«Più garanzie, nessun colpo di spugna» di Alberto Rapisarda

Stop alla polizia giudiziaria che opera «fuori territorio». La Destra: vogliono affossare il Gico Stop alla polizia giudiziaria che opera «fuori territorio». La Destra: vogliono affossare il Gico «Più garanzie, nessun colpo di spugna» Scalfaro chiede tempi rapidi sulpacchetto giustizia ROMA. Un'ora di colloquio e un'altra ora per soppesare parola per parola un comunicato di 35 righe sui problemi della giustizia in Italia e su quel che c'è da fare in tempi rapidi. Il «vertice» al Quirinale con Mancino e Violante, voluto dal presidente della Repubblica sull'onda del confuso evolversi del caso-Di Pietro, rischiava di apparire come una riunione formale, magari per preparare un intervento di Scalfaro al Consiglio superiore della magistratura, di cui è presidente. Invece, in quelle ben calibrate 35 righe di nota diffuse dal Quirinale un paio di interessanti novità ci sono. C'è il chiaro no a «soluzioni estintive», che è un no sia a qualsiasi amnistia per i reati di Tangentopoli, sia alla prescrizione dei reati per lungaggini giudiziarie. E c'è uno stop alle procure che utilizzano la polizia giudiziaria di procure diverse. Per fare un esempio, la procura di Brescia non potrebbe operare al di fuori del proprio territorio utilizzando per le perquisizioni a Di Pietro il Gico di Firenze. Questo significa la richiesta del «rispetto rigoroso della competenza territoriale da parte degli uffici giudiziari e rispetto altrettanto rigoroso delle competenze territoriali e professionali da parte degli uffici di polizia giudiziaria». Il tutto accompagnato dalla necessità che i capi degli uffici giudiziari esercitino in modo «puntuale» le proprie funzioni. Cioè, coordinino bene il lavoro dei sostituti. Veementi e critiche le reazioni del Polo, ma con marcate sfumature. Vanno all'attacco di Scalfaro a testa bassa quelli di An, che sempre più sembrano impegnati in un gioco di interdizione contro Berlusconi. «Sembra un incontro di sospettati che debbono concordare una versione dei fatti per difendersi» è stata l'aggressiva dichiarazione di Gasparri. In Forza Italia si l'anno avanti personaggi di secon¬ da fila ma tacciono i dirigenti di primo rango e soprattutto Berlusconi, occupato in ben altre faccende (concordare con la maggioranza il decreto sulle tv). In difesa dell'iniziativa di Scalfaro si è schierato il pds assieme ai partiti di governo. «Apprezzabile e condivisibile» l'ha definita Massimo D'Alema. «Mi pare che quelle del Polo siano polemiche prevenute e pretestuose». E, visto che il Polo critica soprattutto la parte che riguarda le competenze territoriali dei magistrati, D'Alema risponde che non capisce le obiezioni: (Allora è meglio non affrontare il problema? Meglio tardi che mai...». Il problema è stato inserito nel comunicato del Quirinale su proposta del presidente della Camera, Luciano Violante. Il quale già nel 1995 aveva presentato una proposta di legge su questa materia. Giustificata allora con la necessità di evitare che «mentre la magistratura sta compiendo la difficile e meritoria opera diretta ad individuare le responsabilità per i rapporti tra politica e corruzione e politica e mafia, taluno tenti di utilizzare una procura della Repubblica contro l'altra fornendo all'una suggerimenti n suggestioni contro altri magistrati o contro propri avversari politici». Rischio che, eviden¬ temente, l'ex magistrato Violante deve considerare ancora attuale. Come ha detto Mancino, si prepara «una novazione legislativa» in materia. Cioè, c'è una legge in arrivo. Il presidente del Senato, così come Violante, nelle due ore trascorse al Quirinale si è impegnato a rendere quanto più concreto possibile il comunicato e realizzabili le proposte. Così Mancino ha sostenuto che rischia di essere controproducente e inefficace chiedere una apposita sessione parlamentare sulla giustizia. Perché, come è già avvenuto in passato, tutto finirebbe in un dibattito infuocalo quanto inconcludente. Meglio ap- plicarsi ad approvare i vari provvedimenti imo per uno. L'idea della apposita sessione era venuta ieri al presidente dei senatori del pds, Salvi, ma in serata il partito l'aveva lasciata cadere. D'Alema ha preso le distanze dicendo che «questa decisione spetta alle Camere». Ha colpito, tra tante dichiarazioni e polemiche, il silenzio del presidente del Consiglio. E si è capito che Prodi ha accolto con rispetto l'iniziativa di Scalfaro, ma l'ha anche subita senza alcun entusiasmo. Anche perché il «vertice» poteva dare l'impressione di una forma di supplenza all'attività del governo in materia di giustizia. E, non a caso, il ministro della Giustizia Fiick ieri sera ha voluto puntualizzare che «il tavolo in cui discutere, trovare un accordo e stemperare le tensioni non può che esser<:' il Parlamento» in un'ottica di «normalità». Senza enfatizzazioni che creano solo nuove tensioni. Alberto Rapisarda

Luoghi citati: Brescia, Firenze, Italia, Roma