Nuove imposte sui Bot

LE LETTERE LE LETTERE DI MARIO SALVATORELLI Nuove imposte sui Bot? Ho sentito dire che dall'1/1/97 la tassazione dei titoli di Stato cambierà. Desidererei tanto che lei mi spiegasse come. Credo che ciò, oltre a interessare me, sarà utile anche a moltissimi altri risparmiatori. Le chiedo questo poiché tutto il mio capitale, dopo una vita di lavoro, è investito in titoli di Stato. Infine, riguarderà solo le nuove emissioni, oppure sarà retroattiva? R. Lepore - Asti Come mai, malgrado i continui aggravi fiscali, ogni anno si scopre un «buco», da colmare con nuove imposizioni fiscali? G.C.-PinoT.(TO) PiUBBLICO le due lettere insieme perché la seconda risponde, in modo indiretto (anche se negativo), alla prima. Nella quale si teme, per aver «sentito dire», il cambio della tassazione sui titoli di Stato: intendendo ovviamente per «cambio» un aumento del I le tasse. Altrettanto «ovviamente» rispondo al primo lettore di Asti che non ha alcuna ragione di temere per i suoi risparmi, nonostante alcuni «protettori» (si fa per dire! di questi rispanni si diano da fare per ottenere questo cambio, «in peggio», sui titoli di Stato. D'altra par¬ te, non posso dare torto all'amico di Asti, tante e tali sono le voci, anzi, più che le voci i pareri che da anni ci perseguitano a favore di una super-tassazione di queste «rendile finanziarie», quasi fossero rapinate, distolte da investimenti, più utili - dicono i loro critici - di altri, per esempio quelli in azioni, per sostenere lo sviluppo economico. In realtà le «attività finanziarie» destinate a titoli di Stato (c'informa la Banca d'Italia) erano, al 31/12/95, appena il 25% delle attività totali delle famiglie (comprese le imprese individuali). Un quarto che, tra l'altro, nel 1° semestre '96, per quanto riguarda i nuovi flussi di risparmio, si è ristretto al 16%. Quanto al secondo lettore, il «buco» che si scopre ogni anno è il disavanzo pubblico che non esisterebbe, nel bilancio statale; il quale chiuderebbe, anzi, in largo attivo da qualche tempo, se non ci fosse la «spesa per interessi del debito pubblico» da pagare (195 mila miliardi quest'anno). 11 lettore conclude la sua lunga lettera: «Non sono certo che il nostro Paese sia così buono e generoso come si tende a farci credere». Certamente, non mi si può accusare di «tendere a far credere...». Ma, non faccio neppure parte di coloro che sembra abbiano sposato la professione di «denigratori d'Italia». L'assegno di «ignoto» replica e conferma Leggo su «La Stampa» del 25/11/96 di un assegno bancario presentato a un qualsiasi sportello (e non pagato, perché il presentatore non era conosciuto, ndr). Le comunico che la prassi corretta è la seguente. Dato che l'assegno recita: «a vista pagate» se il funzionario di banca rifiuta, il cittadino chiede l'intervento dell'autorità. A questo punto l'autorità stessa è obbligata a identificare la persona traente e la banca, a seguito della regolarità dell'assegno, è obbligata a pagare a vista. Se il funzionario si rifiuta commette un abuso punibile con la querela di parte. Sono veramente stupito della tesi da lei sostenuta. M. F. - Torino Lei afferma che l'autorità è obbligata a identificare la persona traente, cioè chi ha emesso l'assegno. Nessuno afferma il contrario, tanto meno io. Il mio consiglio (e non la mia «tesi») non coinvolgeva le autorità. Era un modo pratico, semplice per risolvere il problema. Il lettore di Verbania raccontava che, in seguito a sua «denuncia», era stato convocato in Questura, dove gli avevavo detto, tra l'altro,

Persone citate: Lepore

Luoghi citati: Asti, Italia, Torino, Verbania