Di Pietro: contro di me solo voli pindarici

«Sono certo che Tonino non è un corrotto» Nuovo fax: quando Patini e D'Adamo si incontrarono, io non facevo più paura a nessuno Pi Pietro; contro di me solo voli pindarici «Aspetto le prossime invenzioni» MILANO DALLA REDAZIONE Il comunicato arriva all'agenzia Ansa via fax. Comunicato numero 3. Antonio Di Pietro, non più ministro, non più pm, si materializza a mezzogiorno nei panni del professore. A quell'ora lo aspettano in tribunale, a Milano, per l'esposto denuncia contro i pm bresciani Bonfigli e Salamoile. Ma Di Pietro, in fax, è all'Università di Castellanza. Simona, la segretaria, invia 48 righe di rabbia che vorrebbe essere ironia, di sicurezza che ha bisogno di consenso, di timori che non sia ancora finita. Di Pietro comincia in prima persona, io. Finisce al plurale, noi e voi, tra ansia e invocazioni: «Troppe coincidenze favorevoli. Vedrete che nel giro di qualche giorno ne inventeranno delle altre. Attendiamo. Prima o poi finirà». Dal fax si può intuire una mattina di Di Pietro. La lettura dei giornali, gli appunti, e poi chissà da dove la telefonata a Simona. Il fax trasmette: «Ringrazio nuovamente la stampa e in particolare il Corriere della Sera per la pubblicazione di ulteriori stralci dell'ormai famoso rapporto del Gico che mi riguarda. Ho così potuto apprendere circostanze che contribuiscono a "smontare" il teorema accusato- rio». Di Pietro faxa la sua rabbia. «I rapporti economici tra D'Adamo e Pacini Battaglia sarebbero intercorsi anche agli inizi del 1996. A quell'epoca, però, io non potevo incutere più alcun timore a nessuno: non ero più pubblico ufficiale ma pubblico imputato. Quindi non avevo alcun "peso" per costringere Pacini a versare controvoglia denaro a D'Adamo. Peraltro, personalmente solo in questi giorni sento parlare di pregressi rapporti economici tra i due. A nessuno viene in mente che, molto più semplicemente, possa trattarsi di una normale operazione finanziaria tra un imprenditore e un banchiere, come avviene tutti i giorni, in tutto il mondo, fra gli operatori di questo settore?». E la domanda resta li, appesa. Da chi attende una risposta? Secondo punto: «Franco Froio (la persona che con Pacini Battaglia parlava al telefono del "milanese di Porta Pia") ha smentito la ricostruzione l'atta dal Gico sul dottor Cicala: anche in questo caso, quindi, si è trattato di un azzardato "volo pindarico" dell'estensore del rapporto». Terzo: «Il ministro dei Trasporti Burlando, sull'Unità, ha confermato che l'allocazione dell' interporto di Lacchiarella è di competenza di quel ministero e non di quello dei Lavori Pubblici ed esso va avanti da diversi anni. Ha anche precisato che io non me ne sono interessato con lui. A proposito: quella vicenda non dovrebbe essere eventualmente di competenza della magistratura milanese e non di quella bresciana?». E anche questa domanda resta lì. A chi è rivolta? Il finale è l'appello ai sostenitori, al «popolo del fax»: «Vedrete che nel giro di qualche giorno ne Inventeranno altro. Attendiamo. Prima o poi finirà». Per Di Pietro, insomma, è troppo facile «smontare)» questo complotto «rabberciato». E i suoi nemici torneranno a farsi sentire. Anche se fuori gioco, tra i nemici resta il pm di Brescia Fabio Salamoile. Ieri, a parte un accenno alla procura di Milano che non indaga a sua difesa, 1'«esposto denuncia numero 8» di Di Pietro era tutto per Salamene. Che, oltre a un fratello già processato e condannato per appalti irregolari in Sicilia, oltre ad esser stato brutalmente allontanato dai suoi processi bresciani, «mi ha ulteriormente sbeffeggiato in pubblico affermando sarcastico: "Sono accusato di lesa maestà"». Oggi, a Brescia, è il giorno della moglie e del suocero di Di Pietro. Interrogati come testimoni nel processo contro Paolo Berlusi ani, Cesare Previti e gli altri che avrebbero costretto alle dimissioni il pm. Una voce vorrebbe anche Di Pietro in tribunale, ma a quanto sembra l'ex pm ha deciso di star lontano dalle occasioni pubbliche, m< -li i i fax. Gaetano Pecore!1, nrcsidente degli avvocati iti, ricorda: «Scalfaro invila . ispettare l'indipendenza e l'autonomia della magistratura, ad evitare attacchi e ludibrio. E questo invoce accadeva e accade anche attraverso una pioggia di fax Che arrivano ora da Craxi ora da Di Pietro...». «E' vero, abbiamo interpretato alcuni passi delie intercettazioni, ma usando il condizionale» In alto, a destra L'ex pm milanese Antonio Di Pietro appesa. Da chi attensta? Secondo punto: «Frpersona che con Pacparlava al telefono ddi Porta Pia") ha smestruzione l'atta dal GCicala: anche in quesdi, si è azzardadarico"re deTerzo: In alto, a destra L'ex pm milanese Antonio Di Pietro

Luoghi citati: Brescia, Lacchiarella, Milano, Sicilia