«Così riporterò Latina al suo antico splendore»

«Così riporterò Latina al suo antico splendore» «Così riporterò Latina al suo antico splendore» RITORNO AL PASSATO LATINA DAL NOSTRO INVIATO I palazzi sono tipici dell'architettura fascista. E pure i tombini ostentano dei grandi fasci in rilievo. Se poi si gira lo sguardo alle targhe, una piazza è intitolata ad Arnaldo Mussolini; le vie si chiamano Zara, Istria e Dalmazia. Presto arriveranno anche i titoli per Valentino Orsolini Cencelli e Araldo Di Crollalanza, pioniere e consolidatore della bonifica, entrambi fedelissimi del duce. E ancora: un viale dedicato a Nello Mazzocchi Alemanno. Nello chi? «Un famoso professore di agraria. Ma lo sa che quando lo chiamò il duce a palazzo Venezia per incaricarlo della riforma fondiaria di Littoria, quello gli disse: "Guardi duce che io non la penso mica come lei". E il duce: "Non mi interessa. Purché faccia un buon lavoro"». Il duce e la bonifica. La bonifica e il duce. Ajmone Finestra è tutto qui. Il sindaco di Latina, un cuore fascista con grande seguito in città, 75 anni portati giovanilmente grazie all'equitazione e alla passione politica, sta attuando il suo programma. II quale programma è presto detto: riportare la città al suo antico splendore, che coincide poi con la giovinezza de! sindaco medesimo. Si comincia, o forse si finisce, con i nomi delle strade. Tutti personaggi nati e cresciuti sotto il Ventennio, dei quali il sindaco - che naturalmente all'epoca li aveva conosciuti di persona - può raccontare almeno un aneddoto. La vera rivoluzione in arrivo, però, riguarda il centro storico della città (nel senso che può avere la parola in una città fondata nel 1932 e costruita in po- chi anni): si chiamerà «Quartiere Littoria» in onore della gloriosa stagione della fondazione. L'idea è dell'urbanista Pierluigi Cervellati, esperto di chiara fama incaricato di redigere il nuovo piano regolatore. Uomo di sinistra, peraltro. «Ma questo non mi interessa. Se il duce poteva chiamare Nello Mazzocchi Alemanno... La tendenza è quella. Ma purché sia bravo, e onesto, mi va bene», riparte il sindaco Finestra. E dunque si proceda, a dispetto di tutte le polemiche, e anche della freddezza da parte di An che teme di ricadere nelle vecchie polemiche sul fascismo. Ma lei, sindaco, non teme l'etichetta di nostalgico? «Attenzione, io non vado alla riscoperta del regime, ma dei sentimenti e dei valori di quel tempo. La riscoperta delle radici, per questa nostra città, è un fenomeno complesso e generale. Io stesso sono l'effetto, non la causa di questo entusiasmo». E mentre lo dice, nell'accenno all'entu- siasmo dei giovani, si avverte soprattutto la no talgia per la sua gioventù ormai lontana. Naturalmente lei ha conosciuto Cencelli. «Come no. Un grande pioniere della bonifica. Lo conobbi perché andava anche lui a cavallo. Con qualche problema perché gli mancava una gamba. Ma aveva in corpo un'energia che non si dimentica». E Araldo di Crollalanza? «Come no. Un grande organizzatore. Ha fatto il ministro dei Lavori pubblici per otto anni, costruendo il ponte di Marghera, l'acquedotto pugliese, il lungomare di Bari. Lo sa come andò con il duce? Me lo ha raccontato lui. Dunque, Cencelli, che era uno che guardava lontano, ma che spendeva anche tanto, fu destituito perché il bilancio era andato in rosso. Il duce disse a Di Crollalanza: lei ha il compito di riportare il bilancio in attivo. Era molto attento ai quattrini, il duce. Di Crollalanza si impegna. Due anni dopo va a palazzo Venezia e dice: duce, ecco il bilancio, siamo tornati in attivo. Il duce guarda le cifre e gli dice: poteva fare meglio!». Insomma, s'è capito, soltanto di aneddoti sul duce il sindaco Ajmone Finestra può scriverne un libro. Ne sforna a getto continuo. Mai un accenno autocritico o polemico. «La bonifica fu una grande opera collettiva. C'era un entusiasmo che oggi se lo sognano». E questo volgersi al passato abbraccia tutto il fascismo. In fondo, Ajmone Finestra è stato anche repubblichino, oltre che senatore del msi. «Ma questa storia della Repubblica sociale un po' mi ha stancato. E' vero che aderii. Ma era il 1944, avevo ventidue anni. Da tre anni ero nei Balcani. Difendevo Zara italiana. Ero un militare, un bersagliere». Il suo nostalgismo è più esistenziale che politico. Però in tasca non ha la tessera di An perché «io sono per rinnovare, mica sono un rautiano, ma non mi va neanche di rinnegare. E adesso sto andando a Bruxelles per stringere accordi con l'università belga; vogliamo aprire qui da noi il primo corso di laurea in fisioterapia e preparazione atletica. Cose nuove, moderne, europee». Francesco Grignetti Il sindaco replica alle critiche per l'intitolazione delle strade al Ventennio «Io non seguo né Rauti né Fini Bisogna rinnovare e guardare all'Europa» «Ho dato l'incarico a un urbanista di sinistra, ma a me basta che sia bravo» Il sindaco di Latina Ajmone Finestra e una veduta della città