«Cassa occulta della Fininvest» di S. Mar.

«Cassa occulta della Fininvest» «Cassa occulta della Fininvest» MILANO. Un'autentica «tesoreria occulta», utilizzata per le operazioni più svariate: dal tentativo di ridurre le esposizioni bancarie del gruppo Fininvest fino all'acquisto di gioielli. Ma, soprattutto, per finanziare «soci apparenti» di Telepiù e Telecinco in modo da «aggirare la normativa sulle tv in Italia e Spagna». Così il pm Francesco Greco ha descritto l'attività di Ali Iberian, società off shore «appartenente alla Fininvest» da cui partirono dieci miliardi destinati a Craxi. Greco ha parlato ieri, alla seconda udienza del processo che vede imputati insieme Berlusconi e l'ex leader psi. L'accusa, per entrambi, è violazione della legge sul finanziamento ai partiti. Stesso reato contestato a Mauro Giallombardo, ex segretario di Craxi, e a Giorgio Tradati, prestanome sui suoi conti esteri, che ha chiesto di patteggiare e che sarà processato a parte il 18 marzo. Vi sono poi tre manager della Fininvest: Ubaldo Livolsi, Alfredo Zuccotti e Giorgio Vanoni. I quali, assieme a Berlusconi, devono rispondere anche di falso in bilancio. E' questo il reato più grave, quello su cui ha più puntato il pm e quello che ha fatto insorgere Ennio Amodio, difensore di Berlusconi: «Tutte le operazioni finanziarie di cui parla il pm sono adeguatamente rappresentate nel bilancio della controllata estera di Fininvest. In secondo luogo, poiché si contesta il falso in bilancio, è più che manifesta l'infondatezza dell'accusa in quanto tutte le vicende relative alle società estere non dovevano per legge essere descritte nel bilancio della società italiana». Una tesi che non ha mai convinto l'accusa. «Mi sembra che, al di là di tante dotte osservazioni - dice infatti Greco - una cassa occulta resta sempre una cassa occulta. Al di là se si trova in Italia o all'estero, al di là se è vasta o piccola in proporzione alla società che la usa». Tanto piccola comunque Ali Iberian non era, visto che - secondo la procura - vi sono transitati 670 miliardi nel giro di pochi anni. Molto su queste movimentazioni si può sapere dalle cosiddette «carte inglesi», quelle sequestrate a Londra nello studio dell'avvocato David Mills. Ma nel processo, per ora, non possono entrare: perciò Greco ha chiesto al tribunale una nuova rogatoria. E, assieme a quella a Londra, ne ha chieste altre di assai più difficile attuazione, a Hong Kong, Bahamas e Lussemburgo. E' nelle locali banche infatti - secondo il pm - che si nasconde il «tesoro» attribuito a Craxi. Soprattutto quello messo insieme dalla coppia Francesco RujuGianfranco TroieUi (perennemente latitante). «Noi non sappiamo niente di questo denaro, a cosa è servito, quanto è», dice Greco. Sicuramente molto di più di quei dieci miliardi di cui si parla al processo. [s. mar.]

Luoghi citati: Bahamas, Hong Kong, Italia, Londra, Lussemburgo, Milano, Spagna