Ma l'intervento del Colle fa esplodere le polemiche

Ma l'intervento del Colle fa esplodere le polemiche Ma l'intervento del Colle fa esplodere le polemiche COSI' ieri mattina nello studio alla vetrata i due hanno ascoltato l'analisi preoccupata del Presidente su quello che sta avvenendo nelle procure di tutto lo stivale, sullo scontro tra magistrati e su quello tra magistrati e corpi dello Stato, sulla spettacolarità di certe inchieste, fino, ovviamente, a lambire anche la vicenda Di Pietro. «Bisogna fare qualcosa è stata la conclusione del Presidente - bisogna lanciare un segnale». Appunto, quale segnale? Alla fine nel comunicato ognuno ci ha messo del suo. Il presidente della Camera ci ha inserito, malgrado i dubbi di quello del Senato, un suo vecchio pallino: il richiamo alle Procure e alla polizia giudiziaria al rispetto delle competenze territoriali. Una questione che Violante aveva affrontato in ima proposta di legge dell'ottobre del '95 quando il pm veneziano Carlo Nordio imperversò su tutto il territorio italiano con l'inchiesta sulle coop-rosse. In quell'occasione il presidente della Camera motivò la proposta con queste parole: «...Per evitare che taluno tenti di utilizzare una procura contro l'altra fornendo all'una suggerimenti o suggestioni contro altri magistrati o contro propri avversari politici...». Scalfaro, invece, ha voluto in quelle righe sollecitare il Parlamento ad approvare il pacchetto giustizia e a dire un «no» ad ogni ipotesi di amnistia. Il tutto è stato condito con il richiamo al rispetto dei diritti dei cittadini e all'autonomia della magistratura. A ben vedere sui punti del comunicato c'è ben poco da eccepire. Si tratta di rilievi giusti se non fosse la scelta del momento a rovinare il tutto e, naturalmente, il «vulnus» di non aver mosso simili critiche alla magistratura in passato, di fronte a ben altre inchieste. E che la scelta dei tempi fosse stata poco opportuna debbono averlo capito entrambi i presidenti delle Camere. Tanto che, partito il Capo dello Stato, ognuno per proprio conto ha tentato di non dare troppa enfasi al vertice. Addirittura Mancino ha resistito per tutto il pomeriggio alla richiesta di una sessione «ad hoc» del Senato sulla giustizia, caldeggiata dal capogruppo dei senatori pidiessini Cesare Salvi. Già, il «segnale» del Quirinale ha sortito l'effetto opposto: invece di creare un clima solidale tra tutte le forze politiche sui temi della giustizia, ha gettato benzina sul fuoco delle polemiche. All'improvviso si è tornati indietro, ai tempi dello scontro. Mentre il pds ha colto l'occasione delle indagini su Di Pietro per rilanciare il tema del garantismo, sposando immediatamente l'invito del Colle («E' il momento di affrontare il problema giustizia. Quelle del Polo sono critiche pretestuose... dovrebbero rispettare di più il Capo dello Stato» ha spiegato D'Alema), il centro-destra ha sparato palle di cannone contro l'iniziativa del Quirinale. Motivo? Semplice: hanno interpretato l'iniziativa di Scalfaro come un intervento o «pro-Di Pietro» o in favore di personaggi finiti nelle ultime inchieste sulla Finanza che hanno fama di essere amici del presidente come l'industriale Marcellino Gavio (il solito Gramazio ha presentato un'insinuante interrogazione in proposito). «E' un'intimidazione di stampo mafioso - è arrivato a dire Fox-ministro Filippo Mancuso, che sull'argomento ha preso la parola anche nell'aula di Montecitorio -. Il Quirinale si è mosso di nuovo per difendere se stesso. Rivolgo a Scalfaro le parole usate da Borrelli nei confronti di altri: "Si tratta di un'abietta intimidazione"». Stessi discorsi ha fatto Tiziana Maiolo, mentre il capogruppo di An Maceratini e un gruppo di deputati di Forza Italia capeggiato da Giorgio Rebuffa hanno giudicato il vertice: «Anomalo, inutile, dannoso». A tarda sera, è arrivata anche la benedizione di Silvio Berlusconi ai suoi: «Non voglio aggiungere nulla a quello che hanno detto. Esistono tre Di Pietro: quello del comitato d'affari che sta venendo fuori adesso, quello che ha violato i diritti e le libertà dei cittadini che verrà fuori dopo e quello che insieme agli altri del pool ha condotto un disegno eversivo contro il mio governo». Infine, mi giudizio negativo sulla riunione al Colle lo hanno espresso anche gli esponenti di Rifondazione: «In certi casi e su certi argomenti - ha tagliato corto Fausto Bertinotti - anche il Capo dello Stato farebbe bene a star zitto». Insomma, al posto dell'armonia il vertice a tre ha fatto scoppiare mia nuova guerra su un tema delicato. Era nelle cose. Come si fa ad intervenire sulla giustizia in un Paese come l'Italia pensando al futuro e ignorando il passato, proprio mentre l'uomo che ha messo alla gogna buona parte della classe politica si trova alle prese con i problemi delle sue vittime? E, ancora, come può riscuotere l'appoggio di tutto il Parlamento un'iniziativa che dà l'impressione di essere tutta orientata da una parte? Eh sì, perché la sortita del Quirinale è venuta mentre nella guerra delle procure è in corso l'offensiva dei filo-Di Pietro. Basta prestare ascolto ai «boatos». Il maresciallo di ps che ha tirato in ballo l'ex pm per le telefonate con Violante sarebbe (a star appresso alle voci provenienti da Milano) un «contabal- le», che due anni fa non conosceva neppure Di Pietro. «Vedrete - ha detto ieri in pubblico Tiziana MaioIo - che presto i carabinieri arresteranno qualcuno dei Gico». E, addirittura, è venuta fuori la storia di un presunto arresto con l'accusa di usura del pache del pm di Brescia, Bordigli, ad opera della guardia di Finanza per tenerlo in scacco. Inutile dire che si trattava di un falso: «Certo - ha commentato il padre del giudice - che in questa situazione mi aspetto eh tutto visto che all'altro pm, Salomone, sono andati a trovargli im fratello». E allora come si fa a porre fine ad imo scontro di queste proporzioni guardando solo al futuro? «Qui se non si fa insieme alla Bicamerale ima commissione speciale su Tangentopoli non si va da nessuna parte», ha commentato Giuliano Urbani. «Quel confronto sul passato si può aprire anche nella bicamerale» è stata la risposta del pidiessino Mauro Zani. Almeno anche su questo punto un confronto si è aperto. Ma è solo una speranza. Augusto Minzolini E nel Polo cresce la voglia di una commissione speciale La qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria spetta a funzionari e personale della Polizia, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza impegnati nei ruoli normali o nei nuclei specializzati. DIA: Direzione investigativa antimafia. Si occupa esclusivamente delle indagini sulla criminalità organizzata. E' divisa in centri operativi provinciali. LA POLIZIA GIUDIZIARIA SCO: Servizio centrale operativo della polizia. Non ha limiti di competenza, né sezioni territoriali proprie (utilizza quelle della Criminalpol). ROS: Raggruppamento operativo speciale dei Carabinieri. Ha competenza generale e sezioni territoriali. GICO: Gruppi investigativi criminalità organizzata. Sono le sezioni territoriali dello «Scico», il Servizio centrale investigativo criminalità organizzata della Finanza. LA CORSÌA PREFERENZIALE PACCHETTO GIUSTIZIA Approvato da Palazzo Chigi il 5 luglio. Istituzione delle sezioni stralcio per smaltire gli oltre due milioni di cause civili pendenti. Attribuzione ai giudici di pace di alcune competenze in materia penale. Introduzione del sistema delle videoconferenze per la partecipazione a distanza al processe penale. PACCHETTO GIUSTIZIA Approvato da Palazzo Chigi il 2 agosto. Istituzione del giudice unico di primo grado. Maggiore decentramento dei servizi della giustizia. Disciplina dello sciopero degli avvocati. Condizioni e modalità per la nomina di professori e avvocati in cassazione. Riforma del concorso per l'accesso in magistratura. PACCHETTO GIUSTIZIA Distinzione delle funzioni dei magistrati. Valutazione quadriennale della loro professionalità. Possibilità per i difensori di svolgere indagini a favore dell'assistito. Disciplina più rigorosa delle intercettazioni telefoniche e ambientali. Il presidente Scalfaro con i presidenti di Camera e Senato. Violante e Mancino

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