Pedofilia, per Di Rupo mena assoluzione

La Cassazione respinge le accuse al vice premier ma rinvia al Parlamento un secondo dossier La Cassazione respinge le accuse al vice premier ma rinvia al Parlamento un secondo dossier Pedofilia, per Pi Rupo mena assoluzione Crisi infinita in Belgio BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un giudizio pilatesco ha lasciato ieri la bocca amara a milioni di belgi, che dalla Corte di Cassazione si aspettavano una verità chiara e semplice sul numero due della politica nazionale: ii socialista Elio Di Rupo, figlio di un minatore italiano, vice primo ministro e accusato eccellente di un delitto infamante: pedofilia. Sul dossier che il Procuratore generale di Bruxelles Van Houdenhove aveva inviato alla Camera il 18 novembre, il giudizio della Corte è stato effettivamente netto: indizi insufficienti, non luogo a procedere. Ma la settimana scorsa la Procura aveva inviato al Parlamento un altro dossier, con 14 testimonianze, a complemento del primo. La Commissione d'inchiesta aveva inviato il tutto alla Corte di Cassazione, senza procedere all'esame delle carte e senza sollecitare il voto della Camera. La Cassazione ha così deciso che c'era vizio di procedura, e ha rifiutato di esprimersi sul secondo dossier, rinviandolo al Parlamento. Il destino di Di Rupo resta dunque in bilico. Il vice premier si è sempre dichiarato completamente estraneo a fatti di pedofilia, pur riconoscendo la propria omosessualità. Ora la Commissione d'inchiesta dovrà esaminare le nuove carte ed esprimere un parere di fronte alla Camera. I deputati dovranno votare ancora una volta per decidere se consegnare Di Rupo alla giustizia, se assolverlo, o se rimandare la palla alla Cassazione perché analizzi la consistenza delle nuove accuse. Una via crucis da cui Di Rupo rischia comunque di uscire distrutto. A riferire la decisione della Cassazione è stato l'on. Raymond Langendries, presidente della Commissione d'inchiesta sull'affaire Di Rupo. La prima richiesta di rinvio a giudizio, ha spiegato, è «priva di qualsiasi elemento oggettivo», e la Cassazione ha così deciso che «non esiste il minimo indizio serio che possa giustificare il rinvio a giudizio». Il dossier era basato sulle testimonianze di Olivier Trusgnach, un cameriere detenuto per furto che aveva prima dichiarato di aver avuto rapporti sessuali con Di Rupo all'età di 19 anni. Poi, in un secondo interrogatorio, aveva ridotto la propria età a 17 anni, e infine a 15: al di sotto della maturità sessuale. L'inconsistenza dell'accusa era stata denunciata da due amici del giovane, secondo cui Trusgnach è un «mitomane» che ama presentarsi come il console belga alle Seychelles o come ba- rone. Di Rupo aveva ripreso coraggio, il premier Jean-Luc Dehane (cristiano-sociale fiammingo) gli aveva rinnovato la sua fiducia, e ix figlio di minatore aveva cominciato a farsi rivedere in pubblico. Ma venerdì scorso è arri¬ vata la nuova mazzata. La Procura di Bruxelles ha inviato alla Camera 14 nuove testimonianze, quasi tutte però anonime. A giudicare dagli elementi filtrati sulla stampa, il secondo dossier non è più credibile del primo, ma va detto che contiene anche una videocassetta. Ai magistrati l'ha consegnata una deputata dell'estrema destra francofona, la cui attendibilità è considerata comunque assai scarsa. La documentazione sembra invece più grave per quel che riguarda il secondo grande accusato: il ministro dell'Istruzione della regione vallone Jean-Pier¬ re Grafé (social-cristiano), il quale a sua volta ha rotto due giorni fa il silenzio per gridare la innocenza ma ieri sera si è dimesso. Su di lui il giudizio della Corte è atteso per oggi, ma visto come sono andate le cose con Di Rupo, è certo ormai che anche nel suo caso la Cassazione deciderà di rinviare alla Camera regionale il secondo dossier d'accusa. E il calvario, per i due, ricomincia, mentre l'opinione pubblica resta in mi limbo d'incertezza. A riconfortare gli animi non è servita l'ultima notizia di cronaca nera: ignoti si sono introdotti nel Palazzo di giustizia di Gent, in Fiandra, si sono impadroniti di sofisticate attrezzature da scasso sequestrate in precedenza, e con quelle hanno aperto la camera blindata in cui era conservata una «impressionante» quantità eh armi. Le hanno fatte sparire tutte. Fabio Squillante Contro di lui altre 14 testimonianze e una videocassetta Si dimette l'altro inquisito il ministro dell'Istruzione della regione vallone Grafé Nelle foto il vice premier belga Elio Di Rupo e una commemorazione delle vittime dei pedofili

Luoghi citati: Belgio, Bruxelles