Dopo l'articolo di Nanni Moretti intervista con il vicepresidente del Consiglio stiamo davvero cambiando in meglio

«Dopo una lunga crisi quest'anno dovremmo superare i 100 milioni di spettatori» Dopo l'articolo di Nanni Moretti, intervista con il vicepresidente del Consiglio: stiamo davvero cambiando in meglio MILANO DAL NOSTRO INVIATO «Nanni è una persona che coltiva una virtù rara di questi tempi: la discrezione. Se uno come lui, che non è certo uno spensierato, nota qualche cosa di positivo vuol dire che davvero un cambiamento in meglio c'è stato». Nanni è Nanni Moretti e il cambiamento in meglio è quello del cinema italiano. Chi parla è il vicepresidente del Consiglio e ministro per i Beni culturali Walter Veltroni, che non ha mai nascosto di «amare il cinema in modo viscerale» e lo ha dimostrato in mille modi: con il libro Certi piccoli amori, con gli interventi sul Venerdì di Repubblica, lanciando per primo, quando era direttore dell' Unità, l'abbinata giornale più videocassetta di grandi film italiani e americani. Dunque ieri sulla prima pagina della Stampa Nanni Moretti ha annunciato la buona novella: «Assistiamo al germogliare di un altro rinascimento del cinema italiano». E Veltroni ora riprende il filo del discorso e indica quali cure il governo intende adottare per trasformare quei germogli in piante rigogliose. Per evitare che siano travolte e schiacciate dal vento tempestoso del grande cinema americano, dalle soap opera e telenovelas che invadono le nostre televisioni come unico possibile tipo di fiction. Ha ragione Moretti, signor ministro, ci sono davvero segni di rinascita del cinema italiano? «Sì, ci sono molti segni di cambiamento. E il merito sta nella tenacia della gente che fa cinema: autori, ma anche produttori e distributori. Accanto a Moretti, a Tornatore, a Salvatores, Scola, Rosi, Bertolucci e molti altri, c'è una generazione nuova al lavoro che costituisce una grande risorsa per il futuro». Non è certo la prima volta che il cinema italiano dimostra la sua vitalità creativa. La novità, forse, sta nel fatto che ora il governo, come succede da anni in altri Paesi, per esempio in Francia, intende valorizzarlo, aiutarle. Con quali strumenti? «Nel disegno di legge di riforma del sistema audiovisuale abbiamo messo una norma in base alla quale i canali televisivi pubblici e privati sono obbligati a investire nella fiction italiana ed europea. Questo significa portare circa 700 miliardi nella produzione di fiction di fronte a un sistema che sino a oggi si è alimentato soprattutto con l'acquisto di prodotti da Stati Uniti e Sud America». Un disegno di legge non è ancora una legge dello Stato. «Ma il suo iter in Parlamento sta progredendo. Dovrebbe essere approvato nei primi mesi del prossimo anno». Favorire la fiction televisiva non vuol dire ammazzare il consumo di cinema delle sale che per molti anni ha segnato il passo, e i cui prezzi sono aumentati di recente? «Non è esattamente così. Per quanto riguarda i prezzi abbiamo convinto gli esercenti italiani a ridurre della metà il prezzo del biglietto a partire dal 7 gennaio. Tutti i pomeriggi per cinque giorni la settimana, in certe città per sei giorni, il biglietto costerà la metà: settemila lire. E questo vuol dire permettere soprattutto ai giovani di andare al cinema, così come abbiamo potuto andarci noi quando costava poco e c'erano sale di quartiere, che davano bei film. Ma non basta: dai dati del Censis risulta che è in atto una controtendenza. Dopo una lunga caduta libera quest'anno dovremmo risalire la china e superare i cento milioni di spettatori avvicinandoci ai modelli europei. Dopo tanti anni in cui si chiudevano sale per fare supermercati, nel corso del '96 se ne sono riaperte molte. Noi desideriamo che siano soprattutto sale multiple». Perché? «Perché più schermi ci sono, più possibilità esistono di proiettare film europei». Ma intanto per Natale le sale subiranno l'assalto delle pellicole americane. «Il gobbo di Notre Dame» o «Evita» si preparano a fare grandi incassi, e in questi anni l'unico vero baluardo sono stati i film dei tanto criticati fratelli Vanzina. «Il cinema americano trionfa dappertutto. E. dai dati risulta che Francia e Italia sono i due Paesi che meglio resistono alla penetrazione americana, rispetto per esempio a Germania, Spagna o Inghilterra. Nessuno vuole certamente impedire ai fratelli Vanzina di fare cinema. L'importante è che non siano soltanto loro. La cultura non è terreno di fili spinati o di autarchia. Tutti noi siamo cresciuti vedendo Capra e Hitchcock, Cimino e Spielberg. Ben venga il cinema americano con la sua ricchezza. Noi però dobbiamo cambiare mentalità». E come? «Dobbiamo smetterla di parlare della crisi. Dobbiamo pensare invece a come si può rispondere alla nuova domanda di cinema. E' vero, abbiamo avuto una stagione di innovazione tecnologica in cui la tv via etere generalista ha distrutto il cinema. Ma ora con le tv specializzate via satellite, via cavo, ci sarà bisogno come il pane di nuova fiction: può essere l'occasione per riprenderci. Inoltre la gente cerca qualche cosa di diverso dalla televisio¬ ne. E' cambiato il gusto, e anche il cinema italiano deve fare uno sforzo». In quale direzione? «Per esempio vorrei che i film italiani fossero più grandi di quello che sono. Facciamo un cinema in due camere e cucina, molto minimalista: ci sono pochi soldi. Lo Stato invece di dare tanti finanziamenti a pioggia, deve aiutare quelle produzioni che possono essere anche una finestra sul mercato europeo. Nuovo Cinema Paradiso, L'uomo delle stelle, Mediterraneo (e domani speriamo Nirvana di Salvatores o La tregua di Rosi) sono film buoni per un mercato europeo, noi dobbiamo aiutare questa ripresa di una dimensione grande». Non finanziare a pioggia vuol dire fare delle scelte: a chi sì e a chi no; ogni scelta è politica: cinema di sinistra o di destra? «Non spetta al ministro l'are questa scelta, indicare i buoni e i cattivi. In questo senso ho fatto una innovazione radicale, Il ministro non deve stare in nessuna sede in cui si danno valutazioni estetiche. Ho cambiato le commissioni che decidevano i finanziamenti al cinema. Prima c'erano persino i sindacalisti che pronunciavano giudizi sulle sceneggiature. Per tutte le concessioni di fondi, anche a musica e teatro, abbiamo deciso di fare commissioni di nove persone anziché di cinquanta, con gente esperta che però non abbia interessi diretti. Vorrei che al termine della legge di riforma del cinema ci fosse un centro nazionale sganciato dal potere che conduce la politica cinematografica dello Stato, come succede per esempio in Francia». Pochi giorni fa lei ha visto il suo collega francese Douste-Blazy, con il quale nei mesi scorsi aveva lanciato una politica culturale per il cinema comune. Ci sono nuove iniziative? «Sì. Abbiamo deciso di organizzare per il prossimo mese di marzo un festival franco-italiano a New York. Ci piace l'idea di mandare i film europei alla conquista dell'America dopo che per anni ò successo il contrario. Con Douste-Blazy, dopo un incontro a luglio, ci siamo trovati al Festival di Venezia e abbiamo costituito un bureau italo-francese di produttori e autori che si deve preoccupare di promuovere insieme il cinema italiano e francese, di armonizzare le norme per la coproduzione. L'obiettivo è di dare un nuovo avvio a quella collaborazione che ha consentito in passato di realizzare grandi film, da quelli di Truffaut a quelli di Fellini. Mi ha fatto piacere che in partico"are sui giornali francesi queste decisioni siano state accolte come il grande ritorno della cultura italiana». Lei è il ministro che ha aperto l'ultimo Festival di Venezia dichiarando: «In nome del governo che rappresento e in nome del popolo italiano dichiaro che il cinema è la cosa più bella del mondo». Che cosa crede che ne pensi il maestro Muti, che non perde occasione di lanciare l'allarme sul disastro della cultura musicale italiana? «Amo il cinema, è vero, ma anche tutto ciò che è manifestazione di talento, produzione di arte. Come ministro cercherò di fare una politica di espansione di domanda e offerta in ogni settore della cultura italiana. E mi fa piacere che proprio la Scala apra questa stagione con qualche speranza in più anche; grazie al decreto che permette la possibilità di intervento dei privati negli enti lirici». Lei è appena stato a Annecy agli «Incontri del cinema italiano», dove tra l'altro ha inaugurato una mostra dedicata a Tc-tò. Ieri Annecy ha assegnato il Grand Prix al giovane regista Fulvio Ottaviano per il film «Cresceranno i carciofi a Mimongo». Lo ha già visto? «Non ancora, ma lo farò assolutamente». Ne vale la pena: alla fine i buoni sentimenti e gli eroi positivi trionfano. E' molto buonista. Veltroniano. Sergio Trombetta «Dopo una lunga crisi quest'anno dovremmo superare i 100 milioni di spettatori» «Vorrei che i nostri film fossero realizzali più in grande: superiamo il "minimalismo"» roduzione di fiction i fronte a un sistema he sino a oggi si è alimentato soprattutto on l'acquisto di prodotti da Stai Uniti e Sud America». Un disegno di legge non è ancora una legge dello Stato. Ma il suo iter in Parlamento sta progredendo. Dovrebbe essere pprovato nei primi mesi del prossimo anno». Favorire la fiction televisiva non vuol dire ammazzare il consumo di cinema delle sale che per molti anni ha segnato il passo, e i cui prezzi sono aumentati di recente? Non è esattamente così. Per uanto riguarda i prezzi abbiamo convinto gli esercenti italiai a ridurre della metà il prezzo el biglietto a partire dal 7 gennaio. Tutti i pomeriggi per cinue giorni la settimana, in certe ittà per sei giorni, il biglietto osterà la metà: settemila lire. E questo vuol dire permettere sorattutto ai giovani di andare al inema, così come abbiamo pouto andarci noi quando costava oco e c'erano sale di quartiere, he davano bei film. Ma non basta: dai dati el Censis risulta che è n atto una ontrotendena. Dopo una unga caduta ibera quet'anno doremmo risaire la china e uperare i ento milioni di spettatori avviidi i dlli iIn alto a sinistra Nanni Moretti, in basso il vicepresidente del Consiglio Walter Veltroni In alto a destra Giuseppe Tornatore: secondo Veltroni i suoi film, come pure quelli di Salvatores e Rosi, sono buoni per un mercato europeo Ma intanto per Natale le sale subiranno l'assalto delle pellicole americane. «Il gobbo di Notre Dame» o «Evita» si preparano a fare grandi incassi, e in questi anni l'unico vero baluardo sono stati i film dei tanto criticati fratelli Vanzina. Il i i if«Dobbiamo smetterla di parlare della crisi. Dobbiamo pensare invece a come si può rispondere alla nuova domanda di i E' bbine. E' cambiato il gusto, e anche il cinema italiano deve fare uno sforzo». In quale direzione? «Per esempio vorrei che i film italiani fossero più grandi di quello che sono. Facciamo un cinema in due camere e cucina, molto minimalista: ci sono pochi soldi. Lo Stato invece di dare tanti finanziamenti a pioggia, deve aiutare quelle produzioni che possono essere anche una finestra sul mercato europeo. Nuovo Cinema Paradiso, L'uomo delle stelle, Mediterraneo (e domani speriamo Nirvana di Salvatores o La tregua di Rosi) sono film buoni per un mercato europeo, noi dobbiamo aiutare questa ripresa di una dimensione grande». Non finanziare a pioggia vuol dire fare delle scelte: a chi sì e a chi no; ogni scelta è politica: cinema di sinistra o di destra? «Non spetta al ministro l'are questa scelta, indicare i buoni e i cattivi. In questo senso ho fatto una innovazione radicale, Il ministro non deve stare in nessuna sede in cui si danno valutazioni estetiche. Ho cambiato le commissioni che decidevano i finanziamenti al cinema. Prima c'erano persino i sindacalisti che pronunciavano giudizi sulle sceneggiature. Per tutte le concessioni di fondi, anche a musica e teatro, abbiamo deciso di fare commissioni di nove persone anziché di cinquanta, con gente esperta che ò bbi i«Vorrei cfossero rin grandil "minimmesi una pcinemnuov«Sì. Abbzare pemarzo uno a Nemandarquista per annCon Docontro al Festicostituicese di pdeve prre insiefrancesme perbiettivovio a qha conslizzare Truffauha fatt"are sudecisiome il grra italiLei aperVenenompresepolo cinemdel mche nti, chdi lansastrcale «Amo ilche tutzione darte. Cofare undi domsettore mi fa pila apraqualchegrazie la possprivati Lei è agli italiaha indedicnecyPrix i In alto a sinistra Nanni Moretti, in basso il vicepresidente del Consiglio Walter Veltroni In alto a destra Giuseppe Tornatore: secondo Veltroni i suoi film, come pure quelli di Salvatores e Rosi, sono buoni per un mercato europeo