La magistratura come un chirurgo

La magistratura come un chirurgo La magistratura come un chirurgo TORINO. «La magistratura facendo il suo dovere sapeva di sovrapporsi, di incontrare una serie di guai, eppure non ha fatto passi indietro. Ha funzionato come un chirurgo che continua a operare, a fare il suo dovere anche quando l'ospedale non andava bene». E' una delle osservazioni fatte dal procutore di Palenno, Giancarlo Caselli intervenuto, ieri, insieme al procuratore di Torino, Francesco Marzachì, al convegno «La giustizia in Italia» al Politecnico. «Non dico che occorra un ringraziamento - ha aggiunto Caselli - ma quantomeno un fondamentale rispetto, che l'opinione pubblica ha qualche volta espresso, verso magistrati con profili sicuramente discutibili, ma che hanno lavorato per una giustizia giusta, per definire i confini tra illecito e uso spregiudicato del potere». Per Caselli invece oggi anziché parlare di questa giustizia «si parla della volontà della giustizia di volersi sostituire ad altri poteri»; si parla di «garantismo e di giustizialismo». «Oggi la giustizia sembra essere una questione nazionale. Ma come si può - ha chiesto Caselli - parlare di pericoli dello Stato di diritto di fronte allo sforzo di ristabilire un minimo di legalità?». Giancarlo Caselli, pur ammettendo che qualche errore, qualche abuso lu magistratura forse lo ha commesso, «parlare di disegno strategico, di golpe politicò è tutt'altra cosa». Senza contare che quando si parla di errori occorrono «esempi concreti, non accuse generiche». Certo «ci sono problemi gravissimi per quanto riguarda la giustizia penale» che vive uno stato di ipertrofia, tuttavia «oggi il pericolo è la deriva istituzionale, senza colpa, piuttosto per i meriti dei magistrati che sono i primi a chiedere di fare un passo indietro, un riequilibrio di poteri. Occorre certo un sistema nuovo evitando tuttavia di arretrare a quando non si facevano indagini né sulla mafia, né sulla corruzione». La politica deve riappropriarsi dei propri spazi, «ma il legislatore - ha puntualizzato Marzachì - deve fare leggi chiare che consentano al magistrato di lavorare serenamente, magari occuparsi della separazione delle carriere. Tra i responsabili di una situazione complicata è stato indicato il mondo dell'informazione, i giornalisti che rappresentano con titoli reboanti una realtà falsificata». [r. i.J

Persone citate: Caselli, Francesco Marzachì, Giancarlo Caselli, Marzachì

Luoghi citati: Italia, Torino