Gli «amici» rinnegano Di Pietro di Fabio Poletti
Brescia, gli amministratori milanesi: nessun trattamento di favore Brescia, gli amministratori milanesi: nessun trattamento di favore Gli «amici» rinnegano Di Pietro I »--* — *--r -ni n-r ...^ - r- ., Radaelli e Prada: lo conoscevamo appena IL PROCESSO DEL «COMPLOTTO» BRESCIA DAL NOSTRO INVIATO Indietro tutta. Al processo per il «complotto» per far dimettere Di Pietro, gli amici dell'ex magistrato cercano di defilarsi. Inizia Sergio Radaelli, ex presidente Atm: «Di Pietro lo incontrai due o tre volte a casa di Antonio D'Adamo, per qualche cena. Sa, c'erano un po' tutti, imprenditori, calciatori, gente di teatro, funzionari dello Stato». Conferma, Maurizio Prada, ex segretario milanese della de. Che dice: «Con Di Pietro ho un rapporto di cordialità, limitate frequentazioni, incontri conviviali formali. Non posso dire che ero suo amico. E poi io non l'ho mai chiamato Nini». Quello che chiamava Nini l'ex magistrato di Mani pulite è Paolo Pillitteri, allora sindaco di Milano, abbattuto da un avviso di garanzia in busta gialla proprio da Di Pietro. In aula non si fa vedere, la sua deposizione slitta al 16 dicembre, lo stesso giorno di Di Pietro, ma l'ex sindaco ha già preannunciato che non intende dichiarare nulla. Stessa formula utilizzata ieri da Antonio D'Adamo, l'amico numero uno di Di Pietro. Che venerdì riceve la «visita» dei Gico, che è già sotto inchiesta per concussione insieme all'ex ministro per i rapporti con Pacini Battaglia. E che ieri, senza nemmeno togliersi il cappotto blu, dice d'un fiato: «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere». Parla, invece, Franco Maggiorelli. E' l'imprenditore, amico di Di Pietro, che ha contribuito a ripianare i debiti di gioco di Eleuterio Rea. Ricorda: «Dei debiti di Rea me ne parlò Di Pietro. Mi disse che aveva debiti di gioco per un miliardo e 400 o 600 milioni. Pillitteri, nel '95, mi chiese di andare ad Hammamet, da Craxi. Non lo feci, per evitare strumentalizzazioni». Altra deposizione quella di Sergio Radaelli, Gazzetta dello sport sotto al braccio, mezza notte a San Vittore sulle spalle. Il pm Raimondo Giustozzi gli chiede di quella cena di Natale del '91, a ca"- ii D'Adamo, con Giancarlo G^. . ini della Maa, quello dei 100 milioni e la Mercedes. Radaelli: «Eravamo in 14, tutti riuniti a casa di D'Adamo per scambiarci gli auguri. Escludo che alla cena l'osse presente Gorrini». pm: «Ma lei lo conosce?». Radaelli: «L'avrò visto tre volte, nel '91. Ma non ho mai avuto rapporti con lui». pm: «Sapeva dei debiti di gioco di Eleuterio Rea?». Radaelli: «Che Rea fosse un appassionato di cavalli era vox populi, ne parlava tutta Milano. Non sapevo né dei debiti né che Di Pietro fosse intervenuto». giudice Maddalo: «Lei è stato amministratore della Caripio, sa di un appartamento dato a Di Pietro?». Radaelli: «Sì, tantissimi magistrati e giornalisti vivono a Milano in case di banche e assicurazioni». giudice: «Sa a quanto am¬ montasse il canone?». Radaelli: «No». L'ex amministratore dell'Atm racconta l'arresto per le mazzette Atm, l'interrogatorio davanti a Di Pietro e a Ghitti che «mi dirottarono a San Vittore. Cominciai a piangere, dissi che morivo se fossi andato lì. Offrii di lasciare ogni incarico e a sera venni scarcerato e messo agli arresti domiciliari. Se questa voi la chiamate amicizia con Di Pietro...». A quella cena di Natale del '91 c'è pure l'ex de Maurizio Prada. Il pm Raimondo Giustozzi gli chiede se si «festeggiava il "salvataggio" di Rea». Prada: «No. E poi Rea era un valente funzionario con un passato brillante alla Digos. Aveva partecipato anche alla liberazione di Dozier (generale Usa, rapito dalle Br, ndr). Non sapevo di prestiti o cavalli». pm: «Ha avuto qualche vicenda giudiziaria con Di Pietro?». Prada: «Ringrazio per l'eufemismo, sono stato arrestato da lui per vicende di tangenti. Feci una notte in carcere e poi un mese di arresti domiciliari». avvocato Virga, difensore di Previti: «Chi era il suo legale?». Prada: «L'avvocato Senatore, ma da allora non ho più avuto rapporti con Di Pietro». avvocato: «E Lucibello?». Prada: «Fu Senatore a propormi di allargare il collegio a Lucibello, la vicenda era complessa, non avevo nulla da eccepire. E poi Lucibello aveva lavorato con la de, si era occupato di giustizia o di apparati dello Stato. Non sapevo che fosse amico di Di Pietro». Fabio Poletti Il costruttore Antonio D'Adamo
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