«Leghisti, marciamo insieme» di Renato Rizzo

«Leghisti, marciamo insieme» Scalfaro a Mantova attacca Bossi: deliri di onnipotenza. Solo 70 alla manifestazione di protesta «Leghisti, marciamo insieme» // Senatur: ma a noi non interessa MANTOVA DAL NOSTRO INVIATO 1 padri-padroni lasciamoli nell'angolo dove li emargina la buona politica: lasciamoli ai loro sogni estremi e pericolosi, alle loro smanie di decidere in nome e per conto degli altri. Oscar Luigi Scalfaro sale a Mantova, «capitale» della Padania e sferra un attacco a quel Hossi che si professa unica guida e testa pensante della Lega: certi deliri di onnipotenza sono concessi solo «ai dittatori» da sudditibambini incapaci di «ragionare in proprio». E, allora, dice il Presidente al popolo del Carroccio in questo giorno che scivola sulle note del «Va' pensiero», lasciate davvero libero il «vostro pensiero», siate consci della vostra «maturità», scegliete «di marciare insieme per il bene comune». E, soprattutto, inseguite il federalismo, quello vero e forte, capace «di dare nuovo vigore allo Stato, ma fermatevi su questa linea»: oltre, c'è lo spettro della secessione, il rischio del tracollo. E' un'offerta di tregua lanciata inaspettatamente in un venerdì che lo stato maggiore della Lega, tramite Roberto Maroni, aveva annunciato di fuoco per il Capo dello Stato: «Riceverà un'accoglienza difficile da dimenticare» era stata la promessa che poggiava sulla certa mobilitazione di migliaia di «braveheart». Ma la protesta è stata più virtuale che reale: solo una settantina i manifestanti, ingabbiati da un cordone di almeno altrettanti politici e carabinieri, inalberavano uno striscione con scritto «Benvenuto in Padania» e si sforzavano di sopperire alla scarsa quantità di presenti con la «qualità» di fischi e boati. Pronta la replica di Umberto Bossi, ad Adria per una fiaccolata contro la finanziaria: «Non ci siamo mai sentiti esclusi da casa nostra e quindi non ci interessa alcuna riapertura. Ci interessa - ha proseguito il Senatur - l'apertura su fatti concreti, come ad esempio non essere più in condizioni di schiavitù». Interviene anche l'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni: «La Lega è disposta a discutere sulle riforme ma a condizione che le istituzioni le riconoscano il diritto di fare un referendum per l'autodeterminazione. Altrimenti ha concluso - non c'è alcuna possibilità di dialogo». Una contestazione, comunque, in tono minore che, secondo alcune voci, sarebbe il frutto - o, meglio, il compromesso - di un intenso dialogo diplomatico dipanatosi nei giorni scorsi tra i vertici del Carroccio e il Quirinale. Sta di fatto che Davide Boni, prima deciso ad accogliere Scalfaro indossando una smagliante camicia verde, s'è accontentato, poi, di un più sobrio fazzoletto da taschino dello stesso colore. E, seppur con qualche evidente imbarazzo, non s'è neanche sottratto all'abbraccio, che qualcuno dei suoi ha prontamente definito «mortale», del Capo dello Stato. Minimizza, Boni, il ilop della protesta leghista: «Oggi, qui, è giorno di mercato: la gente lavora, mica ha tempo per giocare». Lui, Oscar Luigi Scalfaro, nella sede della prefettura si lancia in un discorso che pare costruito proprio per accattivarsi il consenso dell'ala più morbida del partito di Bossi: «In questo Paese ci sono alcune faticose situazioni che riguardano la struttura dello Stato e, cioè, mi desiderio di federalismo e di capacità di autonomia. Se la commissione Bicamerale potrà dare inizio ai suoi lavori, il federa¬ lismo sarà il tema dominante» afferma con tono di promessa. Subito dopo arriva l'invito ad inseguire una «maturità» che non può convivere con l'assoluta acquiescenza alle regole imposte, magari, «da imo che si dichiara padre e decide anche contro l'interesse dei figli». Un filosofo ha affermato: «Gli idoli sono fatti per essere abbattuti: è questa la ragione stessa dell'idolatria». Il Presidente sembra far suo questo pensiero e si domanda retoricamente: «Siamo un popolo di persone intelligenti, capaci di decidere o, piuttosto, siamo un popolo di persone che, com'è già successo durante la dittatura, danno a qualcuno l'incarico di pensare e di ragionare?». E, allora, togliamo le statue dai piedistalli e «lavoriamo insieme, tutti, altrimenti il risultato si perde» e in Europa quest'Italia non arriverà mai. Da Scalfaro, «un invito, un impegno, una promessa» a citi applaude e a chi non condivide le sue idee: «Marciamo msieme», dice con tono accorato. Poi, per dare vigore al suo appello alla Lega, o, almeno, alla Lega «buona», sceglie toni mai usati: «Ve lo dico con cuore fraterno, stiamo uniti: solo così daremo all'Italia possibilità enonni. Ma facciamo attenzione a non infrangere questo impegno. Dobbiamo farcela per non avere gravi responsabilità: non tanto di fronte alla storia, quanto di fronte alla nostra coscienza». Renato Rizzo Maroni: riconoscete l'autodeterminazione Il presidente Scalfaro ieri a Mantova

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