saranno spesi in cibo ^^edicine per la Popda*|°^^ 260 COMPAGNIE STRANIERE DI 30 PAESI HANNO CHIESTO D| COMPRARLO, IERI IL PREZZO DEL PETROLIO E' SCESO A NEW YORK SOTTO I 25 DOLLARI AL BARILE Saddam Hussein preme il pulsante che dovrebbe riattivare l'oleodotto di Kirkuk, ma i tubi restano asciutti. Black-out o incidente? E' un giallo

Persone citate: Amir Moliamoci Rashid, Mila Barili, Mila Miliardi, Saddam Hussein