«Occidente, smetti di illuderli»

«Occidente, smetti di illuderli» «Occidente, smetti di illuderli» Draskovic il regime non garantisce gli accordi IL LEADER DELLA PROTESTA VBELGRADO UK Draskovic, secondo lei Milosevic ha finora rinunciato a reprimere le dimostrazioni di Belgrado a causa delle pressioni dell'Occidente? «Non ho alcuna indicazione che l'Occidente stia facendo seriamente pressioni su Milosevic. Purtroppo, pare che l'Occidente lo consideri ancora come una forza di pace e stabilità nella regione, per via del suo coinvolgimento negli accordi di Dayton. Questo è del tutto errato. La stessa persona che ha consentito che infuriasse la guerra in Bosnia con le sue idee di pulizia etnica è pronta a usare ora la medesima strategia di odio e divisione per portare la tragedia all'interno del suo stesso Paese. Noi siamo filoeuropei e filoamericani perché vogliamo gli stessi principi di democrazia, economia di mercato, stile di vita. Il nostro è un movimento per l'Europa. Milosevic è assolutamente contro tutto questo. E' un vecchio comunista. Sua moglie ha fondato un nuovo partito socialista, ma il suo vero nome dovrebbe essere partito bolscevico serbo. E' tornata a Belgrado pochi giorni fa dall'India, dopo aver visitato Cina e Corea del Nord. Appartiene a quel tipo di civiltà. Così, per dividere e confondere l'opinione pubblica interna, ogni notte quella grande fabbrica di bugie che è la tv di Stato ci accusa di collaborare con i tradizionali nemici della Serbia, in primo luogo l'America e poi l'Europa. Per confondere l'opinione pubblica all'estero, ripetono lo slogan opposto: che noi siamo nazionalisti che si oppongono agli accordi di pace di Dayton. Questo, naturalmente, non è vero. Io nel '91 mi sono opposto alla guerra e ho lanciato un appello ai giovani serbi a non combattere la guerra di Milosevic. Milosevic mi ha fatto ar¬ restare. Quando nel '93 ho protestato contro la pulizia etnica e le atrocità a Sarajevo, mi ha fatto arrestare di nuovo. Milosevic non può essere garante di nulla di ciò che sta a cuore all'Occidente. Non è per Dayton, sta ingannando l'Occidente per rimanere al potere. E' un grande errore puntare su di lui per la pace». Lei si è schierato contro la pulizia etnica e ha pagato per questo. Ma Zoran Dindic, che guida il partito democratico ed è l'altro leader della coalizione «Insieme», ha apertamente appoggiato Radovan Karadzic, il capo dei serbi di Bosnia considerato un criminale di guerra. «Questo riguarda il passato. Quella era per lui una mossa politica pragmatica. Non c'è questione: Dindic è proeuropeo e proamericano». Quindi l'impostazione diffusa a Washington e altrove, secondo cui se Milosevic cade la pace di Dayton finisce, è completamente errata. «Assolutamente. Noi sosteniamo gli accordi di Dayton non come una via al potere, ma come via alla pace nei Balcani. Non posso credere che il governo degli Stati Uniti e i Paesi europei intendano davvero appoggiare il revival dello stalinismo nei Balcani, cui lavora la signora Milosevic. Ma è questo che otterranno alla fine da Milosevic». Qual è l'obiettivo finale per cui ogni giorno scendete in strada? «L'obiettivo è dimostrare alla società nel suo complesso che insieme possiamo riprenderci il nostro destino dall'arbitrario dominio dei bolscevichi. La nostra pressione continua ha portato a una grande vittoria, il 3 dicembre, quando si sono ribellati alcuni giudici del tribunale serbo che aveva annullato le elezioni am¬ ministrative del 17 novembre. Cinque giudici si sono chiamati fuori, dicendo che avevano subito incredibili pressioni da Milosevic per ribaltare i chiari risultati delle elezioni, ma poi le dimostrazioni hanno dato loro il coraggio di dichiarare che non volevano "restare schiavi" dell'arbitrario dominio di Milosevic, ma diventare servitori della legge, e hanno chiesto agli altri giudici di unirsi a noi». E invece, ieri, la magistratura jugoslava ha fatto un passo indietro: la Corte suprema ha confermato l'annullamento delle elezioni. «Non abbiamo ancora vinto. Ma migliaia di lavoratori hanno dichiarato che si uniranno a noi, nonostante i tentativi del governo di bloccarli nelle fabbriche. Ma, come dimostra l'esperienza cieca di qualche anno fa, questo tipo di tattica non terrà». Su quale basi chiederebbe ai dimostranti di fermarsi? «Milosevic ora ha due possibilità. La prima è riconoscere il risultato delle elezioni del 17 novembre, allentare la sua morsa sui media di Stato, e annullare il criminale gesto di chiudere la stazione radio indipendente B92 e ima radio studentesca. In questo caso, chiederemo di fermare le manifestazioni e cominceremo a prepararci a elezioni parlamentari e presidenziali in Serbia. Ma se Milosevic persiste nei suo atti di terrorismo di Stato, continueremo lino alle sue dimissioni. Perché, se va avanti così, si dimostrerà non uno statista, ma lo sponsor del terrorismo di Stato, che è un crimine internazionale)). Milosevic è un astuto navigatore della politica. Che cosa pensa che finirà per fare? Terrà duro o no? «Milosevic è un vigliacco arrogante. Si sente forte di fronte alle pressioni per la pace dall'interno. Non ha avvertito lo stesso tipo di pressione dall'Occidente. Se sentirà questa pressione, finirà per cedere. Revocherà l'annullamento delle elezioni e rinuncerà a controllare i media. Se queste pressioni non ci saranno, nulla può accadere in tempi brevi. A lungo termine, sono ottimista. Non può proteggersi per sempre da milioni di serbi che vedono il loro destino legato all'Europa, non alla Corea del Nord». Nathan Gardels Copyright «Los Angeles Times Syndicate» e per l'Italia «La Stampa"