«In Italia una base dei killer di Allah»

Terza vittima dell'attentato nel metrò: è un giovane marocchino morto in ospedale Terza vittima dell'attentato nel metrò: è un giovane marocchino morto in ospedale «In Italia una base dei killer di Allah» Nuove accuse da Parigi: la rete è stata ricostruita PARIGI NOSTRO SERVIZIO Helene Viel, canadese di 36 anni, capelli biondi e sorriso sereno, era sul maledetto quarto vagone uscito dal tunnel di Port-Royal. Quando la bomba è esplosa, il suo cuore e la sua mente stavano traboccando di felicità e di progetti per il futuro. Soltanto tre giorni prima aveva sposato l'uomo che amava e con il quale viveva di cinque anni. Lui, Frank Stonebanks, 30 anni, era stato nominato per due anni responsabile della sua società a Parigi e insieme stavano cercando casa. Avrebbero dovuto festeggiare le nozze tra qualche giorno, rientrando a Montreal da Parigi dopo aver trovato un appartamento. Nulla, dopo l'attentato, è rimasto intatto del corpo di Helene. Frank, ricoverato con ustioni di terzo grado, l'ha riconosciuta soltanto dalla fede che portava al dito da tre giorni. Helene è una delle tre vittime della strage di Port-Royal. Tre, perché ieri sera uno dei feriti, un giovane marocchino di 25 anni, è morto in ospedale. A due giorni dall'esplosione, ormai unanimemente attribuita ai terroristi dell'integralismo islamico, le indagini non sembrano aver decollato in una direzione precisa. Per due volte si è già parlato di «pista italiana», ma tutto è ancora estremamente nebuloso. Dopo l'ipotesi trapelata due giorni fa, secondo la quale il commando di killer autore dell'attentato sarebbe transitato dalla nostra penisola, è stata ieri la volta di Roland Jacquard, presidente di un «osservatorio internazionale del terrorismo» a chiamare in causa 0 nostro Paese. Secondo lui, la bomba esplosa nella metropolitana martedì sera all'ora di punta avrebbe avuto come obbiettivo prioritario quello di convincere la Francia a non chiedere l'estradizione di Djamel Lounici, presunto terrorista vicino al Fis, il Fronte di salvezza islamico algerino, e molto legato al Già. Lounici, arrestato in Italia nel maggio dell'anno scorso su ordine di cattura parigino, è stato poi chiamato in causa dalla procura di Napoli che indaga sulle propagazioni dell'integralismo islamico in Italia. A Parigi, Lounici è sospettato di vari reati collegati al terrorismo e - secondo Jacquard - sarebbe addirittura il capo operativo del Già in Europa. L'esperto spiega con l'arresto di un elemento così importante la tesi di un integralismo ormai ben ramificato anche in Italia: «La rete italiana - dice Jacquard - è stata riattivata e progettava di colpire sia in Italia sia in Francia». A Parigi, prosegue il dispiegamento dei militari previsto dal piano «Vigipirate». Non c'è clima di tensione nelle strade e nelle metropolitane, anche se i passeggeri del metro gettano sguardi visibilmente preoccupati a qualsiasi oggetto di cui non appaia immediatamente evidente il proprietario. Qualcuno guarda interrogativo i cestini della spazzatura su cui è stato già applicato il cartello con l'avviso «scusate, per motivi di sicurezza abbiamo sigillato questo cestino» ma che non sono stati ancora chiusi. Sul fronte delle indagini, l'esame del vagone e dei reperti dell'esplosione prosegue nei laboratori degli esperti della polizia. E' venuta a galla qualche differenza fra questo ordigno e quelli dell'ondata terroristica della scorsa estate. Per esempio l'aggiunta di zucchero e zolfo alla micidiale mistura di clorato di sodio, polvere nera e chiodi. Ma anche, e sembra più importante, l'uso di un congegno ad orologeria sempre radìmentale ma leggermente più «sofisticato» di quelli già noti. Invece della sveglia con le lancette di metallo ecco comparire un contaminuti di quelli in uso per il forno in cucina. I detective francesi dopo aver lanciato un appello a chiunque possa testimoniare cer¬ cano di far «parlare» il vagone del metro, noto con il nome di «Ksor 50». In particolare, stanno ricostruendo il «timing» del treno, cioè l'orario preciso di fermata nelle varie stazioni. In base a questa procedura, ad esempio, è stata formulata l'ipotesi che Ksor 50 dovesse esplodere sei minuti prima delle 18,05, quando si trovava nella stazione di Saint-Michel, due fermate da Port-Royal. Lì, in quella stessa stazione, cominciò il 25 luglio dell'anno scorso 0 calvario delle bombe integraliste che costellò tutta l'estate e parte dell'autunno dei francesi, seminando morti e feriti nei mercati, nelle strade, davanti ai monumenti. Tullio Gianotti Djamel Lounici sarebbe il cervello dei fondamentalisti in Europa L'esplosione doveva avvenire nella stazione colpita l'estate scorsa Controlli di polizia ed esercito sui passeggeri alla Gare de Lyon Un agente ferma un'auto sugli Champs-Elysées addobbati per le festività di Natale