Tv e telefonini, il mondo del business aspetta Natale

Tv e telefonini, il mondo del business aspetta Natale lllill NOMI E GLI AFFARI Tv e telefonini, il mondo del business aspetta Natale Arriva Natale, la gioia accende i ::uori, tutti corrono qua e là a cene, convegni, tavole rotonde. Persino Silvio Berlusconi, che fino all'altroieri se ne teneva rigorosamente alla larga, concede die negli inviti sia scritto il suo nome, poi magari non arriva. Oggi, ad esempio, con Giorgio La Malfa e Roberto Formigoni il Cavaliere dovrebbe presentare ai milanesi un libro di Diego Masi, capogruppo di Rinnovamento italiano, «L'Italia liberata». Bontà natalizia? Improvvisa voglia di sentirsi in mezzo agli altri o di portare dalla sua il partito di Lamberto Dini? Chissà! Ma Natale è anche la festa dei regali, e alle orecchie attente di Babbo Natale sono già arrivati i primi messaggi. Fedele Confalonieri, presi- Silvio Berlusconi Fedele Confalonieri dente di Mediaset, vuole in dono lo spostamento del decreto Maccanico da fine gennaio a fine agosto '97, e anche per allora non dover rinunciare a Retequattro. Mentre la sua ex creatura, TelePiù 1, vuole solo restare «a terra» fino al 1998. Vittorio Cecchi Gori sogna due frequenze per mandare in onda le sue pay-tv, la Rai di Enzo Siciliano l'imprimatur di legge al decreto «salva Rai», quello che aveva anticipato finanziamenti e sgravi fiscali alla Rai di Letizia Moratti. Su ognuno di questi punti è lotta a sangue tra maggioranza di governo e Polo. Ma la faccia distesa di Confalonieri sembra anticipare che i pacchi dono arriveranno con la slitta, come da copione. Nel mezzo della bagarre sta il mini¬ stro delle Poste, Antonio Maccanico, confortato dai sottosegretari Vincenzo Vita e Michele Lauria. Intanto, a lato, una polemica si apre tra Maccanico e la Stet. Il ministro delle Poste anticipa che, a giorni, darà il responso sul «Dect», dirà se sia da considerarsi «telefonia fissa o mobile». Ma Ernesto Pascale, amministratore della Stet, lo smentisce: non c'è responso sul Dect, il Dect essendo una «tecnologia», oltretutto già «liberalizzata» dalla Comunità. Sotto l'albero, il presidente di Confindustria Giorgio Fossa si augura di trovare danaro meno caro, e la riesumazione della legge che porta il nome del suo ideatore: l'ex ministro delle Finanze del Polo Giulio Tremonti. Il presidente di Conf- commercio, Vittorio Cecchi Gori Sergio Bilie, spera in un ritorno degli italiani ai consumi di un tempo. La Borsa, che per sua natura vive di speranze, spera di rive- Letizia dere listini Moratti ruggenti, e potrebbe essere la volta buona. La favoriscono il calo dei tassi e il riaggancio della lira allo Sme. Senza contare che sta tornando ad operare sul mercato, appoggiandosi alla Cassa Lombarda dove lo ha chiamato il presidente Pierandrea Dosi Delfini, uno dei grandi animatori del listino, Giovanni Svetlic. Sempre che il temuto crollo di Wall Street, quello che da settimane preconizza Elaine Garzarelli, non arrivi a tramortire i mercati. Riproponendo il copione di quell'autunno nero del 1987. Carlo De Benedetti aspetta con i Re Magi una buona offerta per Olivetti (dalla quale è sempre più sentimentalmente distaccato), magari da France Telecom con cui il figlio Marco sta discutendo da tempo per Infostrada. Mal che vada, l'amministratore delegato di Mediaset, Ubaldo Livolsi, ha riconfermato l'interesse per Omnitel, dove corre in accordo con Pat Gallagher, responsabile per l'Europa di British Telecom. Intanto, dopodomani, il nuovo amministratore delegato di Olivetti, Roberto Colaninno, farà la sua prima apparizione nel direttivo di Confindustria, dove si discuterà sullo studio messo a punto da Telos per la ristrutturazione di viale dell'Astronomia. Il pensionato di lusso Luigi Giribaldi attende Ernesto a sua volta di Pascale essere chiamato al telefono dall'Ingenere, visto che è diventato in Cofide (dove ha il 20%) un partner di cui non si può non tener conto. Il presidente e il direttore generale di Banconapoli, Giuseppe Falcone e Federico Pepe, hanno invece domandato a Santa Klaus un nuovo azionista, possibilmente l'Ina presieduta da Sergio Siglienti e la Bnl guidata da Mario Sarchielli II governatore di Bankitalia Antonio Fazio invoca una soluzione magica per la Kreditna, la banchetta di Trieste in fallimento che già minaccia di ceare seri guai alla Popolare di Brescia, mentre il sindaco di Siena, Pierluigi Piccini, vorrebbe che Gesù Bambino rendesse il Montepaschi invisibile, in modo da poter sfuggire a qualsiasi riforma che la tolga all'orbita del Comune. Il presidente delle Generali, Antoine Bernheim, spera di trovare tra i doni, infiocchettata di rosso, la Sai di Salvatore Ligresti, il commissario Consob, Salvatore Bragantini, un'Italia Ubera dalle «scatole cinesi». A Milano, Giorgio Strehler sogna un Piccolo Teatro non più controllato dal Comune di Milano, mentre il sindaco Marco Formentoni sogna un Piccolo Teatro liberato da Strehler. Elio Fiorucci è invece più modesto: si augura che il nuovo «Cafè», che domani inaugura nello Store di San Babila, diventi il punto-in di giovanotti e giovanotte, mamme, padri e, perché no, anche nonni e nonne. Valeria Salvatore Sacchi Bragantini Carlo De Benedetti Vittorio Cecchi Gori Fdl

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