ABBIAMO BISOGNO DI EUROPA
Napoli, chiesto il rinvio a giudizio per peculato ABBIAMO BISOGNO DI EUROPA dire di un'epopea, che proprio in quel nuovo Trattato, e nell'Unione Monetaria da esso prevista, celebrava il suo culmine. Ma non appena, quel culmine fu raggiunto, le assi su cui si reggeva la costruzione europea presero pericolosamente a sconnettersi e ciò che ne usci lesionato furono proprio le ragioni della speranza: non più ordine, ma disordine monetario, con l'uscita dallo Sirie della lira e della sterlina, non più sviluppo, ma recessione di cui era arduo prevedere la fine, non più nuovo lavoro, ma crescita esponenziale dei disoccupati, non più spinta integrativa, ma arroccamento in dilaganti e rafforzate identità locali. Erano tante e diverse le ragioni di questo panorama inquietante: il peso ormai esorbitante dei disavanzi interni e delle incrostate inefficienze di alcuni di noi, l'effetto corrosivo su tutti noi di un mercato internazionale sempre più affollato di nuovi entranti con costi assai più bassi dei nostri, l'effetto liberatorio della fine del comunismo su identità etniche, regionali ed anche nazionali, prima compresse dalle ragioni superiori dei blocchi. Cresceva, in mezzo a tutto questo, il bisogno di difendersi e l'Europa cominciò ad apparire uno scudo inadatto per farlo. Al contrario, se l'Europa era, ed è, l'Unione Monetaria, che comunque costringe a cure dimagranti, diventano l'Europa e l'Unione Monetaria i nemici, le cause stesse din mali che ci affliggono. Nulla potrebbe essere più distorsivo, più tragicamente sbagliato. 1 inali che ci affliggono li avremmo comunque davanti, ci fosse o meno l'Unione Monetaria: perché i disavanzi pubblici sono un'idrovora di cui in ogni caso si pagano i prezzi e perché l'adattamento alle nuove condizioni di concorrenza imposte dal mercato globale è una necessità ineludibile che noi europei abbiamo davanti. La vera domanda, caso mai, è un'altra: davvero qualcuno pensa che ciascuno di noi se la caverebbe meglio da solo? 0 non è vero piuttosto che la sfida, che è alta, sottolinea una volta di più il bisogno che tutti abbiamo di Europa? Ma tant'è: la realtà dei fatti è che l'Unione Monetaria è sempre più vista come la ragione del male, ed è togliendola di mezzo o ritardandola o sbrindellandola il che si spera comunque di star meglio. A questo punto non basta dire che non è così. Siccome molti hanno preso a pensarlo, si è innescata una spirale distruttiva, che mina le fondamenta stesse su cui la costruzione europea è nata e cresciuta: le ragioni della speranza, la fiducia in un futuro migliore grazie all'Europa e attraverso l'Europa. Ciò che serve, allora, è ripristinare quelle ragioni e poiché l'Unione Monetaria, se non è la causa dei nostri mali, non è neppure la loro soluzione, non basta limitarsi ad essa. L'Unione Monetaria va fatta perché senza di essa l'Europa si sfascerebbe ancora di più, ma se sarà solo essa ciò che faremo, l'Europa si andrà comunque a sfasciare sugli scogli dell'insicurezza degli occupati e della disperazione dei senza lavoro. Ma è possibile ripristinare la speranza, ci sono prospettive che ancora la possono nutrire? Assolutamente sì, e sono straordinarie, come sempre accade nelle stagioni di grande cambiamento. Per questo è molto, molto riduttivo esaurirle nella promessa di pur riformati diritti sociali o di fondi pubblici per opere pubbliche. In una stagione che sarà necessariamente di opportunità e di rischi, è non solo giusto, ma essenziale salvare, ricostruendole su nuove basi, quelle reti di sicurezza sociale, che così come sono costano troppo e che sono tuttavia un tratto positivo della civiltà europea. Ma non pensiamo soltanto alla difesa dai rischi, pensiamo anche ad allargare le opportunità. Liberiamo le potenzialità inesplorate, di progresso e di lavoro, offerte dalle tecnologie innovative oggi dominate dal monopolio o dall'oligopolio di pochi, apriamo mercati compressi entro asfittici compartimenti stagni, creati dalle leggi a difesa di corporazioni esistenti. Formiamo i nostri giovani all'alfabeto del futuro. E teniamo sempre in mente che i Paesi che si sviluppano intorno a noi, oggi erodono i nostri mercati, ma domani entreranno a farne parte. E' una grande e affascinante Europa promessa quella che sta davanti a noi e soprattutto ai nostri figli. Se a qualcosa la politica serve, serve ad aprirle credibilmente la strada e a ridarci non garanzie, ma speranza. Così come fecero i padri fondatori, la capacità di visione e il coraggio dei quali - me ne rendo conto sono oggi una merce sempre più rara. Giuliano Amato
Persone citate: Giuliano Amato
Luoghi citati: Europa
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