Cgil contro Cimoli «Verità sulle Fs»

Cgil contro Cintoli «Verità sulle Fs» Cgil contro Cintoli «Verità sulle Fs» ROMA. Le prime nuvole sindacali sull'orizzonte del nuovo corso delle ferrovie arrivano dalla parte della Cgil. Il sindacato chiede all'amministratore delegato Giancarlo Cimoli un'«operazione verità» che metta in luce la situazione reale della società. La Cgil è partita all'attacco quindici giorni dopo il primo incontro ufficiale con i vertici del «dopo Necci». In quell'occasione, le previsioni sui conti di fine '97 erano state decisamente pessimistiche: un risultato in perdita di 5.500 miliardi «in assenza di azioni decise di riorganizzazione industriale», un recupero di mille miliardi (sempre nel '97) da realizzare contenendo i costi operativi, aumentando i ricavi «con politiche commerciali e adeguamenti tariffari», tagliando i servizi locali e i tratti di linea marginali con la conseguente riorganizzazione del lavoro. In più, un contenimento del 5% del costo del lavoro: un'operazione che, secondo i sindacati d'azienda ha smentito), porterà a un taglio di 10 mila posti l'anno, per tre anni, su 125 mila. Ieri, Walter Cerfeda, della segreteria confederale della Cgil e Dino Grandi, della Filt, hanno ripetute la loro contrarietà ad ulteriori riduzioni di personale: «Non è possibile - ha spiegato Cerfeda - un prepensionamento in più, mentre la vera sfida è sulla qualità e sull'efficienza dell'azienda», mentre sono disponibili a «politiche tariffarie che diano garanzie pluriennali alle Fs, in linea con l'aumento dell'inflazione». Il nodo cruciale resta però il piano industriale che il nuovo vertice ha annunciato per fineanno. «E' necessario - ha aggiunto il segretario nazionale Dino Testa, realizzarlo in breve tempo con una forte innovazione produttiva ed una crescita Giancarlo Cimo qualitativa e quantitativa dell'offerta privilegi una strategia di sviluppo commerciale». In questa linea, secondo il sindacato, bisognerà «eliminare tutti gli sprechi e le spese indebite delle Ferrovie attraverso una riselezione severa di tutti i costi». Compreso anche il costo del lavoro «che andrà depurato dalle incoerenze con la realtà produttiva (a partire dal numero eccessivo dei dirigenti, dei quadri e dai livelli inaccettabili di lavoro straordinario, pari a 300 miliardi l'anno)». All'interno di queste scolte, ha concluso Testa «noi faremo la nostra parte per sviluppare la produttività e sostenere un forte processo di crescita dell'azienda». Il modello proposto dal sindacato punta quindi ad «una nuova impresa ferroviaria» che, in linea con le direttive europee, si basi sulla separazione della rete (di cui resterebbe proprietario lo Stato) dall'azienda di trasporto vera e propria che affronti il mercato. Cerfeda e Testa chiedono al governo di applicare il patto per il lavoro di settembre in cui il ministro dei Trasporti Claudio Burlando si è impegnato ad aprire tutti i cantieri dell'Alta velocità entro il '97. Una riforma profonda, insomma, anche perché, secondo la Cgil, la sicurezza è «in grave stato», perché nei quattro anni di vita della Spa «si è pensato al grande disegno finanziario e il prodotto è stato abbandonato ai dirigenti di quarta o quinta fila, che ne hanno fatto una gestione di routine. Infatti nel '96 c'è stato un aumento del 10% dei ritardi per guasti in linea». Ma sulla sicurezza non è d'accordo Cimoli. Di fronte alla Commissione Trasporti della Camera ha ribattuto che le Fs, in materia, si collocano al vertice della graduatoria europea, [b.g.] Giancarlo Cimoli

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