Nel'90 mille miliardi «neri» all'estero di Paolo Colonnello

Enorme operazione di recupero fiscale sui patrimoni dei primi inquisiti di Mani pulite Enorme operazione di recupero fiscale sui patrimoni dei primi inquisiti di Mani pulite Nel '90 mille miliardi «neri» all'estero La Gdf insegue i soldi di Tangentopoli MILANO. E' la cifra più stupefacente di Tangentopoli: in un solo anno, il 1990, oltre 1000 miliardi, un fiume di soldi in nero, sono transitati illegalmente all'estero nella disponibilità di faccendieri e politici, collettori di mazzette e portaborse. E' questo il dato più clamoroso di un'operazione di recupero fiscale che il nucleo tributario della Guardia di Finanza di Milano sta conducendo dal settembre scorso verificando, a partire dai verbali di Mani Pulite, i patrimoni accumulati all'estero solo nel '90 da un primo, ristretto gruppo d'inquisiti di Mani Pulite. E cosi, secondo gli accertamenti della Finanza, vengono contestati: alla famiglia Ferruzzi: 120 imbardi. Al finanziere Sergio Cusani: 37 miliardi. Al giornalista Luigi Bisignani, protagonista dello scandalo Enimont: 92 miliardi. All'avvocato Agostino Ruju, ideatore del sistema di conti esteri di Craxi: 20 miliardi. Al collettore di mazzette psi Bartolomeo De Toma: 14 miliardi. Al defunto presidente dell'Eni Gabriele Cagliari: 10 miliardi. Al cassiere di Craxi Gianfranco Troielli: 20 miliardi. Al banchiere Francesco Pacini Battaglia: 9 miliardi. All'elemosiniere della de lombarda Maurizio Prada: 900 milioni. All'ex presidente del tribunale milanese Diego Curtò: 320 milioni... Sono solo alcuni dei personaggi «verificati» che tra ieri e oggi si sono visti consegnare dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Milano un verbale di contestazione, ai sensi della legge 227 del 1990, sulle disponibilità all'estero non dichiarate, e ai sensi della legge 197 del 1991, meglio nota come antiriciclaggio, sul denaro fatto passare illegalmente oltre frontiera. In pratica sono le tasse dei tangentisti: una valanga di miliardi che dovrà rientrare al più presto nelle casse dello Stato. L'operazione delle Fiamme Gialle milanesi prevede il recupero dei miliardi evasi al fisco e all'ufficio italiano cambi attraverso il sistema delle tangenti. Per raggiungere l'obiettivo, gli uomini della Gdf dalla scorsa estate hanno ripreso in mano tutti i verbali dei personaggi inquisiti in Mani Pulite e pazientemente hanno ricostruito per ciascuno di loro l'ammontare dei soldi evasi, indipendentemente dal fatto che li avessero ancora nella loro effettiva disponibilità. I primi risultati, relativi soltanto alla posizione di una trentina d'inquisiti e, per ora, solo agli anni '90-91, sono incredibili: si calcolano pene pecuniarie che ammontano complessivamente dai 50 ai 250 miliardi. E siamo solo all'inizio. Alla l'ine dell'operazione, ovvero quando verranno analizzati anche gli anni dal '91 ad oggi e il novero degli inquisiti sottoposti a verifica sarà completo (almeno 2300 persone), si prevede che l'erario potrà batter cassa per una cifra stimata oltre i 2000 miliardi. Quattrini che i signori di tangentopoli dovranno versare sull'unghia se non vorranno vedersi pi¬ gnorare beni mobili e immobili. Il ragionamento alla base del gigantesco lavoro d'indagine fiscale, è stato molto semplice: per ogni lira trasportata illegalmente all'estero, tramite quindi «spalloni» o «valigette», e scoperta dalle inchieste, bisogna applicare le norme tributarie dello Stato. Insomma, in un momento di tartassamento fiscale per il Paese, le mazzette di tangentopoli non potevano certo essere considerate esentasse. Per rendere possibile questo gigantesco recupero crediti, l'operazione è stata suddivisa in tre fasi: innanzitutto un calcolo delle disponibilità valutarie in base agli accertamenti su fatture false e altri sistemi fraudolenti (con applicazione della tassazione presuntiva e contestazione dell'o¬ messa dichiarazione), nonché sul fruttifero dei depositi all'estero in base al tasso di sconto italiano applicato all'anno in cui i soldi sono stati trasferiti: per esempio nel '90 era pari al 13 per cento; in secondo luogo, applicazione della legge 227 del '90, articoli 4 e 5, ovvero sanzioni, dal 5 al 25 per cento, sull'ammontare di tutte le operazioni finanziarie sui conti esteri; infine applicazione della legge antiriciclaggio (numero 197 del '91, articolo 3) che prevede sanzioni fino al 40 per cento sui soldi trasportati all'estero in contanti o in titoli al portatore, senza denuncia all'ufficio italiano cambi: perii momento 62 miliardi accertati, pari a 28 miliardi di multa. Un'idea, si racconta, scaturita nel corso di una cena a fine luglio tra investigatori della Finanza e magistrati del pool milanese. Detto fatto: i faldoni delle inchieste sono stati riaperti e con grande pazienza è iniziato un lavoro di calcolo certosino per fotografare con precisione i redditi esteri non dichiarati dei vari tangentisti. Miliardi che in molti casi corrispondono ai soldi contestati nelle indagini come frutto di tangenti. Ecco allora che la cosiddetta «madre di tutte le tangenti», ovvero l'affare Enimont, come le mazzette sugli appalti Enel, diventano adesso un oggetto d'interesse fiscale, con tanto di segnalazione al ministero del Tesoro e delle Finanze dei suoi diretti protagonisti. Paolo Colonnello Il finanziere Sergio Cusani Luigi Bisignani un protagonista dello scandalo Enimont

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