Borrelli: a Tonino voglio bene

Stampa estera Borrelli: a Tonino voglio bene «Le indagini? Si risolveranno a suo favore» IL PROCURATORE DI MILANO MILANO ON bisogna drammatizzare ma tenere i nervi a posto. Mi dispiace enormemente per la sofferenza, direi addirittura, per il calvario di Di Pietro e gli sono molto vicino. Io a Di Pietro voglio bene e non è vero che abbia mai fatto dichiarazioni dure nei suoi confronti. Montanelli ha scritto "non dovevate usarlo". Noi non l'abbiamo mai usato in nessun modo, ognuno nel pool ha fatto la sua parte. Sul piano professionale, su Di Pietro si sapeva tutto quello che si doveva sapere. Se si parla di vita privata, è assurdo pensare che il capo dell'ufficio sappia tutto ciò che fanno i suoi collaboratori. Mi auguro che le perquisizioni di venerdì si rivolgano a suo favore perché, se dopo tutto questo, e con un'azione così prolungata e penetrante, non hanno trovato niente, vuol dire che Di Pietro può uscire a testa alta anche da questa vicenda». Sarà l'aria di festa che si respira a Milano per il Santo patrono, o la tensione sciolta dopo il «D-day» di Antonio Di Pietro. Ma il procuratore capo Francesco Saverio Borrelli, ancora intabarrato in un austero cappotto dopo l'incontro con il Presidente Scalfaro nella basilica di Sant'Ambrogio, sembra volersi rappacificare con il suo ex sostituto procuratore, messo a dura prova da una perquisizione che lo ha umiliato e colpito nel cuore degli affetti. Cede facilmente alle insistenze dei cronisti che gli chiedono commenti su Antonio Di Pietro e le perquisizioni subite. «Sento parlare - dice - di Robespierre. Ma non sento ancora teste che rotolano nella polvere». Dottor Borrelli, ha letto cosa dice il senatore Pellegrino? «No, cosa dice?». Che ciò che è toccato a Di Pietro presto toccherà a voi del pool. «Più che un annuncio - ride Borrelli - o una previsione, mi sembra sia una constatazione, giacché siamo tutti indagati a Brescia, a vario titolo». Quindi ieri avrebbero po- tuto perquisire anche lei? «Sì... certo». Dottore, Il Foglio di Giuliano Ferrara riporta il contenuto dell'agenda di Pacini Battaglia: si parla di appuntamenti tra il banchiere e Di Pietro, di finanziamenti al Pds e del nuovo procuratore generale a Milane, Cappelli, quello che voi vorreste... «Il sospetto che Pacini abbia creato ad arte qualcosa non può essere escluso. Del resto Pacini ha continuato a dire le cose che ha detto anche quando sapeva di essere intercettato. Ma a proposito dell'agenda, vorrei ricordare che nel diritto civile gli scritti possono essere usati contro coloro che li hanno formati. Fanno prova contro l'autore, non contro terzi. Certo, l'autore deve spiegare quello che ha scritto. Se io per esempio scrivo che il giorno tale voglio uccidere una persona insieme ad un complice, è un elemento contro di me e non contro il presunto complice». Da più parti si è scritto che la nomina del procuratore Pintus a procuratore generale di Milano è bloccata da voi che gli preferireste Cappelli. «E' una cosa che per fortuna ho già smentito prima che se ne occupasse il Csm. E torno a ripeterlo: noi non abbiamo assolutamente nulla contro Pintus né altri». Non pensa che nelle per- quisizioni a Di Pietro ci sia stata una certa spettacolarità? «Con lui non parlo da tempo. Gli sono molto vicino affettivamente e seguo queste vicende in modo accorato. Mi auguro che le perquisizioni si rivolgano a suo favore. Perché se non hanno trovato niente adesso...». Si continua a parlare di scontro tra Procure, è così? «Tra Procure vi possono essere conflitti ma di competenza. Parlare di guerre o scontri di potere non ha senso. Milano non ha alcun interesse a sparare contro Brescia e viceversa. Del resto, non ci sarebbe altro da guadagnare che grane. Eppoi, non dimentichiamo che, almeno al 98%, le Procure della Repubblica si muovono su sollecitazione esterna». Cioè? «Quando si dice che Borrelli o Caselli hanno aperto un'indagine, è perché è un atto dovuto, non perché c'è un'iniziativa motu proprio». E allora a Brescia... «Per quanto riguarda Brescia bisogna vedere che cosa ha ricevuto. Più le indagini sono fatte in maniera approfondita ed estesa, più ha da guadagnare chi è senza peccato». E la tv? Tra indagini e trasmissioni televisive ci sono state alcune coincidenze. Non crede? «Che il clima sia cambiato lo abbiamo rilevato anche noi. Ma siamo comunque indifferenti alle variazioni della temperatura. Siamo, o meglio, dovremmo essere animali a sangue freddo. Non siamo nò freddolosi, né calorosi». Ma le perquisizioni hanno scatenato reazioni a caldo scandalizzate... «Ma gli atti di indagine non vanno considerati come condanne. Dobbiamo abituarci ad assistere allo spettacolo della giustizia con nervi saldi. Io credo che sia nell'interesse di tutti, e innanzitutto di chi non ha nulla da rimproverarsi, accettare queste che non sono che ricerche, non condanne». Paolo Colonnello Veltroni: le traversie giudiziarie dell'ex pm e quelle che riguardano il presidente del Consiglio sono ben diverse tra di loro Bossi: era già tutto scritto Confalonieri: «Proviamo comprensione per lui ma non ci mettiamo a piangere» A sinistra il procuratore della Repubblica di Palermo Giancarlo Caselli A destra il procuratore Borrelli In basso a destra Gherardo Colombo

Luoghi citati: Brescia, Milano