La Finanza: «l'ex ministro ci offende» di Giovanni Bianconi

«E' una castroneria IL COMANDANTE DI TUTTI IGICO La Finanza: «l'ex ministro ci offende «Vogliono toglierci l'inchiesta? Non abbiamo paura» aROMA UEL rapporto non l'ho scritto io, ma me ne assumo in pieno la responsabilità, in primo luogo morale. Perché i miei uomini non hanno fatto altro che riportare le conversazioni intercettate e dare, laddove era possibile, qualche elemento di interpretazione, sempre al condizionale». Per quattro giorni, all'indomani del blitz di venerdì e della pubblicazione a puntate del famigerato rapporto, è rimasto in silenzio. Ma adesso il generale di brigata Mario Iannelli, comandante dello Scico da cui dipendono tutti i Gico d'Italia, replica alle accuse rovesciate sugli investigatori delle Fiamme Gialle. Mentre parla nel suo ufficio, la tv trasmette le ultime notizie dal Quirinale. «Rispetto rigoroso delle competenze territoriali e professionali da parte della polizia giudiziaria», dice il comunicato, e il generale commenta: «Ci adegueremo alle decisioni che verranno prese, anche perché le indagini non devono mai essere personalizzate. E speriamo finiscano le polemiche. Questi tre mesi sono stati i più pesanti della mia carriera, e sì che ho fatto indagini per oltre trent'anni». Generale, Di Pietro e il suo avvocato parlano di «barzellette» e «voli pindarici» nel vostro rapporto. «E questo mi dispiace, perché come io non offendo gli indagati e i loro difensori, vorrei che altrettanto si facesse con noi. Comunque noi siamo rappresentanti dello Stato, e sono i vertici dello Stato che devono difenderci». Però quello spiegamento di forze per le perquisizioni... Non si poteva evitare? «Ma come faccio ad eseguire 68 provvedimenti di perquisizione, di cui solo tre riguardanti Di Pietro, necessariamente contemporanei, impiegando meno di 220 uomini? Il problema sono le notizie false; hanno detto che a Curno sono andati in 30 e che volevano perquisire pure i bambini, mentre erano otto e si sono comportati con grande gentilezza, sapendo bene quello che stavano facendo». Generale, davvero non ha niente da rimproverarsi per questi tre mesi? ((Assolutamente niente. Le ripeto che noi abbiamo soltanto trascritto intercettazioni ambientali, riferendo ai magistrati. Se Pa- cini Battaglia dice "quei due mi hanno sbancato", noi che dovevamo fare, bruciare il nastro?». Lei l'ha ascoltata quella frase? «Certo, non fosse altro per curiosità. E le assicuro che non diceva né stancato, né sbiancato, né altro. Qualunque altro comportamento, da parte nostra, sarebbe stata un'omissione d'atti d'ufficio o un favoreggiamento. Senza considerare che tutti i provvedimenti, dagli arresti alle perquisizioni, li hanno ordinati tre diverse autorità giudiziarie: La Spezia, Perugia e Brescia. E' la prima volta, per quanto mi ricordo, che una forza di polizia viene attaccata per aver riferito fatti alla magistratura». Comunque di valutazioni nel rapporto ce ne sono, eccome, qua e là. «Ma sono sempre ipotesi da verificare, uno degli strumenti della polizia giudiziaria è proprio l'uso del condizionale. Il grosso del lavoro sono le intercettazioni, ma ormai sembra che le frasi dette da Pacini Battaglia le abbia pronunciate o inventate il Gico di Firenze. E' un'autentica assurdità». Ma potrebbero essere millanterie, o addirittura una gigantesca trappola messa in piedi da chi, peraltro, sapeva di essere intercettato. Ono? «Se sono millanterie non spetta a noi accertarlo, ma alla magistratura. Quanto alla trappola, io direi proprio di no. Perché Pacini poteva temere i controlli telefonici, ma le ambientali sono un'altra cosa. Per tre volte ha fatto bonificare l'ufficio, e per tre volte non ha trovato niente, perché noi abbiamo tolto e rimesso la microspia senza che se ne accorgesse. Quindi...». A leggere il rapporto, però, non sembra ci siano tutti quei «riscontri oggettivi» di cui si parlò il 30 ottobre, quando lo consegnaste alla Spezia. «Infatti, chi usò quell'espressione ha pagato. E' stato rimosso dall'incarico perché aveva disatteso ad una precisa disposizione. Questa è la prova, la garanzia che non c'è nessun secondo fine, nessun obiettivo prestabilito nelle nostre indagini». C'è chi parla di vendetta della Guardia di Finanza contro Mani pulite. «Questa è un'altra castroneria bell'e buona. E un'altra offesa. A parte il fatto che tutti noi siamo grati all'opera svolta da Mani pulite e dal dottor Di Pietro quando ne faceva parte, e a parte il fatto che gli arresti dei finanzieri accu sati di corruzione sono stati eseguiti da altri finanzieri, mi dice lei come potevamo immaginare che saremmo arrivati a Di Pietro mettendo sotto controllo il telefono di un dirigente della Oto Melare? Perche quella è la genesi dell'indagine: da Guarguaglini si passa a Pacini, che non parla al telefono e allora gli si mette l'ambientale. Poi vengono fuori tutti quei discorsi. Ma io della posizione di Pacini dentro Mani pulite non sapevo e non so niente, può darsi anche che sia tutto lecito e legittimo. Però...». "Però? «Poro è un fatto che lui aveva rapporti con Floriani e D'Agostino, che avevano svolto indagini sul suo conto. E' un fatto che dall'inchiesta sulla cooperazione è uscito non si sa bene in quali; maniera. E i miei dipendenti questi fatti li dovevano tenere per sé o riferirli all'autorità giudiziaria?». Adesso teme che l'indagine vi verrà sottratta? do non temo nulla, perché ho la coscienza assolutamente tranquilla. Chi di dovere prenderà le sue decisioni, e noi ci comporteremo di conseguenza. Anche perché il lavoro non manca. Mentre noi siamo qui a discutere del sesso degli angeli, ho degli uomini che rischiano la vita ogni giorno nelle operazioni sotto copertura, e solo per questo meriterebbero il massimo rispetto. E qualche successo riusciamo ad ottenerlo se è vero che negli ultimi due anni abbiamo sequestrato oltre 8000 miliardi di beni, ne abbiamo confiscati altri 2000, abbiamo denunciato 1800 persone e arrestate 245. Il nostro lavoro è stato apprezzato da tutte le procure d'Italia, compresa quella di Milano. Me lo ricordo bene, io, quell'elogio firmato da Borrelli». Giovanni Bianconi «E' una castroneria dire che cerchiamo vendette» «Quei nastri non sono barzellette»

Luoghi citati: Brescia, Curno, Firenze, Italia, La Spezia, Milano, Perugia